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Tuesday, January 08, 2013

Apologia delle promesse elettorali

Anche su Notapolitica

Siamo arrivati al punto che qualsiasi proposta di riduzione delle tasse, si tratti di Imu, Irpef o Irap, viene additata come irresponsabile demagogia, becero populismo. Ogni proposta viene irrisa o snobbata: e meno è generica, più è corredata di numeri, peggio è. I conti non lo permettono, l'Europa non lo permette, la Merkel non lo permette. In parte il discredito generato dal fallimento del precedente governo di centrodestra nel mantenere le sue promesse in tema fiscale ha contribuito ad alimentare questo clima nel dibattito pubblico, rendendo difficile per chiunque raccogliere il testimone della battaglia per la riduzione delle imposte. Dal momento che i politici non le mantengono, rifiutarsi di fare promesse è diventato sinonimo di serietà e quindi un tratto distintivo del profilo del premier dimissionario Mario Monti, e per il segretario del Pd Bersani un pulpito dal quale denunciare il populismo di Berlusconi e differenziarsi dal suo stile politico.

Le promesse elettorali sono state in qualche modo bandite, messe fuori legge, al di fuori della sfera della rispettabilità politica. In effetti, le promesse sembrano fatte apposta per non essere mantenute. In ogni ambito della vita, figuriamoci in politica. Forse sarebbe meglio parlare di impegni. Chiamateli come volete, forse il problema non sta nelle promesse o negli impegni, bensì nel mantenerli una volta assunti. Ma in politica non se ne può fare a meno. E' poi sulla capacità di onorarli che si dovrebbe misurare la credibilità di un politico. Serio e affidabile non è il politico che non fa promesse o non prende impegni. Costui semplicemente non è un politico. Serio e affidabile è il politico che si assume degli impegni, anche rischiando, mettendoci la faccia, e li onora.

Sembra accorgersene piano piano anche Mario Monti, il cui difetto principale di questo inizio di campagna elettorale è di evitare qualsiasi allusione che possa suonare come promessa per preservare la sua immagine di tecnico, non politico, serio e affidabile, rischiando però di non comunicare altro che grigiore all'opinione pubblica. Nelle sue ultime apparizioni televisive, anche Monti sembra aver capito che la propria autorevolezza personale non può bastare agli elettori come garanzia di una prospettiva di miglioramento delle loro condizioni di vita. Occorre esporsi: l'Imu va rivista, l'Irpef ridotta di un punto, e nella sua agenda è apparso persino un «reddito minimo di sostentamento» che a occhio e croce dovrebbe costare diversi miliardi di euro. Dove li trova i soldi? E' lo stesso Monti che diceva che abolire l'Imu sulla prima casa è da demagoghi irresponsabili?

Certo, la pressione fiscale è eccessiva, occorre ridurla, concedono più o meno tutti, politici e opinionisti, ma «non appena le condizioni generali lo consentiranno», o con i proventi della lotta all'evasione fiscale, o quando i ricchi pagheranno il giusto. Sono queste le espressioni che suonano come "responsabili", ma dietro cui in realtà si nasconde l'inganno, o semplicemente la mancanza della volontà di agire.

Ridurre le tasse non solo è possibile in modo responsabile, cioè tagliando la spesa e il debito, ma doveroso dal punto di vista etico e l'unica speranza per tornare a crescere dal punto di vista economico. Il problema non sta nelle proposte in tal senso, ma nella credibilità di chi le avanza. L'Imu sulla prima casa vale 4 miliardi. Si può ritenere opportuna o meno la sua abolizione, ma non si può sostenere che non si possono trovare le coperture necessarie. Per ridurre la pressione fiscale di un punto percentuale l'anno per cinque anni occorrono circa 16 miliardi l'anno. L'impresa è ardua ma non impossibile, a patto di ridurre spesa corrente e interessi sul debito (quindi abbattendo anche lo stock del debito), che ammontano annualmente a 800 miliardi. E a patto, ovviamente, di avere la volontà politica di farlo, il che significa anche saper individuare i capitoli di spesa da tagliare e non raccontare balle. Soprattutto in tema fiscale nessuno può rivendicare copyright. Tutte le proposte e varianti possibili e immaginabili sono sul tavolo da anni. Il punto è capire chi è più credibile nel farle proprie oggi. Le promesse sono il sale della politica; il problema è mantenerle, non evitare di farne.

3 comments:

Cachorro Quente said...

Effettivamente, se uno ha vissuto in criostasi negli ultimi sei anni può avere difficoltà a capire perchè le promesse elettorali di Berlusconi sull'IMU vengono accolte così irrispettosamente.
Altrimenti, la sorpresa è più che altro costituita dal 30% (presunto) di persone che torneranno a votare Lega e PDL, evidentemente vissute anche loro in criostasi o più semplicemente un pelo masochiste.

JimMomo said...

il paradosso è che quella sull'Ici è una delle poche promesse che Berlusconi ha mantenuto e che quella sull'Imu una delle poche che potrebbe davvero mantenere. Ma ripeto, non è che siccome B. non ha mantenuto le sue promesse, adesso nessuno deve farne più. Questo il senso del post.

Cachorro Quente said...

Il problema non è se l'ha mantenuta o meno, il problema è se poteva permettersi di mantenerla.

Poi Berlusconi può fare tutte le promesse elettorali che vuole, nel momento in cui uno attua una sospensione del senso dello stupore di fronte al fatto che si ricandiderà e che qualcuno lo voterà, per quanto mi riguarda può anche andare a Otto e Mezzo con un costume da gorilla.