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Friday, March 30, 2012

La giornata: tregua Monti-partiti, ma nulla sarà come prima

Con una furba lettera al Corriere Monti ha chiuso la lite con i partiti, ma è solo una tregua. Nulla infatti sarà come prima. Ad aprire la nuova fase, la scelta del ddl come veicolo legislativo della riforma del lavoro. Un vistoso rallentamento, un segno di debolezza, per di più accompagnato dalle prime crepe all'interno dello stesso Cdm, con alcuni ministri a giocare di sponda con il Pd. Dal suo tour asiatico Monti ha provato a tirare le redini, ripetendo né più né meno i ragionamenti sui partiti che fa dal giorno dell'investitura. Solo che nel frattempo i partiti hanno cambiato atteggiamento e li recepiscono diversamente. Anche i filo-governativi Corriere e Repubblica stavolta hanno ripreso il premier per le sue esternazioni.

Nella sua lettera di pacificazione Monti sembra usare il tono sarcastico di chi sta in realtà negando le cose che afferma. Se l'Italia ha imboccato la via delle riforme, è merito dei partiti e della maturità del Paese. Dopo le elezioni del 2013 torneranno sì i politici, ma vedrete che il loro comportamento, si dice certo, «non sarà quello di prima». Le sue parole quindi sono state fraintese, anzi intendeva l'esatto opposto di come è stato interpretato in Italia: non attacco i partiti, al contrario cerco di spiegare agli investitori esteri che il merito della nuova fase è proprio dei partiti. Peccato che all'estero, non manca di segnalare con tono finto-addolorato, resta la «percezione errata» che il merito delle riforme sia dei tecnici, e che il «nuovo corso possa essere abbandonato quando, dopo le elezioni, torneranno i politici». Sottinteso: mica vorrete accreditare questa "errata" percezione!

Nonostante la sensazione di presa per i fondelli, i partiti accolgono la tregua, ma è Casini che mette i puntini sulle "i": se il governo è riuscito a fare quello che ha fatto, «lo deve alla politica e non allo Spirito Santo. Siamo noi che lo sosteniamo». Insomma, l'aria è cambiata, la luna di miele è finita, e con essa probabilmente anche la spinta riformatrice del governo. Anche perché a suggellare la nuova fase sono arrivate le raccomandazioni del capo dello Stato, il quale predica concordia e coesione, sostiene Monti nella sua agenda di riforme, ma allo stesso tempo fa capire che d'ora in poi sarà più stringente il suo controllo sul ricorso a decreti e fiducie. Se quindi Monti avverte che all'estero c'è attesa, ci si chiede con quali tempi il Parlamento approverà la riforma, e se la sua portata riformatrice resterà integra o verrà diluita, Bersani ostenta ottimismo sull'articolo 18 «alla tedesca».

Anzi, secondo un retroscena - forse un po' troppo ottimistico - di Repubblica, sono già allo studio dei ministri Fornero e Severino le opportune correzioni per accontentare il Pd: o limitando il nuovo art. 18 ai nuovi assunti, o rafforzando la tutela giudiziale (ricorso automatico al giudice in tutti i casi). In soccorso di Monti, ma finendo probabilmente per accendere ancor di più gli animi nel Pd camussiano, arrivano Marchionne («la riforma va fatta, non c'è alternativa»), Bombassei («Confindustria deve sostenere la riforma del governo») e Montezemolo («sosteniamo con convinzione la riforma Fornero»).

Non resta che rendersi conto dall'articolato che il governo presenterà in Parlamento se la riforma arriva già morta.

1 comment:

Anonymous said...

Tra socialdemocratici e cristianosociali (tutti statalisti), i quattro gatti liberali (italiani ed europei) finiranno come quelli del Colosseo: a sopravvivere, miagolando alla Luna, tra le vestigia di un grande edificio diroccato, simbolo di un'illusione grandiosa che fu (lo stato sociale/socialista).

E se la nostra vita futura dipenderà, ancora una volta, dall'esito delle presidenziali USA... stiamo freschi per almeno altri 4 anni!

THE ROAD TO SERFDOM, di nuovo.