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Wednesday, October 29, 2003

Replica a "crocefissi from usa" e a "ziggy stardust"
Mi rivolgo a Mic.
Scusa ma in qualsiasi modo la si pensi, su quella sentenza c'è molto da discutere e ciò che stabilisce non è così ovvio come sembra. Che se ne parli, che la si critichi, non dovrebbe far cadere dalle nuvole. Alla laicità della scuola e del nostro Paese teniamo tutti, ma a me, per esempio, pare che togliere il crocefisso dalle aule per sentirsi più laici sia un'ipocrisia, e che la laicità vada difesa altrove: c'è, per rimanere a scuola, l'ora di religione imposta (se no perdi tempo per un'ora) che è catechismo, ci sono la ricerca scientifica, i diritti civili, le ingerenze del Vaticano e chi si fa volentieri ingerire. Esiste davvero una legge che impone il crocefisso nelle aule, credo risalga al '23, ma quella legge andrebbe semmai, e le possibilità che avvenga sono molte, dichiarata incostituzionale dalla Corte costituzionale. Tuttavia, sul significato del crocefisso in quel contesto c'è molto da discutere, come molto si discute in America dell'«under god» (a giacomino dico solo che non è un'espressione che ha origine negli anni '50, ma si ritrova nelle più profonde radici della nazione americana, nelle parole di un tale George Washington). Il crocefisso nelle aule è davvero percepito, da cattolici e non (a quanto pare ferisce il provocatore, ma non i musulmani italiani che si sono espressi per bocca dei loro rappresentanti), come simbolo di una religione di Stato che vuole escludere e negare pari dignità alle altre, o piuttosto come richiamo ai valori condivisi, alle tradizioni, alle radici culturali e storiche di una nazione? Non vedevamo tutti noi bambini nel Cristo appeso un'ingenua e bonaria richiesta di una generica protezione divina per le attività e gli occupanti di quel pubblico edificio? Può uno Stato laico rinunciare totalmente ad esprimere un importante tratto identitario della propria storia per timore di essere accusato di intolleranza? Usando un po' di buon senso, mi viene in mente: non si imponga con direttive statali la presenza del crocefisso, ma neanche la si vieti. Non è forse proprio consentendo l'espressione delle libertà religiose e non negandole che uno Stato può dirsi davvero laico e democratico? Le identità bisogna rispettarle tutte, non annullarle a cominciare dalla propria; vanno promosse la pluralità e la diversità, contro l'omogeneità e per favorire il dialogo nel rispetto reciproco, perché il rischio è di cadere in un'illusione egualitaria generatrice di intolleranze.
Il diritto, come è giusto che sia, farà il suo corso, e modellerà le nostre abitudini. Ammetto però che mi dispiace che il crocefisso venga tolto, dico che non è un dramma, che non c'è da proclamare crociate, ammetto che in punta di diritto positivo si dovrà togliere, ma se mi si consente dico che non è per quel crocefisso che il nostro Paese ha seri problemi di laicità (ché poi sta per nascere il problema di una laicità che dovrebbe a sua volta essere laica, ma spesso non lo è). Tra l'altro il crocefisso non va compianto come un simbolo, rimane un dato storico e pazienza se viene tolto da lì, i tempi cambiano e ci si abitua. Speriamo solo che non si inizi a toglierlo anche dai libri di storia.


Interessanti:
  • Natalia Ginzburg su l'Unità del 25 marzo 1988. «Sta sul muro. Tace. Non dà lezioni a nessuno. Ma a tutti ricorda qualcosa. E' tolleranza consentire a ognuno di costruire intorno a un crocifisso i più incerti e contrastanti pensieri». Leggi tutto

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