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Wednesday, January 27, 2010

Se il Pdl rischia di mancare il colpo del Ko

Dopo lo schiaffo di Vendola ai vertici e il caso Delbono a Bologna il Pd persevera in una fase di confusione e sbandamento, ma siamo sicuri che il centrodestra si sia attrezzato per approfittarne, mettendo al sicuro un trionfo a portata di mano alle prossime elezioni regionali? Lo dico senza avere sondaggi tra le mani, e consapevole che la campagna è solo agli inizi e che non è ancora apprezzabile l'effetto di quella televisiva, ma la scelta di alcuni candidati e un atteggiamento nei confronti degli avversari fin troppo rilassato e supponente mi fanno pensare di no. Ha ragione Pierluigi Battista: «La troppa sicurezza e la sottovalutazione dell'avversario possono dare alla testa e suggerire le mosse più sbagliate». E' ciò che sta accadendo al Pdl, che sembra si stia comportando come la grande squadra che incontrando l'ultima in classifica si rilassa, la prende sotto gamba, e finisce per pareggiare o addirittura perdere.

Berlusconi ha lasciato troppo campo libero alla Lega, al co-fondatore, e infine a veri o presunti maggiorenti regionali (come Fitto, che con un blitz ha imposto Palese in Puglia). Si vota in 13 regioni. Lombardia, Veneto, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Marche, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria. Partiamo da una situazione di 2 regioni governate dal centrodestra e 11 governate dal centrosinistra. L'interrogativo è: il centrodestra riuscirà a conquistarne la maggioranza, almeno 7 contro 6? Difficile, ma oltre al dato meramente numerico, conta il peso specifico delle regioni che si strappano all'avversario. Ecco, la mia impressione è che tolte Lombardia e Veneto (sicure al centrodestra) e le quattro appenniniche (sicure al centrosinistra), le quattro regioni più importanti, che determineranno l'esito politico nazionale del voto, sono Piemonte, Lazio, Campania e Puglia.

Considerando l'evidente malgoverno delle giunte di centrosinistra in tre di esse (Lazio, Campania e Puglia) e che al Nord il Pd ha ormai zero credibilità mentre soffia un forte vento leghista, l'obiettivo di vincerle tutte e quattro, letteralmente schiantando il Pd (e costringendolo forse, finalmente, a cambiare davvero), per il centrodestra sembrava a portata di mano. Eppure, la mia impressione è che si sia complicato la partita da solo. In Campania qualche apparizione di Berlusconi dovrebbe sopperire agevolmente alla scelta di un candidato debole come Caldoro. In Piemonte le prospettive sono abbastanza buone, anche se va tenuto presente che è l'unica di queste quattro regioni in cui il centrosinistra, con la Bresso, non ha malgovernato, e la governatrice uscente gode di una buona immagine.

Nel Lazio, invece, dopo il duro colpo del caso Marrazzo, ha suscitato ilarità nel Pdl l'appoggio del Pd all'anticlericale Bonino, apparso come una specie di resa. Tuttavia, le "outsider" Polverini e Bonino, come ho già cercato di spiegare, daranno vita a un duello atipico. La Bonino metterà da parte le asperità laiciste e si concentrerà nel rafforzare l'immagine di donna di governo e istituzionale, un po' "secchiona", che già ha. Entrambe le candidate hanno difficoltà nel mobilitare i voti delle loro coalizioni. Può quindi succedere di tutto. Sia che la Bonino non superi il 30-35%, sia che riesca a vincere di poco. Molto dipenderà davvero da come imposteranno la campagna elettorale.

Berlusconi è dovuto intervenire in prima persona questa mattina per rimediare ai pasticci del partito e di Fitto in Puglia, dove il centrodestra con Palese si taglierebbe letteralmente le ali. Vendola è un populista e un demagogo della peggior specie e la vittoria alle primarie gli ha ridato ossigeno, nonostante gli scandali nella sanità. Meglio la Poli Bortone, dunque, non per l'alleanza con l'Udc in sé, ma perché contro Vendola ci vuole una personalità di maggiore spessore e seguito. Il Pdl se l'è lasciata sfuggire e ora appoggiandola dovrà pagare un prezzo a Casini, bravo a cogliere al volo l'occasione, un po' come hanno fatto i radicali con la Bonino.

Se il centrodestra conquistasse anche Piemonte e Lazio si potrebbe parlare di trionfo, perché a questo punto il Pd sarebbe espulso dal Nord e bocciato in due regioni pesantissime del centrosud, come Lazio e Campania. Ma se il centrosinistra oltre alla Puglia ne conservasse una tra Piemonte e Lazio - il che allo stato non è così impossibile - si potrebbe parlare di colpo del ko mancato e tutto sommato persino di un pareggio.

3 comments:

paolodilautreamont said...

Sono d'accordo, e aggiungo che il Pd terrà e terrà alquanto. Non lo dico in virtù di sondaggi in cui non credo (quelli dilettanteschi come quelli dei mega istituti). Lo dico per logica di cose: allo stesso Pdl conviene che il Pd non crolli e che al suo posto ascendano i demagoghi come Di Pietro o i populisti come Ferrero e Vendola. Il Pdl conquisterà 6-8 regioni e la cosa finirà lì.

alepuzio said...

E' anche vero che il PdL, sostenendo la candidata UDC, fa la figura di chi prima protesta contro i traditori e poi ritratta nei fatti per una poltrona in più.

Quasi quasi meglio perdere con Vendola: è vero che così sarebbe una regione in meno, ma 1)non si perderebbe parte della faccia e 2) per il PD sarebbe una vittoria di Pirro visto il giro di indagini che lo sta investendo e che quindi continuerebbe.

Saluti

Rodolfo said...

Non darei le Marche come sicure al 100%. E' possibile che la sinistra presenti un candidato autonomo. Una figura forte, ex presidente di provincia, che toglierebbe almeno il 6-7% di voti a Spacca. Che a sinistra del pd è odiato.