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Thursday, October 25, 2012

Primarie, non è il momento di essere troppo choosy

La doppia mossa di Berlusconi (ritiro e primarie) era l'unica possibile, necessaria anche se non sufficiente, per tentare di rianimare il Pdl e rifondare il centrodestra. Ora occorre che siano primarie credibili: le più aperte possibili nelle regole, per attirare il maggior numero di elettori, non solo i militanti, e candidature estranee alla nomenclatura del partito; che non siano le vecchie facce a infestare tv, radio e giornali, monopolizzandone la comunicazione; e che si confrontino linee politiche davvero differenti, perché il Pdl, e un ipotetico nuovo centrodestra, ha urgente bisogno di sciogliere la matassa ormai indistinguibile della sua politica economica, il cui bandolo negli anni si è perso, tra la mutazione del tremontismo e veri e propri rigurgiti assistenzialisti. Solo poche ore fa i deputati del Pdl in Commissione Lavoro (con la sola eccezione di Cazzola) hanno votato, insieme al Pd, un aumento delle tasse per sussidiare gli esodati.

Come dimostra l'agguerritissima corsa nel centrosinistra, le primarie fanno bene ai partiti che le organizzano. Il Pd ci ha guadagnato: in centralità nel dibattito politico, mobilitazione della propria base, interesse suscitato nell'elettorato potenziale e, dunque, anche qualche punto nei sondaggi. Anche se personalità e gruppi esterni decidessero di non prendervi parte, e dovessero quindi ridursi ad un confronto interno, praticamente un congresso di 6-7 settimane, le primarie non potranno nuocere al Pdl più dell'attuale immobilismo.

Per questo, per chi ambisce a liquidare il Pdl, o a rinnovare l'offerta politica nel centrodestra, restare a guardare potrebbe rivelarsi politicamente costoso. La diffidenza è comprensibile, ma il definitivo passo indietro di Berlusconi e le primarie tolgono molti alibi ai vecchi e nuovi attori troppo choosy. Rappresentano una indiscutibile novità e opportunità di rinnovamento, sia della struttura sia del ceto politico del centrodestra. Si può diffidare delle reali intenzioni del Pdl, ma se la precondizione per l'avvio di qualsiasi dialogo era il ritiro di Berlusconi e la contendibilità della leadership, ora bisogna almeno sedersi al tavolo per andare a vedere le carte.

C'è il tatticismo esasperato di Casini, che però a forza di aspettare il cadavere del Pdl passare, potrebbe morirci sulla riva del fiume. E c'è la preoccupazione legittima di chi vuole presentarsi come novità assoluta (vedi Fermareildeclino e Montezemolo) di non sporcarsi le mani con un ceto politico ormai compromesso. Ma se non si hanno le forze per puntare ad essere maggioritari, per spazzare via tutto a suon di milioni di voti, la politica è anche "sporcarsi le mani", mettersi in gioco, farsi contare, se non si vuole essere velleitari. Saranno primarie-farsa al solo scopo di incoronare Alfano? Se così fosse, però, la responsabilità sarebbe anche dei mancati sfidanti troppo choosy.

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