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Tuesday, February 22, 2011

Troppo tardi, troppo poco

Spiace dirlo, ma il ministro Frattini somiglia sempre più al ministro delle comunicazioni di Saddam. Quando non ha un copione scritto da recitare, quando per esempio non copia - letteralmente - le parole dell'amministrazione Usa, e invece nell'urgenza è chiamato ad esprimere una posizione di sua iniziativa, risulta sempre imbarazzante. Il più delle volte, quando infine, con colpevole ritardo, si interessa alla questione, Berlusconi è costretto a correggere il tiro. È andata così anche sulla Libia. Ma troppo tardi e troppo poco. Troppo tardi e troppo poco parlare, solo nella serata di ieri, di «uso inaccettabile della violenza», ed esprimere stamattina «vicinanza al popolo libico». Che oggi Palazzo Chigi abbia dovuto smentire qualsiasi "manina" italiana nella repressione la dice lunga.

Certe situazioni o si comprendono al volo, o bisogna cambiare mestiere. A prescindere da interessi, affari e vere o presunte amicizie, già da ieri appariva ovvio a chiunque minimamente informato e dotato di buon senso, direi in contatto con la realtà, che il regime di Gheddafi è agli sgoccioli. E non si può certo sostenere che la rivolta libica ci abbia colti di sorpresa. Come si poteva immaginare infatti che i moti arabi risparmiassero il moribondo e corrotto regime di Gheddafi? E' stato politicamente criminale che il governo italiano, ma anche l'Europa, si siano fatte trovare sprovviste di un piano sia per favorire l'uscita di scena del raìs, sia per fronteggiare la probabile marea umana che si riverserà da noi.

Prim'ancora che un errore politico, parlare di «non ingerenza» e di «riconciliazione», proprio mentre sta andando in scena una delle più sanguinarie repressioni (insieme a quella iraniana) di questo '48 mediorientale, è sintomo di stupidità. Stupidità imperdonabile, definitiva. Pur essendo comprensibili la preoccupazione per l'integrità della Libia e il timore per possibili derive islamiste e un probabile esodo epocale verso le nostre coste, consentire a Gheddafi di fare "tabula rasa" aumenta questi rischi. I nostri interessi in Libia ormai si tutelano scaricando Gheddafi al proprio destino. Se l'Europa, e l'Italia in particolare, fossero dotate di un minimo di personalità politica, e di reale capacità di tutelare i propri interessi, avrebbero fatto alzare in volo i nostri caccia per impedire a quelli libici di bombardare la popolazione. Quale straordinaria occasione per sconfessare la nostra cattiva reputazione di "amici" di Gheddafi... Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu dovrebbe intervenire per imporre subito una no-fly zone che noi europei (e italiani soprattutto) potremmo far rispettare.

Bisogna capire con urgenza che a questo punto il dittatore va fatto cadere. Non solo per sintonizzarsi al più presto con la nuova realtà, ma bisogna concretamente scongiurare del tutto la pur minima possibilità che resti al potere. E' improbabile che riesca a resistere, ma così se fosse ci farebbe pagare a caro prezzo il mancato aiuto. Quindi, tanto vale aiutare i ribelli ad abbatterlo. E di fronte al rischio di interruzione dei flussi di petrolio e gas, sia da parte del regime come forma di pressione, sia da parte dei rivoltosi, vista la vicinanza geografica non sarebbe stato assurdo preparare dei piani di invasione.

Che dire dei soliti indignati di professione? Che sono sempre pronti a lagnarsi a latte versato, e soprattutto se ci sono l'America, Israele o Berlusconi da biasimare. Ma quando c'è la possibilità concreta di far cadere un dittatore, si schierano puntualmente al suo fianco contro gli "imperialisti". Negli anni '80 erano tutti amici di Gheddafi contro Reagan e nel 2003 di Saddam contro Bush.

9 comments:

Lumart76 said...

Già, sarebbe divertente riproporre le prime pagine della stampa di sinistra e le dichiarazioni dei dirigenti del PCI ai tempi del bombardamento americano di Tripoli.
E quando Agnelli fece entrare Gheddafi nell'azionariato della Fiat cosa scrissero i giornali di famiglia?

Loki said...

E' davvero vergognoso che si accolgano a braccia aperte, o si difendano i dittatori per motivi economici o politici.

La tua analisi non fa una piega. Ti proporrei al posto di Frattini !

Anonymous said...

Ma cosa si dovrebbe fare in concreto oltre alle parole? Forse in Libia c'è una brigata di carabinieri in appoggio a Gheddafi che si può ritirare? oppure ne possiamo mandare una?

Cachorro Quente said...

Il fatto che si possa contemporaneamente essere contro Saddam Hussein, e contro un intervento militare per rimuoverlo dal potere, non è evidentemente considerato.

Cachorro Quente said...

P.S.: specularmente, si può anche riconoscere la necessità di intrattenere rapporti politici e commerciali con personaggi come Al Gheddafi, senza contribuire attivamente al loro riconoscimento internazionale e alla loro propaganda interna, senza ostentare amicizia e inquietanti apprezzamenti sulla longevità dei loro regimi.

Anonymous said...

AHAHAHA
.
SINISTRI RIDICOLI ...
addirittura il CHORRO si spertica in considerazioni morali ...
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POI ARRIVA DALEMA che se ne va a braccetto con i capi HETZBOLLA' in giro per Beirut .
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a be ...dalema ...lui puo' ...mica è quel cattivone di Berlusconi .
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ma finitela ....

paolodellasala said...

D'accordissimo. Sto battagliando perché qualcuno si svegli... e non solo nel governo.

Pippo said...

Per i verdosinistri non c'è nessun bisogno, in campo energetico, di stipulare accordi con coloro che nel momento non sono oggetto dei loro contingenti ma sempre corretti e lungimitanti interessi.
A loro infatti per avere l'energia elettrica basta innestare la spina nella presa e per avere la benzina o il diesel basta fermarsi ad un distributore.
Pippo il vecchio

Anonymous said...

Non mi è ben chiara la frase: "E di fronte al rischio di interruzione dei flussi di petrolio e gas, sia da parte del regime come forma di pressione, sia da parte dei rivoltosi, vista la vicinanza geografica non sarebbe stato assurdo preparare dei piani di invasione."
Chi invade chi? Non prenderla per polemica, ma solo un chiarimento.
Vive cordialità