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Thursday, January 21, 2010

Bel discorso Hillary, aspettiamo i fatti

Di sicuro, a meno di clamorose marce indietro di cui però non ho notizie, c'è il taglio dei finanziamenti alle organizzazioni per la democrazia e i diritti umani operanti in Egitto e in Iran, tra cui L'Iran Human Rights Documentation Center. E per il momento, come hanno pubblicamente denunciato cinque senatori Usa, il segretario di Stato Clinton non ha ancora speso i 45 milioni di dollari stanziati dal Congresso negli ultimi due anni per aiutare quanti si battono per aggirare la censura su Internet di Paesi come Cina e Iran, né ha tolto le restrizioni imposte dal suo Dipartimento al versamento di questi fondi proprio ai servizi aggira-censura più efficaci, come Tor e Freegate. Vedremo, dunque, quanto concreto sarà l'impegno che Hillary Clinton ha così solennemente annunciato oggi.

Dopo il ruolo svolto da Twitter durante le manifestazioni in Iran, e la recente disputa tra Google e il regime di Pechino, la Clinton si è dunque decisa a intervenire e la lotta contro la censura delle dittature su Internet sarebbe ascesa a livello di priorità della politica estera americana. Tra le iniziative, il supporto finanziario ai gruppi che lottano per la democrazia e lo sviluppo di tecnologie che consentano di aggirare la censura nei regimi autoritari che attuano politiche repressive su Internet.

Il discorso pronunciato oggi è stato abbastanza convincente. «L'accesso libero all'informazione è fondamentale per la democrazia», «principi come la libertà di stampa non sono solo nostri, sono valori universali» e gli Stati Uniti sentono «il dovere di difendere Internet e il potere che la Rete concede», ha detto la Clinton. «Ci sono barriere e muri virtuali che vanno abbattuti, oggi, come un tempo abbiamo abbattuto i muri della repressione, e il muro di Berlino. Blog, video, messaggi, social network, hanno un ruolo fondamentale. Ci sono pericoli... Ma non serve la censura, come hanno fatto Cina, Tunisia, Arabia Saudita, Vietnam o Uzbekistan, per combattere chi usa Internet per scopi malvagi».

Il segretario di Stato ha avvertito «Paesi o individui» che organizzeranno «cyberattacchi» che «dovranno affrontare delle conseguenze e la condanna internazionale». Ha assicurato l'impegno del governo Usa «a promuovere la libertà di Internet». In più modi: «Affiancando organizzazioni private, investendo nella ricerca, nello sviluppo della tecnologia e nelle telecomunicazioni. Dobbiamo migliorare le armi che già abbiamo a disposizione per garantire la sicurezza e consentire il libero accesso a tutti».

In particolare, la Clinton si è rivolta con fermezza alla Cina: «Chiediamo alle autorità cinesi di condurre una puntuale e trasparente indagine sulle cyber-intrusioni». Internet, ha aggiunto, «ha rappresentato una fonte di straordinario progresso in Cina ed è grandioso che così tanta gente possa navigare online. Ma i Paesi che pongono restrizioni all'accesso di informazioni o violano i diritti basilari degli utenti di Internet rischiano di essere tagliati fuori dal progresso». Un appello anche alle società d'informatica americane che operano all'estero, le quali dovrebbero rifiutarsi di sostenere o tollerare la censura: «Spero che il rifiuto di supportare la censura di stampo politico possa diventare un tratto distintivo delle compagnie d'informatica e di tecnologia americane. Dovrebbe diventare parte del nostro brand nazionale». Peccato che il "brand" della libertà non sia in questo momento così attraente come il "brand" del "verde", dell'ecologico.

Il libero accesso a Internet, dunque, tra i diritti umani fondamentali. Benissimo, ma se poi i diritti umani restano troppo dietro le scene nei rapporti con le dittature?

1 comment:

Jean Lafitte said...

per fortuna il secolo dei trattati ineguali è finito, così come il secolo americano, sempre per fortuna.
capisco che qualcuno non se ne voglia rendere conto, parlando di liberismo , liberalismo e altro ciarpame ideologico putrido, ma dovete farvene una ragione. la guerra fredda non è stata vinta dagli stati uniti, ma dal Partito Comunista Cinese.
il mercato ha fallito.
o almeno ha fallito l'ideologia del mercato.
Jean Lafitte