Pagine

Thursday, December 17, 2009

Il nodo resta Di Pietro, il Corriere chiede al Pd di rompere

Mentre il Pdl offre a Pd e Udc un «patto democratico» che «segni chiaramente i confini della normale dialettica politica», apra una stagione di «legittimazione reciproca», conducendo all'«abbandono di ogni scorciatoia giudiziaria», e di riforme costituzionali, e il Pd risponde positivamente, seppur ribadendo i «confini» del «no alle leggi ad personam e sì a un confronto in Parlamento sulle riforme», di tutta evidenza il nodo resta l'alleanza con Di Pietro. L'ex pm continua a ripetere, ieri a L'Unità, che «in Italia c'è il fascismo». Si appunta la medaglia di «resistenza», anche se dalle sue parole si potrebbe intendere che «resistenza» sia anche quella di Tartaglia, l'aggressore di Berlusconi in Piazza Duomo. A suo avviso infatti «si scambia la vittima per l'aggressore», ma «quando c'è un governo fascista e piduista per fortuna c'è qualcuno che inizia a fare resistenza».

Se la Repubblica non dà segnali di tregua, dal Corriere della Sera, tramite l'editoriale di Angelo Panebianco in prima pagina, giunge all'indirizzo del Pd - credo per la prima volta in modo esplicito - la richiesta di rompere l'alleanza con Di Pietro. L'editorialista del Corriere non si nasconde che per il Pd rompere con Di Pietro richiede una forte leadership ma soprattutto una «complessa operazione politica»:
«Un'operazione che implica sia la resa dei conti con il "dipietrismo interno" al Partito democratico sia una ricalibrazione dei rapporti con le forze esterne (certi magistrati, certi giornali, eccetera), che sul dipietrismo interno al Pd hanno sempre fatto leva per condizionarne la politica. Opporsi alla persona di Berlusconi o opporsi alle politiche del governo? La risposta rivela la concezione della lotta politica, nonché il giudizio sullo stato della nostra democrazia, di ciascun singolo oppositore. Da quando c’è Berlusconi le due anime hanno convissuto e, quasi sempre, quella antiberlusconiana pura ha prevalso, essendo stato fin qui l'antiberlusconismo il vero ancoraggio identitario della sinistra».
Secondo Panebianco, Bersani «ambirebbe a portare il Pd fuori dall'orbita del massimalismo antiberlusconiano» e a dare al partito «un chiaro profilo riformista», ma si preoccupa anche di «non perdere consensi».
«Poiché il massimalismo antiberlusconiano è ben presente nell'elettorato e fra i militanti del Pd un'operazione che separi nettamente i destini politici degli estremisti da quelli dei riformisti appare, sulla carta, assai rischiosa».
Non potrebbe essere spiegato meglio. Ma è qui, conclude Panebianco, che «entra in gioco la questione della leadership». O per lo meno dovrebbe.
«Di Pietro non è un alleato ma un avversario da isolare e i dipietristi interni al partito sappiano che non sarà più tollerato chi tiene il piede in due staffe. A loro volta, le forze esterne che pretendono di condizionarmi sappiano che la linea politica del Pd la detto solo io a nome della maggioranza congressuale che mi ha espresso. Se vogliono opporsi a me e logorarmi si accomodino ma sia chiaro che, così facendo, favoriranno il centrodestra».
Sono queste le parole che Panebianco vorrebbe sentir pronunciare da Bersani, ma confesso di nutrire ben poche speranze in proposito. Ha ragione Gianni De Michelis, quando al Corriere dice che «l'unico modo per salvare questo Paese è isolare Di Pietro», suggerendo che se «l'hanno fatto in Francia con Le Pen, che aveva molti più voti, devono farlo anche con lui che non è un soggetto compatibile con lo stato di diritto». Intanto, stiamo per entrare nella campagna per le regionali, quindi dubito che il rasserenamento reggerà dopo la fine delle festività natalizie. Il vero banco di prova sarà dopo le elezioni regionali. A quel punto, se dovesse trovarsi di fronte all'ennesima debàcle, il Pd potrebbe trovare la forza per dialogare sulle riforme e/o per rompere con Di Pietro, ma non c'è da illudersi troppo.

E se D'Alema promuove Bersani confermando disponibilità (sulle riforme) e paletti, pur mettendo sullo stesso piano quelli che chiama gli «opposti populismi», quello di Berlusconi e quello di Di Pietro, «speculari» e che «si alimentano a vicenda», Casini sgomita e sente che la possibile ripresa del dialogo tra Pd e Pdl potrebbe marginalizzare l'Udc: «Questo - spiega a la Repubblica - è il momento di chiudere i falchi in gabbia e far volare le colombe. Noi vogliamo sederci al tavolo con Pd e Pdl per trovare una via d'uscita all'eterna transizione italiana». Ma torna anche a rilanciare l'idea di «un fronte legalista» Pd-Udc se il Pdl tentasse di «strumentalizzare l'aggressione a Berlusconi per far ingoiare il processo breve al Parlamento». L'ipotesi "frontista" di Casini non è poi così lontana da Di Pietro che definisce «fascista» questo governo, eppure sembra conservare la patente di "moderato".

6 comments:

Woody said...

Divertente il monologo di carattere che Panebianco vorrebbe mettere in bocca al leader del PD. Quasi che avessimo un Winston Churchill in grado di pronunciarlo. C'è invece un Bersani. Se il sigaro avesse personalità, forse potrebbe pronunciarlo lui, il monologo. Che tristezza.

Anonymous said...

sarebbe utile leggere pure questo.

http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search&currentArticle=OSJHL


io ero tzunami

ciccio said...

Tutto questo non è condivisibile se pensiamo a una cosa: Berlusconi nel frattempo, oltre a dare enorme spazio a teocratici che ci vogliono infilare a forza tubi nella pancia, sta imbarcando i fascisti, la Santanché e La Destra di Storace.

Se si vuole un Bersani-Tafazzi che rinunci a vincere e niente più bisogna avere il coraggio di dire che si è schierati con Berlusconi. Non c'entra niente il buon senso e l'avversione per il massimalismo.

Cachorro Quente said...

Rinunciare all'alleanza con DiPietro? Io ci sto. Mai piaciuto. Però la Lega deve uscire dal governo... Bene così?

Anonymous said...

no
perchè la lega , con gli anni è maturata ed è divenuta responsabile forza costruttiva.
.
DI PIETRO ......senza Berlusconi non è niente.
e più passa il tempo più diventa un estremista fomentatore di terroristi e delinquentelli da centro sociale.

Cachorro Quente said...

"perchè la lega , con gli anni è maturata ed è divenuta responsabile forza costruttiva."

Cos'è cambiato rispetto al '94? Che Berlusconi ha imparato a prenderla sul serio. Come toni è solo che peggiorata, dalle rivendicazioni economiche del nord produttivo alla xenofobia più bieca. Vabbè, ti concedo che ha tirato fuori degli amministratori locali capaci... ma a che prezzo per i livelli del dibattito.

E poi perchè non dovrebbe "maturare" anche l'IDV scusa? Che discorsi sono? Non sopravviverà all'infinito tirando su nomi-specchietto per allodole o politici di professione di dubbia moralità come DiGregorio. Io preferirei mille volte che il PD non dovesse allearsi con 'sta gente, ma il "bipolarismo imperfetto" non si sana con la bacchetta magica.