A oltre una settimana dagli scontri di Pianura (Napoli), ieri sera in tv il sottosegretario Letta e il ministro Pecoraro Scanio mostravano di saperne meno di uno spazzino e di una casalinga infuriata in collegamento: erano appena tornati dalle vacanze e si vedeva; dopo una settimana di scontri il Governo, (con i su citati suoi esponenti) non era in grado di rispondere alle preoccupazioni dei manifestanti e lasciava la polizia a scontrarsi con la folla senza neanche aver deciso se la discarica di Pianura dovesse essere riaperta; le ragioni degli abitanti di Pianura non mi sembravano infondate, anche perché nel merito non ho sentito esponenti di governo contraddirle, tanto che oggi, infatti, il nome "Pianura" non compare tra i siti individuati nel nuovo piano governativo: forse perché rientra negli "altri siti individuati dalle autorità competenti"?
Si parla di «tre termovalorizzatori o gassificatori»: per quello di Acerra la gara di appalto terminerà il 31 gennaio e da lì occorrerà almeno un anno per la sua entrata in funzione. Per quelli di Santamaria La Fossa e Salerno ci vorrà ancora più tempo.
Guai se altre regioni dovessero accettare, «per solidarietà», di ospitare nei propri cicli rifiuti l'immondizia partenopea. Perché passata l'emergenza, nulla cambierebbe. E' questo il momento di apparire "leghisti". Il tempo è scaduto ed è ora che i campani avvertano sulle loro spalle tutto il peso delle loro scelte collettive. E quanti quelle scelte non le hanno condivise alzino la voce. Non si può sempre approfittare dell'erba del "vicino".
I tre maggiori responsabili di una situazione vergognosa per l'immagine dell'Italia intera (Bassolino e Iervolino, da un decennio amministratori locali di Napoli e della Campania, e Pecoraro Scanio, per i suoi veti sui termovalorizzatori) rifiutano di dimettersi.
I danni economici di questo scandalo per una città come Napoli, nei termini di un sensibile calo di attrattività turistica, si contano in milioni di euro. Si discuta di introdurre la responsabilità patrimoniale del pubblico amministratore: chi sbaglia e arreca un danno, paghi.
Il problema di Napoli e della Campania è un sistema di potere che ha distrutto la società civile. Un numero enorme di napoletani e campani vive direttamente di politica o di spesa pubblica. Per ogni spazzino a Milano ce ne sono tra 20 e 25 a Napoli. Un proliferare di consorzi, municipalizzate, cooperative, società di servizi, tramite cui gli amministratori curano le proprie clientele sperperando denaro pubblico. Non è camorra questa? La camorra non ha bisogno di scendere nelle strade a tirare sassi, perché è già negli appalti, nei cda, nei consigli comunali, nelle discariche illegali, nei terreni venduti a peso d'oro.
Ma la magistratura napoletana, che pure sta indagando su Bassolino, sembra molto più solerte in altre stravaganti inchieste.
E nonostante un danno d'immagine irrecuperabile per il Governo Prodi e il centrosinistra, nessun leader nazionale del Partito democratico osa chiedere le dimissioni di Bassolino e Iervolino, perché quel sistema di potere, quel bacino di clientele alimentato dal denaro dei contribuenti, alla fine dei conti serve.
Quei cumuli di immondizia sono la migliore allegoria della maleodorante politica che da anni sta soffocando Napoli e la Campania e rischia di infettare il resto del Paese.
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Tuesday, January 08, 2008
Friday, January 04, 2008
Bassolino e Iervolino, la vergogna dell'Italia siete voi!

E Francesco Merlo da sinistra accusa la sinistra e chiede al Governo di avere il coraggio di usare anche la forza per ristabilire la legalità scavalcando l'incapacità e la corruzione della politica locale.
E' come se Prodi e Amato «non sapessero che cosa sta accadendo a Napoli e in Campania»; come se «non capissero che in una delle nostre più grandi regioni e in una delle più belle città del mondo la spazzatura sta seppellendo la democrazia e la sinistra italiane». E a Napoli Antonio Bassolino e Rosa Russo Iervolino «non ci vengano ancora a parlare di lotta alla camorra, di rinascita, di sogno meridionale. E smettano per sempre di declamare il loro impegno morale contro la criminalità organizzata. Il punto è che un amministratore del territorio che non riesce a risolvere i problemi del territorio si deve dimettere. E dunque o la Iervolino e Bassolino trovano subito una soluzione tecnica e politica alla spazzatura di Napoli oppure si tolgano davanti...».
Così si sfoga oggi Merlo, che ha ben presente di chi è il fallimento politico che si consuma oggi a Napoli e nella Campania:
«... nella spazzatura di Napoli c'è infatti la decomposizione di quell'antropologia che ci aveva fatto sognare, l'illusione che i bravi tecnici della sinistra, gli onesti funzionari della sinistra, i competenti e appassionati amministratori della sinistra sarebbero riusciti là dove erano falliti i Lauro, i Gava, i De Mita. E invece quella vecchia Napoli oggi si vendica su di noi. Guardiamo quella spazzatura e non capiamo come sia possibile che essa non laceri la coscienza civile dei nostri uomini di governo e della nostra sinistra. Perché l'orrore non diventa emergenza nazionale?»Sul Sole 24 Ore anche Guido Gentili invoca le dimissioni di Bassolino e della Iervolino, rappresentanti di un sistema di potere che governa su Napoli e la Campania ormai da quindici anni. «Dove sono in questo caso gli industriali che pure in Sicilia, contro il pizzo e la mafia, hanno cominciato ad alzare la testa? Dove sono i sindacati? Dov'è la Chiesa? Dove sono gli "intellettuali", i professori universitari e non? Dove sono i cittadini che ancora credono nello Stato? Quanto alle istituzioni pubbliche locali - a partire dal presidente della Regione, Antonio Bassolino, e dal sindaco di Napoli, Rosa Russo Jervolino - non ci chiediamo neppure dove siano. Perché a fronte di questa vergogna che va in onda sulle televisioni di tutto il mondo, esse avrebbero già dovuto prendere atto, da tempo, del loro fallimento. Lasciando le loro poltrone».
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