Al governo per cambiare lo Stato, lo Stato ha cambiato il centrodestra
Non c'eravamo illusi dopo il ritiro dell'intervento sull'Irpef dalla manovra. Era chiaro infatti che nubi ancor più minacciose si stavano addensando sul fronte della repressione fiscale. L'incubo dello stato di polizia tributaria si sta materializzando proprio ad opera di quel centrodestra che l'aveva agitato per infiammare l'opinione pubblica contro Prodi, Padoa-Schioppa e Visco. La peggior nemesi che si potesse immaginare.
Con la possibilità data ai Comuni di pubblicare le dichiarazioni dei redditi on line (in realtà l'emendamento rinvia ad un decreto specifico ancora da scrivere, che rende percorribile quindi una marcia indietro) e con l'obbligo di indicare nelle dichiarazioni i propri conti corrente, Tremonti ha superato Visco in vampirismo fiscale. Ma oggi nel far filtrare tutta la sua irritazione il premier ridicolizza se stesso. Che altro poteva aspettarsi da Tremonti e Befera? Possibile che in un momento così delicato per la maggioranza, dopo tutte le accuse al ministro di agire troppo di testa sua, e dopo il gravissimo precedente della riscossione forzata dopo soli 60 giorni dall'avviso di accertamento, lo si lasci a scrivere in completa solitudine gli emendamenti sulla lotta all'evasione? Anche l'idea di "scorta" di aumentare di due punti percentuali l'Iva per soli tre mesi rivela un dilettantismo sconcertante o un rincoglionimento senile, dato che posticipare le fatture di tre mesi sarebbe un gioco da ragazzi.
Ma ciò che mi fa più impazzire di rabbia è che sono riusciti a spostare il dibattito pubblico e l'attenzione dei media e dei cittadini dal vero problema, e cioè l'insostenibilità per lo Stato e per i cittadini di questi livelli di debito e di spesa pubblica, a quella che in realtà è solo una delle tante distorsioni che ne conseguono. Sono riusciti cioè a far passare per la causa, o per una delle cause principali, una delle conseguenze - l'evasione fiscale - dell'enorme spesa pubblica e degli insostenibili livelli di tassazione che richiede.
Tra un piagnisteo e l'altro nessuno dice che a fronte dell'ennesima spremitura dei contribuenti la spesa pubblica continuerà a crescere nei prossimi anni fino a sfiorare i 900 miliardi, perché nessuno dice che i «tagli» riguardano l'aumento tendenziale della spesa e non gli euro sonanti che vengono effettivamente spesi ogni anno.
Non si stanno accorgendo, o fingono di non accorgersene, che il Paese è fiscalmente stremato, che nuovi aumenti di tasse, o l'inasprimento dei controlli, sono misure criminogene, faranno scattare presso i contribuenti ulteriori meccanismi di autodifesa, indurranno molti ad evadere, quindi non produrranno il gettito atteso, oltre a deprimere ulteriormente un'economia già asfittica.
Evasione ed elusione in Italia sono così estese e capillari, così sistemiche, che non può trattarsi di un problema "antropologico" (il nostro scarso senso civico), ma di un problema squisitamente economico. Al netto di furbi e delinquenti, sono forme di autodifesa dalla voracità predatoria dello Stato. Se improvvisamente la cosiddetta "lotta all'evasione" dovesse avere successo, vedremmo precipitare la nostra economia, chiudere migliaia di aziende e la perdita di milioni di posti di lavoro, regolari o in nero che siano. Sì, a livello sistemico l'evasione è l'anticorpo che sviluppa il corpo sociale per rendere ancora possibili, convenienti, le attività produttive, e il sommerso non è che una forma di welfare contro la disoccupazione a cui ci condannerebbe la rigidità del mercato del lavoro legale.
Per descrivere l'avvitamento su stessa della coalizione di governo si presta benissimo la critica che indirizzò McCain al suo partito nel 2008: "Al governo per cambiare lo Stato, lo Stato ha cambiato il centrodestra". E' questo che è accaduto negli anni e credo che ormai la situazione sia irrecuperabile. Tra l'altro, il nuovo amore del centrodestra per le tasse e per lo stato di polizia tributaria avrà l'effetto di dare la stura ai più bassi istinti statalisti della sinistra, provocando uno slittamento complessivo dello spettro politico verso lo statalismo. Arriveremo al punto in cui la patrimoniale apparirà come la misura più liberale a disposizione.
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