Pagine

Friday, June 10, 2011

Come e perché difendersi dai referendum-truffa

(Nella foto: militanti di Greenpeace si arrampicano sul Colosseo per srotolare il loro striscione, ma nessuna voce stavolta si leverà per la tutela dei monumenti, scommettiamo?)

Se difendersi dal processo oltre che nel processo è un diritto dell'imputato, figuriamoci se non lo è difendersi dalla truffa piuttosto che nella truffa. Il meccanismo del quorum lo consente: di fatto con l'astensione, ostacolando il raggiungimento del quorum, si esprime contrarietà ai quesiti. E' già accaduto in passato. Ovvio che però, all'indomani del voto, all'astensione consapevole, "politica", non si possa sommare quel 30-40% di astensionismo fisiologico, per mero disinteresse. Non si potrebbe insomma parlare di una vera e propria bocciatura dei quesiti, la consultazione sarebbe semplicemente nulla.

Ma l'unico modo per difendersi, quando oltre agli avversari hai contro gli arbitri e i media, è far fallire questi referendum-truffa. Chi domenica e lunedì prossimi pensa di recarsi a votare "No", dovrà farlo consapevole che la partita è truccata e il risultato scritto: perché fare un simile favore ai bari? Chi si presterà, lo farà o per ingenuità, incurante di servire da utile idiota la causa dei "Sì"; o in malafede, perché magari avendo sempre sostenuto il nucleare o l'apertura al mercato dei servizi pubblici non può fare altrimenti, ma sotto sotto è poco interessato al merito dei quesiti quanto piuttosto al loro valore politico: la "spallata" al governo Berlusconi.

Ma perché referendum-truffa? Si tratta di una truffa sotto molteplici aspetti: sono una truffa i quesiti in sé; è stata truffaldina la campagna referendaria dei comitati per il "Sì", fiancheggiati dalla grande stampa e dai soliti talk show politici che li hanno supportati in un'incessante e incontenibile opera di mistificazione; è insopportabilmente truffaldina, infine, la strumentalizzazione dei referendum da parte del Pd. Fino a ieri anche Bersani riteneva auspicabile l'ingresso dei privati nei servizi pubblici locali e, anzi, criticava il decreto Ronchi perché troppo blando, attento a salvaguardare gli interessi delle giunte leghiste. Tra l'altro, nel 2005, quando si votò sulla fecondazione assistita, non ricordo una simile mobilitazione della sinistra che si dice progressista e laica. Perché? Eppure, anche allora era possibile dare una "spallata" a Berlusconi ad un solo anno dalle elezioni. Ma allora si trattava di fare un dispiacere al Vaticano e la sinistra codarda fece pocchissimo per aiutare i radicali.

NUCLEARE - Ma veniamo alle "prove" della truffa, che abbondano. Del quesito sul nucleare ho già scritto. Di fronte forse all'unico caso della storia del nostro Paese in cui per evitare un referendum il Parlamento ha accolto pienamente il quesito, abrogando per davvero tutte le norme di cui si chiedeva l'abrogazione, la Cassazione e la Consulta hanno deciso di far votare ugualmente, ma su norme diverse da quelle su cui erano state raccolte le firme. Semplicemente non c'era più alcun nucleare da abrogare. Sostenere, come fanno la Cassazione e la Consulta, che bisogna votare perché il ricorso al nucleare non è «espressamente escluso» in via definitiva, secula seculorum, non ha senso, perché allora si sarebbe dovuto votare dal 1987 in poi ogni 5 anni, preventivamente, nel timore che qualche governo lo reintroducesse.

Così facendo si è trasformato l'istituto referendario da abrogativo a consultivo, un voto sulle intenzioni del legislatore piuttosto che su una legge in vigore, al solo scopo di favorire il raggiungimento del quorum e, dunque, le condizioni per una nuova batosta elettorale al governo. Sull'assurdità della decisione della Cassazione, e la contraddittorietà dell'esito giuridico del voto (si abroga anche la norma che prevede di "non procedere" con il nucleare), si sono espressi anche autorevoli costituzionalisti come Augusto Barbera e Giovanni Guzzetta, entrambi ben distanti dall'area di governo.

LEGITTIMO IMPEDIMENTO - Una truffa anche il quesito sul legittimo impedimento, poco più che simbolico. Se prevarranno i sì, infatti, Berlusconi e i suoi ministri, così come qualsiasi altro imputato, potranno continuare a sollevare il legittimo impedimento a comparire in udienza. Una facoltà riconosciuta dalla legge a tutti gli imputati, e rafforzata per le alte cariche dello Stato dalla stessa Corte costituzionale, a prescindere dalle norme di cui si chiede l'abrogazione. La novità scabrosa che mirava ad introdurre la controversa legge approvata dal governo era di rendere automatico e continuativo nel tempo il legittimo impedimento del presidente del Consiglio e dei ministri, ma le norme che lo prevedevano sono state già cassate dalla Corte costituzionale. Dunque, a prescindere dall'esito del referendum, spetterà al giudice, a sua discrezione, riconoscere o meno di volta in volta all'imputato il legittimo impedimento. Com'è sempre stato anche prima dell'odiata legge "ad personam" così continuerà ad essere anche dopo il referendum.

ACQUA - Più complicato smascherare la truffa nei referendum sull'acqua (che in realtà riguardano tutti i servizi pubblici locali), perché non è nei quesiti, ma nella campagna. Se è in una certa misura comprensibile, ma pur sempre scorretto, che la mistificazione sia opera dei comitati per il "Sì", è invece inaccettabile e incivile che sia addirittura opera dei mezzi di informazione, cui si richiede non l'imparzialità, ma almeno correttezza e obiettività. Schierarsi va bene, ma truccare i dati no; presentare i quesiti in modo falso neanche; deridere chi sostiene il "No" men che meno. Ed è esattamente ciò che si avverte aprendo i giornali o assistendo ai soliti talk show televisivi, da Annozero a Ballarò.

Non c'è alcuna «privatizzazione» dell'acqua. Nella legge sottoposta a referendum si dice espressamente che resta un bene pubblico, così come le infrastrutture e le reti. Se l'acqua è di tutti, non è però che l'acqua arrivi da sola limpida e depurata nelle nostre case. Questo è un servizio che costa e che qualcuno deve gestire. E' falso che la legge in questione obblighi i comuni a dare in concessione ai privati questo servizio. La legge li obbliga, in ottemperanza alle leggi comunitarie, ad affidare il servizio «in via ordinaria» tramite una gara ad evidenza pubblica. Che può essere vinta sia da società interamente private, che da società a controllo pubblico, con una partecipazione mista pubblica e privata in cui però la quota del socio privato (scelto sempre tramite gara ad evidenza pubblica) non sia inferiore al 40%. Questo per garantire una gestione più attenta dei bilanci e investimenti adeguati, che realisticamente possono arrivare solo dal settore privato.

La legge però contempla delle eccezioni alla regola, per salvaguardare i casi virtuosi (molto pochi) di gestione interamente pubblica: in deroga alle modalità ordinarie, infatti, «a causa di peculiari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto territoriale», l'affidamento può avvenire (senza gara pubblica) a favore di società a capitale interamente pubblico, "in house", come succede adesso nella stragrande maggioranza dei casi. Ma a certe condizioni: il comune deve dimostrare all'Antitrust che la società affidataria a) ha chiuso il bilancio in attivo; b) applica una tariffa inferiore alla media del settore; c) è in grado di reinvestire nel servizio almeno l'80% degli utili. Insomma, ammesso che sia davvero un caso di gestione virtuosa.

Fermo restando che attualmente il servizio è gestito per il 97% da operatori "in house", cioè da società partecipate interamente dai comuni, o a controllo prevalente pubblico - e quindi la responsabilità di disservizi, tariffe, inquinamenti, spreco d'acqua (47 litri su 100, calcola l'Istat) è al 97% responsabilità del pubblico - la legge non stabilisce affatto che debba passare ai privati. L'obbligo della gara è una garanzia irrinunciabile per i cittadini che sanno a quali condizioni il loro comune concede la gestione del servizio e, quindi, quali condizioni deve rispettare l'operatore.

Se vinceranno i "Sì", nel migliore dei casi - poiché quello di aprire i servizi pubblici locali al mercato, tramite gare ad evidenza pubblica, è ormai un orientamento imposto dall'Unione europea - bisognerà rifare una legge che prevederà più o meno le stesse cose per recepire le normative comunitarie, quindi perderemo del tempo prezioso; nel peggiore dei casi, si permetterà alla tanto odiata - solo a parole - "casta" di continuare a gestire le società di servizi "in house" per "sistemare" politici trombati, amici di amici e parenti, senza dover rendere conto di bilanci e disservizi, che continueranno a gravare sulla fiscalità generale. La truffa, in pratica, è proprio questa: chi domenica e lunedì andrà a votare "Sì" ai quesiti sull'acqua abboccando allo slogan "l'acqua è di tutti", probabilmente non si rende che di fatto consegnerà il "bene comune" alla "casta", che continuerà ad ingrassarsi a scapito delle nostre tasche.

6 comments:

Anonymous said...

senza entrare nel merito, ma, anche alla luce della nuova nomina di quaranta, come si può parlare di media ed arbitri contro il governo?

qui il problema è che la stragrande maggioranza della gente non disinteressata voterebbe si, almeno per il nucleare e per l'acqua.

i bari sono quelli che non vogliono sapere l'opinione delle persone, cambiando all'ultimo leggi che loro stessi hanno fatto votare.

poi un giorno, se vorrai, referendum a parte, come si può investire sull'uranio con quel piano energetico proposto: niente investimento sul personale tecnico, nente investimento sul controllo, nulla per riprendere anche la ricerca italiana sul nucleare. praticamente il piano consiste nel farsi aggiudicare, non credo manco attraveso bandi pubblici viste alcune leggi in vigore, gli appalti per la costruzione delle centrali e basta. il pagamento per lo stoccaggio delle scorie ed il loro trattamento, il personale tecnico altamente qualificato, più i brevetti per la produzione, saranno a beneficio dei francesi. e l'uranio, che sta finendo, dovremo comprarcelo lo stesso.

in più arrivi in forte ritardo in un settore che gli altri paesi, molto più avanti di noi, stanno abbandonando investendo o su altri "carburanti" come il torio o sulle energie alternative.
e nel settore delle energie alternative, al quale stiamo togliendi i fondi, sono ancora un settore dove siamo competitivi.

e per la gestione dell'acqua mi piacerebbe un giorno sapere, dal punto di vista liberistico, come si possa concepire un'immissione obbligata nel mercato del 40% da parte del pubblico.
praticamente il prezzo lo farebbe il compratore e il tutto sarebbe svenduto a due lire.

ciao

marco bruni

Anonymous said...

A proposito di bari, va ricordato che la legge che si vuole abrogare con uno dei referendum sull'acqua,
e' una legge del governo Prodi, Bersanie Di pietro erano ministri.
Si tratta di quella sulla determinazione delle tariffe del servizio idrico, e faceva parte delle famose "lenzuolate" di privatizzazioni di cui tanto si vantava Bersano, che oggi invita i suoi elettori ad abrogare la sua legge, cosi tatnto per farci spendere un poco di soldi pubblici...

Giorgio Libretti said...

"il comune deve dimostrare all'Antitrust che la società affidataria a) ha chiuso il bilancio in attivo; b) applica una tariffa inferiore alla media del settore; c) è in grado di reinvestire nel servizio almeno l'80% degli utili. Insomma, ammesso che sia davvero un caso di gestione virtuosa."

MI puoi dire da dove viene questa informazione? Io nella legge non l'ho trovata. Se è così è molto interessante.

Anonymous said...

i soldi pubblici sono stati sprecati non accorpando i referendum alle amministrative, ben 300 milioni.

e sti cazzi se la legge fu fatta da bersani e prodi. mica si vota a seconda del tifo....mammamia...

Jean Lafitte said...

"Se difendersi dal processo oltre che nel processo è un diritto dell'imputato"

"Ma perché referendum-truffa? Si tratta di una truffa sotto molteplici aspetti: sono una truffa i quesiti in sé; è stata truffaldina la campagna referendaria dei comitati per il "Sì", fiancheggiati dalla grande stampa e dai soliti talk show politici che li hanno supportati in un'incessante e incontenibile opera di mistificazione"

ti faccio pure notare che proprio riguardo ai media gente della tua parte politica la vede esattamente all'opposto.
http://sulterrorismo.splinder.com/post/24692278/referendum-nucleare-hanno-disinformato-ma-avanti

ANDATE A VOTARE!!!!

Cachorro Quente said...

La disinformazione sui quesiti sull'acqua c'è stata e non ho problemi ad ammetterlo.

Ma il problema è l'istituto referendario stesso per com'è regolato. Io sono a favore della modifica del quorum come proposta da NfA, su modello tedesco: non un quorum del 50%+1, ma un "approval quorum" del 25%. Cioè, bastano 25% di "sì" e il referendum passa. In questo modo non serve aumentare a dismisura le firme da raccogliere (come succederebbe se si abolisse il quorum), e le ragioni del "no" avrebbero uno spazio per essere dibattute: i politici del PDL si sono ben guardati dallo spendersi in parole per difendere le loro ragioni.