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Friday, June 18, 2010

Riflessi keynesiani

Qualche puntualizzazione in merito alle composte «elaborazioni» di Phastidio.net su questo mio post di ieri.

Mi si rimprovera di aver rappresentato una «visione macchiettistica» della Banca d'Italia, mentre ad essere stato "macchiettizzato" casomai è il mio post. «Una manovra che tagli le spese riduce la domanda aggregata, punto». A parte il fatto che il «punto» si può mettere solo se le altre "domande" che compongono la domanda aggregata rimangono fisse, e infatti la stessa Bankitalia è stata per la verità molto cauta nel prevedere un possibile effetto recessivo della manovra («a condizioni invariate»), quel che conta ai fini di ciò che mi si contesta è che non ho affatto descritto la Banca d'Italia come un covo di keynesiani. Ho semplicemente scritto che quella specifica, per quanto cauta, previsione, riferita dal direttore centrale Salvatore Rossi in un'audizione al Senato, a mio avviso risente di un'impostazione keynesiana. Dunque, sembrerà un dettaglio, ma leggendo in modo obiettivo il mio post, senza andare alla ricerca di qualcosa da "macchiettizzare" a tutti i costi, non mi pare che identificare come keynesiana una singola valutazione, di un singolo rappresentante, in una singola relazione, equivalga a bollare come keynesiana tutta la Banca d'Italia (e comunque non mi pare equivalga a dare del «mostro» a qualcuno).

«Una riduzione della "crescita" italiana a prefisso telefonico» può certamente verificarsi, ma (ed è questo che intendevo dire nel post) collegarla ai tagli alla spesa pubblica previsti nella manovra - e non, per esempio, alla mancanza di altre politiche - politicamente significa offrire su un piatto d'argento un bell'argomento a chi si oppone ai tagli alla spesa pubblica. E questo certamente al di là delle intenzioni di Banca d'Italia, che non vedo affatto «nelle vesti dell'ottuso suggeritore delle virtù della spesa pubblica», tanto che nella stessa audizione il direttore centrale nella sostanza promuoveva la manovra, ribadiva l'urgenza dei tagli, e anzi suggeriva - come da sempre fa Bankitalia - di proseguire sulla strada dei tagli e delle riforme. Quindi, Dio salvi Bankitalia.

Ho solo osato evidenziare come un particolare riflesso keynesiano rischia (e dal modo in cui tutti i giornali si sono concentrati su quel passaggio della relazione si direbbe che quel rischio sia fondato) di rafforzare le convinzioni dei tanti, a destra come a sinistra, che vedono nella spesa pubblica - nelle sue varie forme - un fattore di promozione della crescita. Basta sentire Bersani stamattina a Radio Anch'io per rendersene conto. Per quanto riguarda i 'finiani' (spero che anche questo non sia un insulto, sarà ripetitivo, ma lo si prenda per comodità espositiva), qualche «proposta operativa» l'hanno già avanzata e Lakeside Capital ha segnalato alcune possibili controindicazioni.

P.S. - Poi, questa mattina, navigando in cerca di pareri più autorevoli del sottoscritto per accertarmi di non aver scritto fesserie - sì, lo confesso, non sono un economista, né un analista finanziario - mi imbatto in un articolo di Oscar Giannino, sul numero di questa settimana di Tempi. Dà ragione a Formigoni sui «tagli lineari» alle regioni, mentre nel mio post mi permettevo di dubitare che la reale preoccupazione delle regioni fosse quella di evitare tagli punitivi nei confronti delle più virtuose tra di loro. Ma di Bankitalia Giannino sembra rappresentare una visione che Phastidio.net definirebbe forse «macchiettistica». Nel suo articolo, Giannino anticipa una possibile obiezione ai suoi argomenti («Ma che cosa scrivi, caro Giannino? La Banca d'Italia sostiene invece che la manovra Tremonti taglia di mezzo punto la già troppo asfittica crescita italiana, che sembrava fin troppo ottimista quantificare all'1 per cento di Pil in più nel 2010...»).

Ed ecco la replica di Giannino al suo immaginario interlocutore: «Questo è un altro paio di maniche, signori miei. Io non sono keynesiano come gli economisti dell'ufficio studi di Bankitalia, che adottano multipli alti della spesa pubblica ai fini degli effetti sulla domanda, ma detto questo noi siamo comunque costretti a seguire la via di tagli vigorosi al deficit tendenziale». Siamo almeno in due ad avere una «visione macchiettistica» della Banca d'Italia. Non credo Giannino sia ottimista sulla crescita del Pil italiano (come non lo sono io), ma evidentemente anche lui una frecciatina alla relazione meno spesa-meno crescita espressa in quell'audizione l'ha voluta assestare.

10 comments:

Phastidio said...

Federico, converrai che scrivere "“I ‘finiani’, per esempio, abboccano in toto alla versione keynesiana di Bankitalia secondo cui ogni cent tagliato di spesa pubblica frena la crescita”", è cosa piuttosto diversa (diciamo assai più sintetica) rispetto a quello che hai scritto in dettaglio in questo post. Ciò premesso, io ho parlato di ceteris paribus non a caso, quello è fondamentale sempre e comunque. Ma se leggi attentamente il mio post vedrai che ho anche detto che i casi in cui il taglio della spesa inducono crescita sono ben circoscritti e ho fatto anche un esempio di scuola. Esempio che, a mio modo di vedere, non corrisponde alla realtà di Italia ed Eurolandia di oggi. La manovra sarà restrittiva della crescita, ceteris paribus. Spero che scrivere questo non faccia di me un neokeynesiano ad honorem, ma ormai non faccio più caso a come vengo definito.
Quanto a Oscar, non ho alcun problema a dirti che sono in disaccordo anche con lui, su questo punto.

JimMomo said...

Per carità, non bisogna essere d'accordo su tutto. La penso diversamente ma non perché mi faccia illusioni sulla crescita. Piuttosto perché se ci sarà meno crescita del previsto, sarà per tanti e tali fattori che non capisco come si possa con certezza attribuire a una manovra che tutto sommato - a detta di noi tutti - non taglia così tanto la spesa come sarebbe stato auspicabile vista la nostra situazione. D'altronde, nella stessa relazione, Rossi evocava la possibilità di una contrazione della domanda estera. Detto questo, ho replicato solo per il sarcasmo con cui contro-argomentavi al mio post. Mi darai atto spero che mai qui sei stato definito in alcun modo per aver espresso le tue spesso condivisibili analisi critiche. Saremo almeno d'accordo - credo - sui risultati demagogici del vertice Ue di ieri.
ciao

Phastidio said...

Sui risultati demagogici dei vertici europei saremo sempre d'accordo :)

Anonymous said...

quelli di phastidio non hanno mai aperto un libro di economia in vita loro.
il fatto ke la spesa pubblica non aumenti la crescita del pil è fatto matematico, basta studiare per saperlo.
Allora aumentiamo le pensioni a tutti e facciamo diventare 50 milioni di persone dipendenti statali. così la spesa sarà altissima e il pil crescerà tantissimo

Anonymous said...

forse chi dovrebbe aprire un libro di economia siete voi. se c'è recessione l'unico che può investire , in perdita, è lo stato. se non investe neanche lo stato non se ne esce più.

altro che sciagurate politiche di bilancio, qui si spende poco .

basta ideologia liberista: ha fallito.

Jean Lafitte

Anonymous said...

Se c'è recessione l'unico che può investire è lo stato?
e i soldi di chi investe? i soldi del popolo che paga le tasse, perchè lo stato non è in attivo.Prima cretinata
seconda: il liberismo non solo non è fallito ma sta aumentando sempre di più nel mondo, come il capitalismo e la globalizzazione.
Mi dispiace ma negare l'evidenza non cambia la realtà.
Sfigato, non fermai l'evoluzione della razza umana con un tuo autoconvincimento

Anonymous said...

Veramente ridicolo l ultimo intervento. I soldi arrivano dai cittadini certo ma se questi invece di pagare le tasse avessero questi soldi non li spenderebbero e quindi non si uscirebbe dalla crisi mai:per questo serve lo stato. Francamente poi è ancora più ridicola la tesi secondo cui il capitalismo negli ultimi anni si sia espanso. Al contrario persino negli stati uniti stiamo vedendo negli ultimi anni stanno nazionalizzando. È che ancora non vi capacitàte che gli anni ottanta e novanta sono finiti da un pezzo! La vostra ideologia non ha retto alla prova del tempo:fatevene una ragione se non volete inputridire con lei. E la globalizzazione non c entra nulla. Sugli insulti, avevo letto che non erano ammessi su questo blog. Jean Lafitte

Anonymous said...

1) che i privati no nspenderebbero non è una teoria economica ma una tua idea di cui il mondo se ne frega. tutti spenderebbero i soldi delgi altri, ma non risolve i problemi.
Il punto è tutto qui:
se aumentare la spesa statale aumenta il pil allora perchè non assumiamo domani 30 milioni di statali? magari con lo stipendio a 30 mila euro al mese così siamo tutti ricchi?

e in più il pil crescerebbe pure secondo voi!

Anonymous said...

no , mio caro è una teoria economica, di keynes. vatti a studiare la guerra keynesiana , le buche, e tutta quella roba li. oltretutto oltre che essere una teoria è vero anche nella pratica.

aumentare la spesa statale non certo per aumentare il PIL ma per aumentare gli investimenti (appalti e tutto l'indotto) e riavviare un ciclo economico virtuoso.

ma dove hai "studiato" economia? così per curiosità...

Jean Lafitte

Anonymous said...

1)nel caso non te ne fossi accorto, il muro di berlino è caduto e ha vinto il capitalismo, lo statalismo è usato solo nei paesi dove si muoiono di fame.
2)avete detto ke aumentare la spesa aumenta il pil, e se diminuisce, allora diminuisce anke il pil, dire che non è stato detto è una falsità.
e ho dimostrato ke è una cretinata perchè altrimenti basterebbe fare un popolo di statali (come in grecia)
3)tutti gli stati stanno diminuendo la spesa pubblica, chi avrà regione, gli stati o un blogger che è convinto che il muro di berlino esiste ancora e che c'è ancora la lotta tra capitalismo e statalismo?