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Friday, March 22, 2013

Prosegue il braccio di ferro Napolitano-Bersani

Dunque, il presidente Napolitano ha deciso di attribuire a Bersani una sorta di "incarico esplorativo". Non è il presidente del Consiglio incaricato di formare un governo. E' il capo della coalizione con la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera e relativa al Senato incaricato di verificare «l'esistenza di un sostegno parlamentare certo». Napolitano è stato chiaro e rigoroso: al termine delle sue consultazioni, Bersani dovrà riferire l'esito della verifica al presidente, non potrà limitarsi a sciogliere la sua riserva per formare il governo. Nessun automatismo tra pre-incarico e nomina, insomma.

Politicamente, Bersani riceve un "incarico esplorativo" su una linea opposta a quella perseguita finora e sancita dall'ultima direzione Pd. Dovrà rivolgersi a tutte le forze parlamentari, e non solo al M5S, cercando non il via libera ad un governo di minoranza, ma «un sostegno parlamentare certo», che spetterà a lui dimostrare di avere, non in aula ma al cospetto del capo dello Stato prima di ricevere l'incarico vero e proprio.

Il governo non dev'essere per forza di "larghe intese" (anche se Napolitano insiste su questa formula, facendo capire di essere favorevole), ma non potrà nemmeno essere di minoranza. Dovrà avere un «sostegno parlamentare certo», non da cercare di volta in volta, provvedimento per provvedimento. Il che tenderebbe ad escludere il M5S e riaprire l'ipotesi di accordo con il Pdl, eventualità che nell'ultima direzione Pd era stata esclusa del tutto. Un mandato, dunque, che se Bersani dovesse portare avanti sui binari tracciati da Napolitano, rischia di spaccare il partito.

Vedremo ora come intenderà giocarsi questa partita. Di sicuro, il suo obiettivo è quello di ricevere l'incarico pieno e andarsi a cercare la fiducia in Parlamento, pronto anche ad andare a sbattere. Alle brutte, infatti, sarebbe comunque il nuovo premier dimissionario al posto di Monti e gestirebbe da Palazzo Chigi sia l'elezione del nuovo capo dello Stato sia l'eventuale ritorno alle urne. Questo l'obiettivo, ma certo i paletti posti da Napolitano sono piuttosto rigorosi. Molto dipenderà anche dai tempi. Qui siamo convinti che più tempo passa, e meno il presidente avrà margini per imbastire soluzioni alternative una volta fallito il tentativo di Bersani, il che potrebbe indurlo a passare prima del previsto la mano al suo successore, che molti nel Pd sperano meno propenso a insistere per scomodi governi di larghe intese e più incline a sciogliere le Camere.

Il presidente, specificando che Bersani dovrà «tornare a riferire appena possibile», è sembrato consapevole dell'importanza dei tempi. Ma preannunciando la consultazione anche delle forze sociali, il segretario del Pd ha fatto capire che si prenderà un bel po' di tempo, non certo 2-3 giorni.

1 comment:

Anonymous said...

Va beh, ti faccio una previsione folle e azzardata: Bersani avrà la fiducia di gran parte degli eletti grillini al senato. Direi almeno 25/30 esemplari, di evidente fede postcomunista, pauperista, statalista. Ci sarà una terribile scissione, Grillo e Casaleggio abbandoneranno il movimento -come avevano messo in preavviso già da qualche settimana- e M5S si disintegrerà, nemmeno esisterà alle prossime elezioni. Ognuno di essi tornerà all'ovile, dopo la disfatta di Ingroia probabilmente rinascerà Rifondazione Comunista, e sarà l'approdo di molti.
Woody