Nuove istituzioni europee/2. L’ipotesi intergovernativa
La logica di un’evoluzione intergovernativa porterebbe ad un chiaro e definitivo passaggio del potere esecutivo al Consiglio europeo o ad uno dei suoi membri, un superpresidente, designato dal Consiglio stesso per presiedere l’Unione e dirigere l’azione del Consiglio. La Commissione europea si trasformerebbe in una semplice amministrazione guidata dal presidente. Nessun cambiamento rilevante sarebbe previsto per il potere legislativo, che potrebbe essere svolto dall’attuale Parlamento. Una soluzione che vedrebbe racchiudere nella figura del superpresidente dell’Unione gli equilibri politici e gli interessi degli Stati più forti e risolvere le questioni degli interessi nazionali collegialmente all’interno del Consiglio, per giungere ad una politica comune, anche estera e di difesa, che rappresenti l’interesse collettivo. La difesa degli interessi comunitari, di cui si cura ora la Commissione europea, dovrebbe essere assicurata da un’istituzione giudiziaria, indipendente dagli Stati membri e dal Consiglio, investita della missione fondamentale di “custode dei trattati”, compito che finora spetta alla Commissione. Sarebbe questo il metodo pragmatico per conciliare le diverse politiche degli Stati membri direttamente in Consiglio, visto che già ora la Commissione è spesso in difficoltà nel coordinamento interno e deve fare appello all’autorità politica dei Governi che siedono in Consiglio, nel quale si procede su una base consensuale. Il rischio è quello di un ritorno al “ciascuno per sé” e di un accentuarsi delle divisioni delle voci, soprattutto in materia di politica estera e di difesa, dove il cammino appare più in salita. Le norme, le direttive, gli obiettivi, le politiche sarebbero forse più “flessibili” e più efficaci dei “rigidi” patti odierni.
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