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Thursday, September 01, 2011

La rapina perfetta

Come facilmente prevedibile, con il dietrofront sull'Irpef è stato tolto dalla manovra l'aspetto più scabroso e solo quello più vistosamente sputtanante per il Pdl, ma le nostre tasche sono tutt'altro che al sicuro. Per far quadrare i conti, infatti, s'inasprirà la lotta all'evasione fiscale. Al che, detta in termini così generici, non avrei nulla in contrario. Bisogna vedere però come le intenzioni si declinano nella realtà. «Non siamo per lo stato di polizia tributaria», ripete Berlusconi, ma è esattamente questo lo spirito che ha animato negli scorsi mesi l'operato del ministro Tremonti e dell'Agenzia delle Entrate. Emblematico il colpo di mano con il quale si è passati alla riscossione forzata, senza alcun ulteriore preavviso, dopo soli 60 giorni (termine poi emendato a 180 giorni) dall'avviso di accertamento, a prescindere dall'esito di un eventuale ricorso. In pratica, l'atto di accertamento assume valenza di titolo esecutivo, e in caso di ricorso il contribuente dovrà comunque pagare a titolo provvisorio il 50% del dovuto (dovuto secondo il Fisco).

Stanti tali precedenti, sapere che il ministro dell'Economia e il direttore Befera «stanno scrivendo i provvedimenti» non ci fa dormire sonni tranquilli. Lo stesso premier, inoltre, ricorda di avere «sempre in canna» il colpo dell'aumento dell'Iva. La sensazione quindi è che dobbiamo aspettarci nuovi odiosi strumenti di polizia tributaria. Ma ancor più grave è che sia ripartito persino il dibattito sulla pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi, la barbarie di cui si rese promotore il viceministro Visco nel 2008.

Va bene la stretta sulle società di comodo alle quali molto spesso vengono intestati immobili e beni di lusso per non pagare le tasse e per avvantaggiarsi nelle graduatorie d'accesso ai servizi pubblici gratuiti. Va bene affinare gli strumenti d'incrocio dei dati sui redditi dichiarati e i beni posseduti. Vanno bene persino le «manette» nei confronti dei grandi evasori. Ci sono però dei principi dai quali non si può derogare: nessuna misura esecutiva - né la confisca, tanto meno l'arresto - può scattare senza che in caso di contenzioso si sia espresso un giudice terzo. Bisogna quindi eliminare la riscossione dei tributi quando si è in pendenza di giudizio, almeno fino al primo grado. Non può pagare il cittadino i ritardi dello Stato. E inoltre no al ricorso, in alcuna forma, alla delazione fiscale o alle gogne mediatiche, strumenti degni della Stasi della Germania Est.

Purtroppo, l'operazione di propaganda che rischia di riuscire agli statalisti di ogni colore politico, di destra e di sinistra, è di spostare l'attenzione dell'opinione pubblica dalle responsabilità dello Stato, dei governi passati e presenti, ad una demagogica caccia all'evasore. Si vuol far passare l'idea che dell'enorme debito pubblico accumulato negli ultimi decenni, e quindi della situazione di crisi in cui siamo, i colpevoli siano gli evasori della porta accanto e non, invece, i nostri amministratori, la nostra classe politica, che attraverso la spesa pubblica "compra" il consenso elettorale. A dispetto dei piagnistei per i «tagli», nei prossimi anni la spesa pubblica, se calcolata in euro veri, sonanti, aumenterà fino a quasi 900 miliardi di euro. Dobbiamo mettercelo bene in testa una volta per tutte: non esiste "lo Stato", né è possibile individuare un interesse che sia davvero "generale" (al massimo esiste un interesse "dei più"), ma una cerchia relativamente ristretta di uomini e donne che fanno gli interessi loro e, nella migliore delle ipotesi, di chi li ha eletti. L'evasore viola la legge, certo, ma non si può sostenere che rubi agli altri, perché fino a prova contraria si tratta sempre di soldi che si è guadagnato con attività lecite. E' chi amministra lo Stato, piuttosto, che effettua una "rapina" legalizzata.

E' grave quindi il solo ipotizzare la pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi. Sarebbe un atto incivile e criminale: lo Stato che non si fa scrupolo di incitare all'invidia sociale, alla lotta di classe tra i suoi cittadini, pur di reperire ulteriori quattrini da sperperare mentre riesce ad allontanare da sé lo sguardo sospettoso dell'opinione pubblica. Se passa, sarà la rapina perfetta, quella in cui i rapinati nemmeno si accorgono di esserlo e si mettono ad accusarsi tra loro.

1 comment:

Stanley said...

il mio contributo stavolta è solo per far notare come il capolavoro sui redditi on-line (ma forse dopo l'ennesimo sondaggio e mal di pancia sarà ritirato) è di prevedere che siano i siti dei comuni a pubblicarli. Quindi passa il concetto che è il nostro sindaco a volerlo e ci incazzeremo col nostro vicino di casa (chi cavolo vuoi che io trevisano legga i redditi di uno di Enna)? Boh, io ormai ho un gran mal di testa...