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Wednesday, May 21, 2003

Enzo TortoraOrdine-potere giudiziario. Elementi di un dissesto del diritto
Dopo 7 anni di detenzione Enzo Brusca, il mafioso (tanto per rinfrescarci la memoria) che uccise con le sue mani un ragazzo di 11 anni e lo sciolse nell'acido, perché figlio di un pentito, è stato scarcerato dal Tribunale di Sorveglianza di Roma e sarà agli arresti domiciliari a spese dello Stato.
Perché? Avrà maturato, pensiamo, i requisiti fissati dalla legge (i cui aspetti di clemenza, per quanto non ci possa far piacere, vanno applicati anche per il 'cittadino Brusca'). Invece no. Il pm Alfonso Sabella motiva così la decisione: Brusca ora è "buono". Avete capito bene, sì. Dice, ci assicura, che è "buono". Sconvolgente! E' colpa del padre, che era cattivo perché lo rimproverava. Il suo pentimento "vero" e "genuino". Bene, questa la cultura giuridica della magistratura qui da noi in Italia: le leggi sono superflue quando i giudizi sono morali.
Demagogia
E ora voglio essere demagogico. La 'gente' è schifata, non ne può più, non ci crede più, e se qualche governo (voglia il Signore) vorrà smantellare questo insulso ordinamento giudiziario, faccia pure. A nessuno importa che fine farà questa manica di privilegiati, questa casta di incompetenti, azzeccagarbugli, politicizzati, golpisti, sono la vergogna di uno Stato di diritto.
RadioRadicale.it ricorda il caso Tortora.

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