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Saturday, September 29, 2012

Sarà Monti-bis vs. Bersani-Vendola

Da New York il premier Mario Monti ha detto una cosa ovvia, che tutti avevamo già da tempo intuito, e cioè che in caso di impasse politico, se dal voto del 2013 non uscisse una maggioranza chiara in Parlamento, o di instabilità finanziaria, lui c'è, e risponderebbe, se chiamato, con quello spirito di servizio del novembre scorso. Finora sull'argomento non si era mai espresso così esplicitamente. Anzi, aveva addirittura lasciato intendere il contrario. Non un tatticismo interno, ma la volontà – parlando al pubblico del Council on Foreign Relations e di Bloomberg Tv – di rassicurare investitori e comunità internazionale sulla stabilità dell'Italia. Come se avesse detto "tranquilli, lascio giocare i ragazzi ma poi se fanno casino gli tolgo il pallone". I possibili effetti politici della sua disponibilità, finalmente esplicita, si possono leggere tra le righe delle reazioni: raggelato Bersani, entusiasta e "cavalcante" Casini, neutro Berlusconi. Un primo effetto potrebbe riguardare la legge elettorale: la trattativa potrebbe complicarsi, le posizioni del Pd bersaniano irrigidirsi, fino al rischio di tenerci il "porcellum", ma anche sbloccarsi con un affondo del fronte proporzionalista Pdl, Udc e Lega.

Fanno sorridere i retroscena di Repubblica (e quelli fotocopia dell'HuffPost italiano) che si sforzano di avvalorare la tesi di un Berlusconi anti-Monti, e il Giornale a ruota che parla di "sfida" del Cav. Com'è ovvio, in campagna elettorale cerca di interpretare gli umori dei suoi potenziali elettori, il che lo porta ad attaccare il governo sulle tasse e su Equitalia. Ma Berlusconi non ha nulla da temere da un Monti-bis (sempre meglio che restare isolati all'opposizione), l'unico problema sarebbe farlo accettare ai "falchi" del suo partito, soprattutto gli ex An. Anzi, secondo alcuni avrebbe anche proposto al professore di candidarsi, sostenuto da lui, da Casini e da Montezemolo. Per il Cav il «grande imbroglio» non è il governo tecnico: presentando il libro di Brunetta non se l'è presa con Monti, ma con la Germania e l'euro (anche se l'unico "grande imbroglio" è stato quello del Pdl ai suoi elettori).

Chi invece si è sentito colpito dall'uscita del premier è Bersani, per il quale la disponibilità esplicita di Monti al bis rappresenta un ostacolo formidabile alla sua aspirazione di conquistare Palazzo Chigi. Il segretario del Pd ha percepito qualcosa di ancora più terrorizzante...
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2 comments:

Anonymous said...

Ma Monti "ha detto una cosa ovvia" o "finora sull'argomento non si era mai espresso così esplicitamente. Anzi, aveva addirittura lasciato intendere il contrario" ? Delle due l'una...
Cristiano

JimMomo said...

che fosse politicamente "ovvia" la sua disponibilità al bis non è affatto in contraddizione con i comprensibili tentativi di dissimulazione di Monti.