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Monday, December 10, 2012

Beato chi non mistificherà il mio operato

«Non vanno drammatizzate» le reazioni dei mercati, ai quali ricorda che «questo governo è ancora in carica», nel pieno dei poteri, e chiunque dovesse vincere le prossime elezioni, assicura, «sarà responsabile con gli impegni presi con l'Europa». Non sta considerando, «in particolare in questa fase», la questione di una sua candidatura. Vede un rischio, quello dei «populismi», che «c'è in ogni paese» e che va combattuto «nella campagna elettorale». Si dice convinto che i cittadini siano «maturi, non disposti a credere a promesse irrealistiche, da qualunque parte arrivino queste promesse», e auspica che non ci siano «mistificazioni» del suo operato, e nel caso «qualcuno vorrà negare il fondamento di queste cose fatte, mi auguro che ci siano altri che argomenteranno in senso opposto».

Il suo primo intervento da "dimissionario" lascia intendere che Monti non abbia alcuna intenzione di bruciare le sue carte, né di intralciare Bersani, candidandosi apertamente e che, anzi, con una certa malizia stia offrendo la sua "benedizione" ex post a chi durante la campagna elettorale non mistificherà il suo operato. Sarebbe forse azzardato leggervi, in filigrana, un "sì" ad una specie di ticket Bersani-Monti (il primo a Palazzo Chigi, il secondo al Quirinale, come "garante" non solo della Costituzione ma anche degli impegni presi dall'Italia in Europa), ma in queste parole sembrano esserci tutti i concetti che Monti si limiterà a ripetere durante la campagna elettorale, preparandosi quindi non a scendere in campo per guidare un fantomatico «schieramento liberale» (dove sarebbe?) contro lo «squadrone» di Bersani, bensì ad un ruolo di "legittimatore", agli occhi della comunità internazionale e del mondo finanziario, di un governo di centro-sinistra (dal Quirinale, o da Palazzo Chigi se dalle urne dovesse uscire una situazione di stallo al Senato).

Su una cosa ha ragione Wolfganf Munchau: «Mr Monti's year in office has been a bubble» e «little has really changed over the past year, except that the economy has fallen into a deep depression». I problemi dell'Italia si possono risolvere solo "politicamente" e «per quanto Berlusconi possa essere stato incapace e comico nel suo ultimo mandato, la sua diagnosi dei problemi dell'Italia è esatta».

E ha senz'altro ragione anche Luca Ricolfi, su La Stampa:
«Monti ha fatto molto di meno di quello che ci si sarebbe aspettati da un presunto liberale come lui. Monti ha ritenuto che il problema numero uno dell'Italia fosse ridurre il deficit dei conti dello Stato e che l'unico mezzo per farlo fosse aumentare le tasse. Ha provato a liberalizzare, ma si è fermato quasi subito e su quasi tutta la linea. Ha molto parlato di ogni genere di riforme, ma di riforme incisive e riuscite ne abbiamo viste ben poche. Se avesse osato di più, tagliando di più costi della politica e sprechi, e risparmiando i produttori di ricchezza, oggi ci sarebbero (leggermente) meno famiglie in difficoltà e (decisamente) più speranze per il futuro».
Il che non significa, ovviamente, che se fosse rimasto Berlusconi la situazione oggi sarebbe migliore. Tutt'altro. Ma che Monti in questo anno non ha posto le premesse per una discesa in campo nell'unico spazio politico, quello di centrodestra, lasciato vuoto dal fallimento del berlusconismo, piuttosto si è inimicato quell'elettorato, mai come oggi ben disposto a valutare nuove offerte politiche (non centriste e terziste, però), sprecando così una grande occasione storica.

1 comment:

Anonymous said...

Non c'è alcun bisogno di mistificare il suo operato,basta guardare i freddi numeri per rendersi conto del totale fallimento di Monti e dei suoi presunti tecnici.
Toni