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Monday, January 21, 2013

Monti un bluff conclamato

Il discusso editoriale di Wolfgang Münchau sul Financial Times va letto innanzitutto in chiave anti-austerità e anti-Merkel. E' in base a tali criteri che giudica le tre principali offerte politiche in Italia, evidenziandone i limiti e giungendo a conclusioni pessimistiche (e purtroppo fondate). A Monti essenzialmente rimprovera di aver «sottovalutato il prevedibile impatto dell'austerità» e di non essersi opposto ad Angela Merkel. Ma questo non deve suonare come un endorsement a favore di Berlusconi. Tutt'altro. All'ex premier riconosce una «buona campagna», all'insegna di un «messaggio anti-austerità», ma non la credibilità necessaria: sono solo slogan. Piuttosto, è a Bersani che Münchau sembra guardare con più indulgenza: di recente il segretario del Pd ha provato a prendere le distanze dalle politiche di austerità e c'è una possibilità leggermente superiore che riesca a tenere testa alla Merkel, «perché in una posizione migliore per fare squadra con Hollande».

Comunque sia, che la vediate "da destra" o "da sinistra", che vi iscriviate alla prima, alla seconda o alla terza delle tre opzioni anti-crisi delineate da Münchau (restare nell'euro e sopportare da soli l'intero peso dell'aggiustamento, fiscale ed economico; restare nell'euro, a condizione di un aggiustamento condiviso e simmetrico tra paesi debitori e creditori; uscire dall'euro), un paio di verità incontestabili e senza attenuanti su Monti emergono: 1) ha solo aumentato le tasse, mentre le timide riforme strutturali che ha cercato di introdurre sono state «annacquate fino all'irrilevanza macroeconomica»; 2) racconta di aver salvato l'Italia dal baratro, ma il calo dello spread e dei rendimenti si deve alle iniziative di un altro Mario - Draghi, presidente della Bce - e gli italiani lo sanno bene.

Che siate acerrimi oppositori delle politiche di austerità imposte da Berlino, come Seminerio, per intenderci, o che invece vi convinca di più la prima opzione (la via "virtuosa" al risanamento attraverso tagli di spesa, debito e tasse - quella di Giannino), da qualsiasi punto di vista, insomma, Monti è stato un fallimento, o un bluff, come scrivo ormai da mesi. Riconoscerlo non significa essere berlusconiani né di sinistra.

Monti non si è opposto alla Merkel - se pensate come Münchau che avrebbe dovuto farlo - né ha realizzato le necessarie riforme strutturali (nemmeno in campagna elettorale, finora, ha proposto qualcosa di concreto). Si è limitato ad alzare le tasse per aggiustare i conti nel breve termine e guadagnare tempo in attesa che la tempesta finisse. Quella che l'editorialista del FT chiama la «quarta opzione», in realtà una falsa pista che presto o tardi riporta alle prime tre opzioni.

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