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Saturday, November 15, 2003

Il Papa salta giù dalla carretta dei pacifisti
Il Papa, nel suo telegramma di condoglianze al presidente Ciampi per l'attentato di Nassiryiah definisce a chiare lettere quella in Iraq «missione di pace», segno inequivocabile che «la Chiesa considera chiuse le polemiche del tempo di guerra, e che ora sostiene con decisione la difficile opera di ricostruzione e di pacificazione dell'Iraq». «La distanza fra lo spirito pacificatore della Santa Sede e il pacifismo politico, spesso di matrice antiamericana, si è fatta sempre più netta, fino a sfociare nelle attuali aperte dissociazioni. Distinzioni nette anche rispetto al pacifismo «"ingenuo", di chi cioè pensa che la pace si possa ottenere semplicemente chiedendola, senza un complesso apparato politico, giuridico – e dove occorre militare – che la sostenga concretamente». «La pace, interna e internazionale, non va solo invocata, deve essere costruita con la politica e difesa, se necessario, anche con le armi. Chi lo fa, come i caduti italiani in Iraq, non è "morto per niente" come sostengono i pacifisti a oltranza», che Francesco Riccardi su Avvenire definisce «tirchi di condanne». Leggi tutto, Il Foglio.
«Potremmo trovarci a dovere rivedere i nostri inattaccabili dogmi pacifisti. A trovare nuove risposte. A scoprire che la pace, a volte, occorre difenderla. E che può costare moltissimo. Come a quei ragazzi a Nassiriyah, ieri mattina, che non sono morti per niente», scrive Marina Corradi sull'Avvenire.

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