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Tuesday, August 30, 2011

Manovra 2.0

Un «passo avanti». Per il Pdl, non per il Paese

Tutto secondo previsioni. E' stato un agosto thriller, con il governo costretto a varare una seconda pesante manovra in pieno Ferragosto, dopo quella di luglio, per anticipare al 2013 il tentativo di pareggio di bilancio (mossa che su questo blog avevo definito prima opportuna, fin dalla presentazione della prima manovra, poi necessaria, vista la bocciatura dei mercati e la drammatica crisi in cui si stavano avvitando i nostri titoli di Stato). Presi dal panico, ci sono arrivati il 13 agosto, ottenendo così l'ossigeno della Bce. Attaccati ad una maschera ad ossigeno è l'immagine più appropriata per descrivere la situazione dei nostri titoli di Stato. Sbaglieremmo, infatti, a sentirci fuori pericolo.

E' innegabile che dal vertice di ieri ad Arcore la manovra ferragostana sia uscita migliorata, lievemente ma in modo quasi insperabile alla vigilia. Cancellate le due nuove aliquote Irpef (altro che «contributo di solidarietà»!); esclusa la sciagurata ipotesi di un aumento dell'Iva; l'abolizione delle Province - tutte - così come il dimezzamento del numero dei parlamentari inseriti in un ddl costituzionale. Insomma, tolte le parti più scabrose, le misure attraverso le quali in modo solo più vistoso delle altre avrebbero messo le mani nelle nostre tasche, è troppo poco per farci mutare il giudizio complessivo sulle due manovre, che come ha evidenziato il Sole sono basate per il 70% su nuove entrate («nell'ipotesi più ottimistica», secondo la Corte dei Conti, la pressione fiscale sfonderà quota 44% nel 2014: un livello mai raggiunto prima), mentre rinviano alle "calende greche" l'innalzamento dell'età pensionabile (settore in cui una vera riforma potrebbe valere decine di miliardi), agiscono troppo timidamente sulla liberalizzazione dei servizi pubblici locali (le norme si prestano a troppe interpretazioni) e mantengono ingessati i mercati delle professioni e dei servizi privati. Bene che si taglino molte poltrone e buona, se verrà confermata, la parte sul lavoro, con il rafforzamento della contrattazione aziendale, che potrà derogare dai contratti nazionali persino su parti dello Statuto dei lavoratori come l'articolo 18.

Dunque, niente aumento dell'Irpef, niente aumento dell'Iva, accontentati i comuni, che subiranno molti meno tagli. Come sarà possibile tutto ciò a saldi invariati? Mancherebbero all'appello circa 4 miliardi e l'impressione è che Tremonti abbia fatto ricorso al jolly di un maggior recupero dall'evasione e dall'elusione fiscale - il che significa che dobbiamo aspettarci nuovi odiosi strumenti di polizia tributaria, dopo che è già stato oltrepassato il "Piave" dell'inversione dell'onere della prova negli accertamenti - e che intenda puntare sulla delega assistenziale e fiscale per tirar fuori i quattrini che servono (con la spada di Damocle di 20 miliardi di minori agevolazioni Irpef). Insomma, le nostre tasche non sono affatto al riparo.

L'unica nota positiva - almeno per militanti e simpatizzanti - è politica: il Pdl ha reagito, non è rimasto alle corde come un pugile suonato, ottenendo almeno di evitare i provvedimenti simbolicamente più sputtananti. Ma purtroppo la sensazione è che il danno sia ormai irreparabile. La politica economica che avrebbe dovuto farci passare indenni o quasi dalla crisi è fallita e non si può neppure dire che non siano state messe le mani nelle tasche degli italiani. Un esempio? L'aumento dell'aliquota Ires di 4 punti percentuali, al 10,5%, sul settore energetico, e gli aumenti già decisi a luglio su banche e assicurazioni, chi credete che li pagherà? E con lo sblocco delle addizionali a chi credete che chiederanno i soldi comuni e regioni, giustificandosi con i tagli subiti? Per non parlare della patrimoniale sui conti titoli introdotta dalla prima manovra. Ed è ben lungi dall'essere una nota di merito l'accingersi solo ora, solo dopo 3 anni e mezzo di legislatura e solo perché ci si è trovati letteralmente con il coltello alla gola, a realizzare due riforme - l'abolizione delle province e il dimezzamento dei parlamentari - scritte nel programma di governo.

Era e resta impensabile aspettarsi a questo punto una rivoluzione di filosofia economica da parte del governo. L'errore è stato commesso all'inizio, da chi teorizzava che durante la crisi non si potevano fare le riforme e da chi li ha lasciati fare. Dal punto di vista politico è già tanto che siano arrivate correzioni marginali ma simbolicamente importanti. Bene per il Pdl, appunto, non per il Paese.

Le due manovre infatti non invertono il paradigma italiano: in difficoltà, lo Stato preleva nuove entrate anziché incidere in profondità sulla dinamica della spesa pubblica adottando un approccio zero-budgeting. Se una manovra di rientro di tale portata ha di per sé un effetto depressivo sull'economia, anche se fosse di soli tagli alla spesa, le due varate in due mesi dal governo, proprio perché costituite quasi per i tre quarti da nuove entrate, che determinano una rilevante compressione dei redditi, rischiano di accentuare ancor di più gli effetti depressivi. Effetti che il governo non si è nemmeno preoccupato di tamponare con vigorose riforme pro-crescita, per esempio quella fiscale e un programma di liberalizzazioni e privatizzazioni a tappe forzate. Non si tratta solo di una questione di principio, ma di efficacia: una manovra per lo più di nuove entrate, con riforme strutturali troppo timide, quando abbozzate, deprime l'economia più di una di tagli alla spesa e quindi rischia di fallire l'obiettivo del pareggio di bilancio nonostante lo sfoggio di "rigore".

10 comments:

Vit said...

Il PDL ha sempre fatto grandi programmi per i suoi governi, salvo il fatto di non metterli poi in pratica perchè le risorse sono sempre state assorbite dai problemi del PdC. Poi a cosa servivano le riforme promesse se hanno sempre sostenuto che la Crisi in Italia non c'era?

Riccardo said...

Bah, sono sicurissimo che oggi la proposta sul riscatto naia/militare verrà ritirata. Si alzerà l'IVA di un punto e ancora non basterà. Il contributo mi sa che sarà necessario farlo ritornare.

Province/parlamentari è solo pura demagogia. Se volessero basterebbe un mese di lavori parlamentari per eliminarle tutte

Odisseo said...

D'accordo con Riccardo. Il disegno di legge costituzionale richiederà minimo 18 mesi e un doppio passaggio parlamentare con una maggioranza qualificata. E' chiaro che non si farà perchè non si vuole farla. Li dentro c'è troppa gente che dovrebbe trovarsi un lavoro vero se non avesse il suo posto al caldo pagato da noi.

Anonymous said...

Come si fa a discutere seriamente delle cassate quotidiane che ci propinano?

Cachorro Quente said...

Quindi il grande segno di vitalità del PDL sarebbe fare proposte di legge improponibili, e poi ritirarle?
Sembrerebbe proprio di sì (vedi anche la porcata del riscatto degli anni di laurea).
Cos'è, il gioco del poliziotto buono e del poliziotto cattivo?

Direi che i simpatizzanti possono fare sogni tranquilli, il PDL è vivo e lotta insieme a noi, continuiamo a votarlo per altri 17 anni e vediamo cosa succede.

Anonymous said...

scusi, ma prima di mettere le mani nelle tasche degli italiani, non si potrebbero ridurre le spese militari?

Stefano said...

è bello leggere simili cose su un blog non proprio di sinistra.

è la dimostrazione che i cervelli (come gli idioti) stanno un po' ovunque.

però, se fossi di destra (non nel senso di fanboy, ma attaccato a valori come libertà di impresa, controllo sul cittadino, giustizia inflessibile etc), mi vergognerei come un ladro ad essere rappresentato da un tizio che vende pentole da 17 anni. Sono abbastanza vecchio da aver visto anche la DC all'opera, ma giuro, un circo di equilibristi, pagliacci e paraculi simili non ha precedenti storici.

non ricordo di chi sia la frase 'un politico è un uomo che pensa alla prossima elezione, uno statista uno che pensa alla prossima generazione'.

ecco, di statisti abbiamo bisogno.

Stanley said...

bravo jim, welcome to the real world. per essere onesto hai sempre avuto la mia stima nell'onestà di criticare chi hai votato. un ritratto così lucido e duro ti fa onore. ancora uno sforzo (so che è difficile, so che buttar via 17 anni della propria vita, delle proprie aspirazioni, non è facile) ma ancora qualche metro ed il tragiardo è lì: ammetti che la parabola berlusconiana è stata un debacle totale e che l'ubriacatura ormai è finira. resta solo un gran mal di testa. suerte.

JimMomo said...

Grazie Stanley, ma sento di esserci quasi sempre stato nel "real world". Fin dal 2008 ho scritto nero su bianco di quanto fosse sciagurato rinviare le riforme a babbo morto. I miei ultimi 17 anni sono stati tutt'altro che "berlusconiani". Nel 2006 mi sono persino fatto fregare da Prodi, illudendomi ingenuamente che i Radicali potessero contare qualcosa. Forse fu quello il momento di mio maggior distacco dal "real world".

Grazie per tutti i commenti, ma si conferma che gli anonimi intervengono solo per dire scemenze.

Stanley said...

grazie a te Jim. Aaaarggghh, il Prodi del 2006, quello con il voto di maggioranza della Montalcini...
beh, diamo siamo in due, anche se io speravo in una grosse Koalition e forse oggi saremmo in acque più tranquille. Il vero dramma è che, io da sx, tu da liberale, dobbiamo arrenderci a vivere in un paese che è irriformabile. E non paia la solita tiritera qualunquista: qui nessuno vuol sacrificarsi per primo, da buoni individualistiq ualib siamo. E lo stesso Berlusca, come tu hai mirabilmente scritto tempo fa, non ha cambiato l'Italia ma ne è stato travolto a sua volta.
Avremo ancora la forza di provarci?