Pagine

Monday, February 04, 2013

Reazioni più "shock" della proposta favoriscono il Cav

Anche su Notapolitica e L'Opinione

Dalle reazioni scomposte, "shockate" e talvolta "shockanti", dei suoi avversari, si direbbe proprio che con la sua proposta-shock Berlusconi abbia di nuovo colpito nel segno. Anziché cercare di depotenziarla e sminuirla, Monti, Bersani e gran parte della stampa sono riusciti a dare l'impressione che Berlusconi stia promettendo agli italiani mari e monti. E ci sono riusciti proprio con la gravità delle loro accuse. Avrà mica promesso la luna! La tanto contestata proposta-shock è una goccia, la «classica punta dell'iceberg», la definisce Luca Ricolfi. Bollando come non fattibile e irresponsabile una proposta che richiede una copertura di 4 miliardi di euro l'anno e di altri 4 una tantum, i suoi avversari stanno da una parte ingigantendo oltre misura la portata di ciò che Berlusconi promette agli italiani e allo stesso tempo silurando la credibilità delle loro stesse proposte, dal momento che anche Monti promette riduzioni di imposte di svariate decine di miliardi e Bersani niente meno di «dare lavoro».

Attenzione anche ad accusare Berlusconi di non aver mai mantenuto le sue promesse. Perché se gli italiani ricordano bene che non è riucito ad abbassare le tasse, e più in generale a mantenere le promesse di cambiamento, ricordano anche, però, cosa hanno fatto gli altri e ricordano soprattutto che tra le poche che il Cav ha mantenuto c'è proprio la promessa di abolire la tassa sulla prima casa. Quella cosa lì – forse l'unica che ricordano – l'ha fatta per davvero, e le proposte sull'Imu richiamano alla memoria politica degli italiani una promessa mantenuta da Berlusconi.

Premesso che il problema principale della proposta-shock non è la sua fattibilità, né la sua utilità, ma resta la credibilità personale di chi la fa, e che può essere demagogica quanto si vuole ma suggerisce agli italiani un rapporto tra Stato e cittadini "da sogno", come spesso accade sono le reazioni, più che la proposta in sé, a favorire Berlusconi. I suoi avversari – soprattutto Monti – si fanno schiacciare su posizioni minacciose e cupe (anche lievemente ricattatorie le parole del professore). Né dev'essere sfuggito agli italiani che da quando è iniziata la campagna elettorale, dopo aver dato a Berlusconi dell'irresponsabile e del populista, i suoi avversari si sono messi ad inseguirlo proprio sul terreno dell'Imu e della riduzione delle tasse, avanzando proposte non così dissimili quanto a fattibilità e onerosità finanziaria.

Chiamare in causa il «voto di scambio», o addirittura un «tentativo di corruzione», non solo è fuori luogo, esagerato, ma anche intellettualmente disonesto e autolesionista. Le promesse elettorali possono essere più o meno serie ma tali sono. Altrimenti, bisognerebbe per coerenza concludere che anche promettere sussidi di disoccupazione, assunzioni dei precari nel pubblico impiego, incentivi a questo o a quel settore produttivo, o promettere di «dare lavoro», secondo il lessico paternalistico usato da Bersani, costituiscono voto di scambio o tentativi di corruzione. E impegnarsi a ridurre «gradualmente» le tasse, non è forse un tentativo di "graduale" corruzione? Insomma, così tutto può diventare voto di scambio.

Più inquietante è la concezione del rapporto tra Stato e cittadini che quest'accusa rivela. Restituire l'importo versato per l'Imu, infatti, sarebbe ben diverso dal distribuire soldi (o "diritti") a pioggia per comprare il voto degli elettori. Si tratta di restituire a ciascun contribuente la stessa somma di denaro che fino ad un anno prima gli apparteneva, che fino a prova contraria si era guadagnato onestamente, e non di gratificarlo con denari non suoi o privilegi non goduti prima. C'è una bella differenza, insomma, in termini sia logici che economici, tra il retrocedere quote di tassazione ai contribuenti e la cosiddetta redistribuzione che tanto piace a sinistra, questa sì, sarebbe più appropriato paragonarla al voto di scambio.

Non bisogna mai dimenticare che una regola base delle campagne elettorali in qualsiasi democrazia è saper trasmettere un messaggio positivo, una prospettiva di speranza, non cupa, saper raccontare una storia di riscatto. Chiamatelo sogno, o futuro, ma impegni e promesse ci vogliono. E il fatto che Berlusconi non abbia mantenuto le sue, e non sia più credibile, non rende meno valida questa regola, non esenta i suoi avversari dal rispettarla.

1 comment:

Anonymous said...

Oggi Bersani ne ha fatta un'altra, ha dichiarato "Siamo disposti a lavorare con chiunque sia contro Berlusconismo e Leghismo". Una proposta politica costruttiva, chiara e innovativa. E un altro punto percentuale in meno per Bersani.
Woody.