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Friday, March 25, 2011

La missione spezzatino

Ormai più che ad un'Alleanza la Nato somiglia ad un supermercato, dove ciascuno va e compra ciò che gli pare; e la missione uno spezzatino, divisa in tre tronconi per non scontentare nessuno. Quella di Bruxelles sembra di fatto una non scelta, che consente a ciascun alleato di scegliersi il livello di impegno che preferisce in Libia (e di coltivare quindi il proprio obiettivo). In realtà, non sono ancora ben chiari i contenuti dell'accordo raggiunto ieri: secondo il Corriere della Sera, che riporta le parole del segretario Rasmussen, la Nato ha già assunto il comando dell'embargo navale e assumerà a breve anche quello per il rispetto della no-fly zone, mentre, pare di capire, alla coalizione dei volenterosi, e in particolare ai singoli Paesi che lo vorranno, rimarranno gli attacchi mirati ai bersagli militari del regime di Gheddafi. Secondo la Repubblica, invece, l'Alleanza assumerà il comando sia della normale no-fly zone (già da domenica), sia di una cosiddetta no-fly zone plus (entro martedì), che comprenderebbe i raid contro le forze del Colonnello. Sul modello di quanto già avviene per l'Isaf in Afghanistan, la direzione politica sarà esercitata dal Consiglio atlantico, allargato ai rappresentanti dei Paesi non Nato che fanno parte della coalizione, come Qatar ed Emirati.

Il comando sarà unico su tutte le operazioni militari, non ci sarà più la "coalizione dei volenterosi" separata dalla Nato, confermano fonti dell'Alleanza. Sì, ma di fatto per tre diverse missioni: embargo, no-fly zone e bombardamenti. La Turchia si limiterà al primo, l'Italia alla seconda (non sia mai che i nostri aerei sparino un colpo), mentre Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti faranno il lavoro sporco, con gli inevitabili oneri ma anche, al momento opportuno, onori e benefici.

Secondo la versione di Repubblica, per Sarkozy sarebbe una resa totale. Salverebbe la faccia solo dicendo che sarà la conferenza di Londra di martedì prossimo tra i ministri degli Esteri della coalizione a fornire «l'ombrello politico-strategico» sotto cui agirà la Nato. Il ruolo francese viene comunque ridimensionato perché il comando (soprattutto se anche della versione "plus" della missione) passa alla Nato, ma solo sulla carta, perché c'è da scommettere che Parigi saprà ritagliarsi il ruolo di leader sul campo, nelle operazioni militari, e quindi anche nella direzione politica della crisi. Noi italiani possiamo da una parte ritenerci soddisfatti perché da "amici" del raìs, inizialmente un po' isolati, siamo riusciti a rientrare in partita, ma pur avendo voce in capitolo, rinunciando a partecipare alla parte "plus" della missione rischiamo di restare comunque in secondo piano.

Anziché partecipando ai bombardamenti, è puntando tutto su una improbabile futura «mediazione» con il regime di Gheddafi che Berlusconi spera di tornare protagonista. E' una scommessa ardita, perché come anche lui ben sa il suo vecchio "amico" non si arrenderà mai, piuttosto è capace di una carneficina, e il rischio è che il suo tentativo passi solo per l'ultima patetica ciambella di salvataggio all'amico dittatore. Se è vero che Berlusconi si sente trascinato "obtorto collo" nella missione, allora bisogna riconoscere il merito di aver evitato al nostro Paese un drammatico isolamento a Frattini, Letta e a La Russa (ma anche al presidente Napolitano e alla Clinton).

E' in queste occasioni che l'aspetto positivo della politica estera berlusconiana della "pacca sulla spalla" mostra tutti i suoi limiti. I rapporti umani con i leader aiutano senz'altro la diplomazia e gli affari, ma non bisogna rimanerne prigionieri, come è capitato al premier con Putin e Gheddafi. Il guaio per l'Italia in questa crisi è che Berlusconi è rimasto sentimentalmente, emotivamente legato ai bei tempi andati con il Colonnello, quando il leader libico sembrava aver rimesso la testa a posto. A causa del suo coinvolgimento personale non ha avuto quel guizzo, quel coraggio politico - o cinismo, se preferite - di un cambio di rotta a 180 gradi quando lo scenario geopolitico nell'intero Nord Africa è radicalmente mutato. Recriminare contro il protagonismo francese è solo un'infantile pratica autoassolutoria e raccontarsi che prima o poi si aprirà una «fase di mediazione» che ci vedrà protagonisti un fatuo esercizio consolatorio.

2 comments:

Giancarlo said...

"quando il leader libico sembrava aver rimesso la testa a posto" ahahahahahahahhaahha

Anonymous said...

Risultato: non avremo più il petrolio, ma nemmeno il nucleare e molto presto neppure l'euro.