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Friday, January 29, 2010

La "rossa" Polverini e i casini del centrodestra

Gli elementi che a mio avviso rendono atipico il duello Polverini-Bonino nel Lazio trovano oggi alcune conferme. Così come cresce, nella stampa di centrodestra, la sensazione di mancare il colpo del Ko, come scrivevo un paio di giorni fa, su un Pd che sembra allo sbando, e che potrebbe persino essere troppo tardi per rimediare agli errori commessi per troppa sicurezza di sé. Libero parla di «vittoria mutilata».

Oggi è il manifesto a raccontare le disfunzioni della macchina organizzativa del Pd nel Lazio, che stenta a mettersi in moto, frenata dagli strascichi polemici e da misere invidie tra i vari capi-corrente, generati dal travaglio che ha portato all'appoggio del partito alla Bonino, che non sembra ancora aver superato le ultime resistenze interne. Ma al quotidiano comunista non sfugge il tipo di campagna che si appresta a fare la Polverini:
«L'immancabile giacca rossa la indossa anche sul nuovo manifesto elettorale. E ora arriva anche il simbolo, sfondo rosso, pure lì, e un baffo tricolore sotto la scritta Renata Polverini presidente. Praticamente lo stesso logo della Sinistra democratica di Claudio Fava, con il bianco rosso e verde al posto dell'arcobaleno. E così, ammiccando a sinistra, la leader dell'Ugl dalla sede del suo comitato lancia la seconda parte della campagna elettorale».
E della simpatia, o quanto meno non antipatia, che la Polverini riscuote a sinistra si è accorto anche il navigato Ugo Sposetti, che ieri faceva notare: «Avete visto la Polverini a Ballarò? Stranamente anche Floris e Epifani facevano il tifo per lei...». «Qualcuno a sinistra vuol dare il Lazio a Fini, Casini e famiglia? C'è chi nel Pd è convinto che sia così», osserva Laura Cesaretti su il Giornale. Ma più che qualche improbabile complotto dalemiano, la verità è che la Polverini, per la sua storia, esercita una naturale, spontanea attrazione a sinistra e nel pubblico impiego.

Sempre più osservatori si stanno accorgendo che per il centrodestra le prospettive di un landslide si allontanano. Libero parla di «aspettative ridimensionate», di «vittoria mutilata», e avverte che «sta cambiando la definizione stessa di vittoria». Il 7 a 6 per il centrosinistra non è impossibile. E se la Puglia regge, se Piemonte e Liguria, dove l'alleanza con l'Udc tiene, restano al Pd, e se le regioni date per certe (Toscana, Emilia, Umbria, Marche e Basilicata) si confermano, può arrivare addirittura ad 8 contro 5. Senza contare che per ora la Bonino è avanti nel Lazio. L'«involontario aiuto» del Pd, scrive Libero, «potrebbe non bastare a compensare gli sbagli e le incertezze del centrodestra, nonché il ruolo giocato dall'Udc» (come in Puglia, Piemonte e Liguria). Tuttavia, «il resto dei casini il centrodestra se li sta creando da solo»:
«Delle tredici regioni in cui si voterà, solo in quattro oggi il centrodestra ha la ragionevole certezza di vincere: Lombardia, Veneto, Campania e Calabria. Anche il Pd può sentirsi la vittoria in tasca in quattro regioni: Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Basilicata. Alle quali, se non si troverà una candidatura che unisca PdL e Udc, andrà aggiunta la Puglia. In Piemonte, Liguria e Marche la bilancia pende in favore del centrosinistra. Infine nel Lazio, nonostante il disastro lasciato da Piero Marrazzo, quella vittoria che sembrava facile appare ora un obiettivo alla portata, ma duro da raggiungere. Il titolo con cui ieri Repubblica avvertiva che Berlusconi rischia "di perdere 7 a 6", potrebbe rivelarsi persino troppo ottimistico per il premier».

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