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Wednesday, October 05, 2011

Chi ignora il sistema è Vietti

Secondo il vicepresidente del Csm Michele Vietti, «parlare di errore giudiziario» di fronte alla sentenza di secondo grado che ha assolto Amanda Knox e Raffaele Sollecito, ribaltando il primo verdetto, «significa ignorare il funzionamento del nostro sistema giudiziario». Non ignoriamo affatto «il funzionamento del nostro sistema giudiziario» per quello che è oggi, ma abbiamo ben presente come dovrebbe funzionare in uno stato di diritto. Vietti e purtroppo molti magistrati sembrano invece ignorare la cosa più importante: la seconda.

Ormai l'assuefazione è totale. Ci siamo così abituati ad appelli e contrappelli, odissee giudiziarie lunghe anni, persino decenni, che nemmeno il vicepresidente del Csm sa più cosa dovrebbe essere un processo. I tre gradi di giudizio non sono i tre tempi di un'unica partita, di un unico processo. Sono tre processi diversi. Non è che il sistema ha a disposizione tre tentativi per azzeccarci. Quando una sentenza d'appello ribalta quella di primo grado assolvendo gli imputati, vuol dire che la prima sentenza era sbagliata. Che siamo di fronte ad un errore giudiziario, molto spesso aggravato dalla presenza di un innocente in carcere per anni. Le cause possono essere diverse, una semplice casualità o l'incompetenza di una delle parti, ma di errore si tratta.

E' vero che il nostro sistema «si articola in tre gradi di giudizio» (anche se quello in Cassazione non riguarda il merito, ma solo i vizi di legittimità della sentenza), ma niente e nessuno impone che non possa essere "definitivo" anche il giudizio di primo grado. Bisogna ribellarsi a questo tentativo di far passare come la normalità del sistema la sua principale anomalia, cioè che subire un processo in Italia significa in realtà subirne tre, e che in primo grado si condanna sempre, per non dispiacere ai pm, perché tanto c'è il secondo grado che rimette le cose a posto. Dalla giustizia bisogna pretendere che ci azzecchi al primo colpo. La verità è che le cose non cambieranno finché i pm potranno impugnare le sentenze di assoluzione senza rischiare nulla in termini di carriera e con una disponibilità pressoché illimitata di risorse pubbliche per inseguire le loro verità spesso immaginarie.

4 comments:

Marcantonio said...

Data la natura critica del dibattito che abbiamo svolto fin qui, proveró a rispondere al VP del CSM con alcune proposte costruttive. Il VP Vietti presenti al CSM una proposta comportante linee direttrici per l'esercizio dell'azione penale e della pubblica accusa. Dopo il necessario dibattito in Consiglio, il CSM approvi una serie di principi e criteri riguardo ai punti seguenti: i) identificazione (tipo e natura) delle notizie di reato che richiedono, distretto per distretto, l'attenzione prioritaria delle procure (uso dei mezzi d'indagine, delle risorse umane, obiettivi percentuali di contrasto delle attività illegali); ii) l'ammontare preciso delle risorse di bilancio da destinarsi alle indagini (intercettazioni comprese), con relativa ripartizione dei capitoli di bilancio ministeriale in questione; iii) i tempi entro cui le istruttorie vanno svolte e concluse, con esiti certi e definitivi, salvo l'emergere di elementi sostanziali che ne raccomandano una maggiore durata, con l'autorizzazione espressa del capo dell'ufficio; iv) la rendicontazione trimestrale o almeno semestrale al CSM dei fascicoli aperti, della loro durata e dei risultati raggiunti, alla luce dei predetti principi e criteri. Tali principi e criteri includano, tra l'altro: i) la priorità (non l'esclusività) delle indagini relative a fatti violenti ed a quelli di criminalità organizzata, anche di natura politica; ii) la legalità dell'azione penale, con esclusione di indagini in assenza di indizi concreti e sostanziali di reato; iii); iv) l'istruzione a tutti gli uffici di abbandonare le indagini ed istruttorie che non abbiano, entro sei mesi, prodotto risultati concludenti, tali da giustificare una richiesta di giudizio e la cui probabilità di successo processuale sia debole. Infine, il CSM proponga senza indugio la soppressione dell'appello - cui non osta alcuna disposizione costituzionale - e l'assegnazione dei magistrati ed altro personale d'appello al giudizio di primo ed unico grado, con considerevole vantaggio tanto per la speditezza dei processi che per l'uso delle risorse umane e materiali.

Anonymous said...

Del resto a Vietti cosa importa se uno finisce in carcere da innocente o viene martirizzato da processi lunghi decenni?Una persona illustre e impegnata come lui ha senza dubbio cose più importanti a cui pensare.
Toni

Jean Lafitte said...

Vietti con tutti i difetti che ha, è uno che il diritto l'ha studiato, a differenza tua. e si vede.

"niente e nessuno impone che non possa essere "definitivo" anche il giudizio di primo grado."

si, c'è una normina, il divieto di reformatio in peius, vattelo a vedere su wikipedia italia, finchè esiste, che provoca il fatto che quasi tutte le sentenze di condanna in primo grado siano appellate. in Francia, dove questo divieto non c'è gli appelli sono moooolto meno. ecco una piccola bella riformetta che ci permetterebbe di evitare tanti soldi, tanti processi, tante prescrizioni e tanti colpevoli a spasso.

"Non è che il sistema ha a disposizione tre tentativi per azzeccarci. Quando una sentenza d'appello ribalta quella di primo grado assolvendo gli imputati, vuol dire che la prima sentenza era sbagliata. "

oppure che è sbagliata la seconda, come in questo caso.

Marcantonio said...

Jean Latitte: hai mai sentito parlare di 'ordalia', ovvero decisione divina, consistente, ad esempio, nel legare un imputato ad un albero dentro un fiume infestato da coccodrilli, essendo inteso che - se le bestie non lo divorassero - prevarrebbe la decisione divina, ed il sospettato sarebbe assolto?