Pagine

Monday, June 14, 2010

Soccorso finiano

Ecco come un 'finiano' che si reputa più furbo degli altri cerca di passare per uno che chiede di «abbassare le tasse», mentre sta solo cercando di salvare i dipendenti pubblici dai "sacrifici" della manovra. Sarebbe lodevole l'intenzione di tagliare di più la spesa per poterci permettere «sgravi fiscali» alle imprese e alle famiglie (applicando nei confronti di queste ultime «il primo modulo del quoziente familiare»). Se non fosse che il titolo («Tagliare gli sprechi e abbassare le tasse») nasconde la vera preoccupazione dell'on. Bocchino, che si scorge proseguendo nella lettura: «E' meglio bloccare la spesa delle regioni ai parametri dell'anno precedente che prendercela con gli statali e i pensionati».

Bocchino propone di bloccare ai livelli del 2009 la spesa per l'acquisto di «beni e servizi». Non so dire se ciò produrrebbe, come sostiene, un risparmio di 15 miliardi, ma so che regioni ed enti locali contribuiscono già con tagli ai trasferimenti pari a circa 13 miliardi in due anni, e i ministeri con tagli ai bilanci del 10 per cento. Tagli cui adempiranno presumibilmente con una contrazione degli acquisti di beni e servizi. Per carità, ovunque si tagli qui si è contenti e si è convinti che margini per tagliare ancora ce ne siano eccome. Ma come risponderebbe, l'on. Bocchino, ad un'opposizione che gridasse al taglio di materiale scolastico, di garze e siringhe, di benzina per le auto della polizia? E non è stato forse qualche 'finiano' a fare della demagogia proprio sulle auto della polizia a corto di carburante?

Secondo Bocchino, la manovra «frena di circa l'1% la crescita del Pil» (Bankitalia dice forse - solo forse - lo 0,5% in due anni) e «rappresenta un taglio di un 2% circa allo sviluppo dell'economia italiana» (qui non capiamo proprio a cosa si riferisca). Bocchino si preoccupa molto dell'impatto recessivo della manovra, ma ammesso e non concesso che ad ogni cent di spesa pubblica in meno corrisponda automaticamente (e molto keynesianamente) una riduzione del Pil, i tagli da lui proposti a ben vedere aggraverebbero questo presunto effetto recessivo, annullando di fatto l'effetto pro-crescita degli sgravi fiscali per imprese e famiglie che vuole finanziarci. Quei 15 miliardi in meno di spesa in «beni e servizi», infatti, sarebbero altrettanti minori incassi per chi produce quei «beni e servizi».

Se si parte dal presupposto che tagliare la spesa pubblica significa frenare la crescita, dove si taglia non è così importante. Bocchino propone solo di spostare i tagli dagli statali (in realtà il blocco degli aumenti di stipendi cresciuti del 40% negli ultimi 10 anni) ai fornitori di beni e servizi per la pubblica amministrazione, cioè quelle imprese che poi vorrebbe aiutare con gli sgravi fiscali. Un'operazione legittima, ma che poco ha a che vedere con la crescita e molto più con il proprio elettorato di riferimento, e in perfetta continuità con le grane che piantò nel 2005 l'An di Fini per garantire agli statali il massimo dell'aumento. E qui si scommette che a breve rispunterà tra i finiani l'idea di aumentare la tassazione sulle rendite finanziarie.

1 comment:

Anonymous said...

Mi sembra ridicolo prendersela con gli statali e i pensionati, entrambi ai minimi livelli di entrate mensili rispetto ai loro omologhi europei. Prendiamocela invece con quanti hanno, grazie al loro paladino Berlusconi, riportato in Italia capitali illegalmente esportati pagando un'inezia rispetto alla percentuale che ogni anno paga qualsiasi onesto lavoratore. Vergogna, governo. Il solito berluscon-leghismo di maniera, fortunatamente agli sgoccioli. Il problema maggiore sarà riparare i danni inferti da Berlusconi e dalla sua cricca leghista ed antimeridionale alla nostra sventurata Italia.