Pagine

Wednesday, September 23, 2009

Per Hosni un pasticcio diplomatico

Alla fine l'egiziano Farouk Hosni non ce l'ha fatta. Il direttore generale dell'Unesco è la bulgara Irina Bokova, ex ministro degli Esteri e attuale ambasciatrice. Se già strideva che alla guida dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura, potesse andare un censuratore di professione, per di più antisemita, che da ministro della Cultura manifestò l'intenzione di voler «bruciare personalmente i libri israeliani e sionisti», ad aggravare la posizione del candidato egiziano, nelle ore precedenti l'ultima votazione, si è aggiunta una rivelazione fornita dal diretto interessato riguardo il suo ruolo nella fuga dall’Italia di tre terroristi palestinesi coinvolti nel sequestro dell'Achille Lauro.

Nell'ottobre del 1985 Hosni era direttore dell'Accademia d'Egitto a Roma e accettò di partecipare a una manovra diversiva dei servizi segreti egiziani. L'aereo diretto a Tunisi su cui viaggiavano tre dei dirottatori, tra cui il leader Abu Abbas, fu intercettato da caccia americani e costretto ad atterrare. «I servizi segreti – racconta Hosni – mi dissero di voler ospitare i passeggeri in Accademia e io detti ordine di preparare 17 stanze, ma giunsero solo 14 persone. Mi fu chiesto di prender tempo fino a fine giornata con il procuratore italiano, che chiedeva che gli consegnassi i passaporti dei passeggeri non egiziani». Facendo credere alle autorità italiane che i terroristi fossero ancora all'interno dell'Accademia, «l'aereo ridecollò indisturbato» dall'aeroporto di Roma. Solo allora «consegnai i passaporti al procuratore, che però non trovò nulla». Negli anni '70, inoltre, Hosni era all'ambasciata egiziana in Francia dove, per sua ammissione, collaborò con i servizi del Cairo per «spiare e denunciare» gli studenti egiziani che «deviavano».

Ma neanche queste ultime rivelazioni (possibile non ne fossimo a conoscenza?) hanno convinto la Farnesina a cambiare idea. Pochi minuti prima del voto il ministro degli Esteri Frattini dichiarava alle agenzie che l'Italia avrebbe mantenuto la promessa fatta due anni fa «personalmente da Berlusconi al presidente egiziano Mubarak». Valuteremo fino all'ultimo, ma «quando si è preso un impegno, va rispettato». Il testa-a-testa (29 voti a 29) tra i due candidati si è risolto solo alla quinta e ultima votazione in favore della Bokova (31 a 27), ma sembra che l'Italia abbia mantenuto il suo impegno. Fonti della Farnesina interpellate dall'agenzia il Velino hanno smentito che l'Italia sia stata tra i Paesi che hanno fatto mancare l'appoggio promesso a Hosni, come ipotizzato invece dal New York Times, cui una fonte anonima vicina alle operazioni di voto ha confidato che sarebbero state Spagna e Italia a cambiare idea all'ultimo momento, come pure sarebbe stato comprensibile alla luce delle ultime rivelazioni su Hosni che riguardano il nostro Paese. Subito dopo la votazione Frattini si è comunque complimentato con la Bokova, dicendosi convinto che «sarà un ottimo direttore dell'Unesco».

Anche la Francia avrebbe sostenuto Hosni, e persino gli Stati Uniti di Obama (almeno pubblicamente), come gesto di apertura nei confronti del mondo arabo, ma non sappiamo se fino all'ultimo abbiano votato in suo favore. Resta il fatto deprecabile che il governo italiano ha sostenuto alla guida dell'organizzazione per la tutela della cultura di tutte le nazioni del mondo un uomo che nella vita non ha fatto altro che disprezzare la cultura altrui. Non solo da ministro e da agente dei servizi segreti ha censurato e represso studenti e intellettuali nel suo Paese, ma approfittando della sua immunità diplomatica ha intralciato le autorità italiane per favorire dei terroristi. Il governo non ha voluto sentire neanche la voce di molti parlamentari del Pdl, da Fiamma Nirenstein a Benedetto Della Vedova, da Edmondo Cirielli a Luigi Compagna.

E alla già pessima figura si è aggiunta la beffa: Hosni non è stato eletto. Sostenere un candidato poco presentabile in nome della realpolitik e dei buoni rapporti con i nostri vicini egiziani può anche avere un senso, ma affondare insieme alla sua candidatura, quando diventa evidente che non riscuote il consenso necessario, somiglia troppo a un pasticcio diplomatico. Qualcuno avverta Fini: forse anche la politica estera dovrebbe rientrare tra i temi di cui discutere all'interno del partito.

1 comment:

Alessandra said...

Scampato pericolo, per l'UNESCO!