Nuove istituzioni europee/3. La riforma comunitaria. Verso la visione federale?
Attualmente le istituzioni europee rappresentano un modello lontano da quello della separazione dei poteri. Piuttosto si tratta di una divisione dei poteri e di una sovranità condivisa. Il potere legislativo è nelle mani del Parlamento europeo, ma anche del Consiglio, mentre quest’ultimo divide con la Commissione europea il potere esecutivo. Tutto si regge sulla Commissione europea, che svolge funzioni esecutive, una parte della funzione legislativa, oltre a fondamentali funzioni quasi giurisdizionali, con la sua facoltà di sanzionare i comportamenti degli Stati che infrangono i patti comunitari. La sua legittimità risiede nell’investitura dei capi di Stato o di governo e del Parlamento europeo, ma di fatto è una forza sopranazionale e indipendente, guidata dall’interesse comune, e rappresenta la sintesi e la valutazione dell’interesse generale, mentre gli interessi degli Stati membri sono spesso paralleli e talvolta divergenti. L’assetto comunitario ha ottenuto ottimi risultati, soprattutto per l’Unione economica. Tuttavia la sua legittimità democratica appare insufficiente ad un progressivo allargamento delle competenze dell’Unione a settori nuovi come la sicurezza, la giustizia e i compiti di polizia, la politica estera e di difesa, ingredienti di un’Unione anche politica. Proprio a fronte dell’ampiezza dei suoi compiti, sempre più in espansione, la Commissione europea dispone solo di una legittimità indiretta, fragile, sia di fronte al Parlamento europeo, sia di fronte al Consiglio, formato dai governi democraticamente eletti. Una riforma della Commissione potrebbe dotarla di una legittimità democratica diretta, e non delegata, per esempio con l’elezione del suo presidente, di un potere di decisione esercitato in forma collegiale nelle stesse materie sui cui agiscono oggi i Governi degli Stati membri sui propri territori nazionali. A questo livello di legittimità si potrebbe prevedere un diritto di scioglimento dell’assemblea, ad opera del presidente della Commissione previo accordo del Consiglio europeo, oppure ad opera del Consiglio europeo su proposta del presidente della Commissione. In un assetto del genere l’Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera e di sicurezza comune potrebbe far parte della Commissione, probabilmente nella posizione particolare di primo vicepresidente. Ovvio che riformare in questo senso la Commissione imporrebbe una riforma e un ripensamento radicali anche dei poteri del Parlamento e del Consiglio europeo, ma soprattutto mi sembra di scorgere in tale ipotetico nuovo assetto comunitario una rilevante vicinanza alle caratteristiche tipiche di un’Unione federale. Potrebbe costituire un passo deciso verso la “visione federale”, o rappresentare un nuovo modello federale prettamente europeo.
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