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Monday, October 08, 2012

Dove cascano gli asini

Surreale, ma allo stesso tempo rivelatore. Gli stessi partiti che si "litigano" Monti - chi vorrebbe il bis (Casini), chi addirittura lo vorrebbe candidato premier (Berlusconi), e chi comunque lo ritiene una «risorsa», e la sua "agenda" un «punto di non ritorno» (Bersani) - cercano di affossare la sua unica vera riforma, quella delle pensioni.

E' ormai spudoratamente evidente che dietro il tentativo di salvare i cosiddetti "esodati" il vero obiettivo, sciagurato, è quello di smontare la riforma Fornero. E' iniziato oggi alla Camera l'esame di un provvedimento, a firma Damiano e altri, sostenuto da tutti i partiti (anche dal Pdl, tranne Cazzola), che di fatto reintroduce le pensioni d'anzianità. Un'operazione simile al primo atto del governo Prodi, che abolì lo "scalone" Maroni al modico prezzo di 9 miliardi di euro, conto scaricato sulle spalle dei lavoratori precari. Stavolta il prezzo dovrebbe aggirarsi sui 5 miliardi - non esattamente noccioline di questi tempi - da reperire attraverso (indovinate un po'?!) nuove tasse.

Ma la copertura è a rischio per l'erario, perché il settore che si vorrebbe colpire, ancora quello dei giochi, è in contrazione (per la crisi e proprio per l'eccessivo prelievo fiscale), e ammesso che il valore non sia sottostimato, si tratterebbe comunque di tanti soldi, troppi. Basti pensare che il governo è disperatamente alla ricerca di 6,5 miliardi di euro per scongiurare definitivamente nuovi aumenti dell'Iva e che ci sarebbe da tagliare al più presto il cuneo fiscale, altrimenti ci saranno così tanti disoccupati che si porrà il problema non degli "esodati" ma di come pagare le pensioni. E come ha avvertito, già nel mese di agosto, il ministro Fornero, c'è il rischio che simili misure vengano prese male dall'Europa e dai mercati, compromettendo gli sforzi di stabilizzazione finanziaria fin qui compiuti.

Va detto, poi, che molti dei cosiddetti "esodati" sono dei miracolati, usciti dal lavoro con buonuscite generose e pensioni (per lo più calcolate col sistema retributivo) che le generazioni future possono soltanto sognare. Come vincere alla lotteria.

Non solo è surreale che tentino di smontare la riforma proprio coloro che o sostengono la necessità che l'esperienza Monti continui (Pdl e Udc), o che comunque non vada dispersa e, anzi, rappresenti un punto di partenza rispetto al quale non indietreggiare (il Pd, a parole). E' anche una definitiva cartina di tornasole: chi sostiene la controriforma "Damiano e altri" è letteralmente unfit, inadeguato a governare il paese, ci porterebbe in un baratro greco.

Bersani dovrebbe spiegare non solo come si concilia il suo alleato, Vendola, con l'"agenda Monti", ma come si concilia con essa lo stesso Pd, visto che mentre il segretario è impegnato a ripetere che l'operato del premier è un «punto di non ritorno», i suoi in Parlamento - come l'ex ministro Damiano, non proprio l'ultimo arrivato - lavorano per smontare le sue riforme.

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