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Tuesday, October 28, 2003

Forze troppo occulte in Iraq: qualcosa di nuovo e inquietante, un'ipotesi
E' stata vinta la guerra a Saddam, ma non la guerra al terrorismo. Il fatto è che il Medio Oriente è lontano dalla dignità umana, lontano dai diritti universali sanciti dalla carta delle Nazioni Unite, quindi lontano dalla pace, lontano anni luce. In Iraq lo sforzo di pacificazione è grande, la ricostruzione onerosa, ma non ci si può scoraggiare, anche di fronte ad efferati attentati. Non si può fallire nel fondare una democrazia nel cuore di quella regione. I nemici della democrazia sembrano aver compreso quanto la 'missione Iraq' sia cruciale. Se il processo politico e di ricostruzione sembra procedere, gli attacchi al nuovo Iraq crescono di intensità: sono più seri e mirati quelli contro gli stessi iracheni. La pianificazione sempre più raffinata, la sapiente scelta degli obiettivi degli attacchi, il disegno politico che affiora, autorizzano a sospettare l'azione sul territorio di grandi organizzazioni terroristiche, vitali, piuttosto che la guerra sotterranea di un regime in rotta: sempre meno certo e definibile il ruolo dei fedelissimi di Saddam, più visibile una strategia globale alla quale potrebbero non essere estranee alcune capitali arabe del golfo. «Gli americani si accontentino di aver cacciato Saddam, lascino l'Iraq e si scordino una democrazia quaggiù». Se da una parte le cose vanno bene in Iraq e non bisogna cedere al pessimismo, di fronte a questi attacchi gli americani sembrano brancolare nel buio: qualcosa di nuovo, di imprevisto, di inquietante, ideato e preparato durante i mesi di futili discussioni all'Onu, il tempo regalato ai nemici per organizzarsi. E in Europa un asse che sogghigna.

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