Pagine

Friday, April 20, 2012

La giornata: spread a 400 e la politica finisce in burlesque; parte Italo e Montezemolo scende

Solo «volatilità» per il viceministro Grilli (questa l'avevamo già sentita...), intanto lo spread è a 400 - e Moody's dice chiaro che siamo già a livelli insostenibili - mentre Piazza affari arresta la caduta (in mattinata si stava avvicinando alla soglia dei 14.000 punti). Ma al Fmi starebbe per arrivare un paracadute da 400 miliardi di dollari dal G20.

La «resa» sul reintegro nei licenziamenti individuali non è servita a molto, la Camusso conferma che lo sciopero generale si farà, ma soprattutto che sull'articolo 18 «la partita è tuttora aperta» e umilia Monti prendendosi il merito del «primo vero e proprio passo indietro del governo».

Intanto anche il Financial Times, dopo il WSJ, bacchetta Monti: deve fare di più per rilanciare la crescita, altrimenti «i mercati continueranno a chiedersi se il Paese riuscirà mai a ripagare il suo debito». Ok, questo lo sappiamo tutti, ma il FT aggiunge anche il "come": tagliare la spesa per tagliare le tasse. Liberalizzazioni e riforma del mercato del lavoro, osserva il quotidiano, «potrebbero avere un effetto sulla crescita ma entrambe non rispondono appieno ai bisogni dell'Italia. Qualsiasi effetto avranno sull'economia si sentirà soltanto a lungo termine». Servono misure immediate: «Il mostruoso settore pubblico italiano e il suo vorace sistema politico consentono risparmi che non andrebbero a colpire la qualità dei servizi pubblici essenziali. Le risorse recuperate potrebbero essere usate per ridurre la pressione fiscale sul Paese, che si prevede toccherà un sorprendente 49% nel 2013». Monti «merita credito» - conclude severamente il FT - «ma la sua agenda economica rischia di rivelarsi non all'altezza».

Sul piano mediatico Berlusconi che si presenta al processo Ruby ruba la scena a tutti gli altri casi: ma sono le battute sulle «gare di burlesque» che campeggiano su tutti i siti, forse per non dover raccontare che i due poliziotti di turno la sera dell'arresto non è che abbiano proprio confermato l'impianto accusatorio della Boccassini, cioè le «pressioni» del premier per rilasciare la ragazza.

Sul piano politico la giornata è dominata dal fumogeno di Casini che ha gettato scompiglio nel campo del Pdl, tanto che ha indotto Alfano a rilanciare promettendo effetti speciali ancora più spettacolari: «Io e Berlusconi annunceremo la più grossa novità che cambierà il corso della politica». Ma dopo la pubblicità...

L'Udc fa sul serio e azzera i vertici. Imbarazzo in Fli e Api per il predellino di Casini (che tanto criticò quello di Berlusconi nel 2007), ma da tempo si sono rassegnati a salirci.

Casini pensa ovviamente ad un contenitore a vocazione "grancoalizionista", promotore o interprete della Grande Coalizione, fiero erede dell'esperienza montiana. Ripete che «Monti non è una parentesi», che «politici e tecnici sono nella stessa barca e devono remare insieme». Per Pd e Pdl «profondo rispetto», per il «senso di responsabilità» dimostrato, ma ora è «auspicabile continuare insieme un percorso di ricostruzione italiana», anche dopo il 2013, perché riformare l'Italia «in profondità» richiederà anni ed è «illusorio pensare che si riapra la fase degli uomini della Provvidenza». «L'operazione-salvataggio» di Monti, ammonisce il leader Udc, «è ancora in corso e nessuno può permettersi di sabotarla». Ci tiene quindi a sottolineare che «la nostra iniziativa e la sua riuscita si misura sulla capacità di rafforzare questo tentativo senza esitazioni». Peccato però che facendo apparire il governo Monti funzionale al suo disegno politico, e i suoi ministri tecnici leader "in sonno" del nuovo partito, rischia di scatenare pericolose tensioni nella maggioranza, di compromettere l'esperienza che si propone di rafforzare e persino di indurre il precipitare verso elezioni a ottobre. Tant'è che il Quirinale non ha mancato di far trapelare la sua irritazione.

Casini è da sempre ossessionato dai contenitori piuttosto che dai contenuti, è il leader del compromesso "a prescindere". La riforma del lavoro esce fuori timida, persino dannosa? Fa niente, l'importante è lo «sforzo collettivo» in sé, la Grande Coalizione, ed esserne il celebrato architetto. Ha intuito le insidie del tecno-centrismo, che qualche ministro tecnico può pensare di giocare una sua partita personale, che nuove offerte politiche (tra cui quella di Montezemolo) possono trovare ampi spazi nel campo dei moderati dopo il passo indietro di Berlusconi. Quindi ha deciso di giocare d'anticipo, di allestire un nuovo carro nel quale è pronto ad accogliere tutti, anche a farsi scudiero. Non ambisce alla premiership (troppo lavoro), ma alle poltrone istituzionali (il Quirinale è il sogno di tutti i democristiani). L'importante è che sia lui al centro di ogni equilibrio e di ogni compromesso.

Ma siamo sicuri che Passera o Montezemolo, o chiunque altro, se e quando scenderanno in campo, vorranno farsi accompagnare da Casini, Fini e Rutelli? A giudicare da un paio di tweet ironici del direttore di Italia Futura, Andrea Romano, almeno il secondo non ci pensa proprio. Il presidente della Ferrari è sfuggente rispetto ai rumors degli ultimi giorni. A chi gli chiede del suo ingresso in politica risponde «non mi parlate di politica, è come se mi parlate della luna, e oggi la luna non c'è». Però durante il primo viaggio del nuovo treno Italo, fa già sapere che una volta «avviato il servizio, tra qualche tempo, lascerò la presidenza e rimarrò azionista».

Paradossalmente Casini può sperare che ministri tecnici, o lo stesso Montezemolo, si convincano a farsi "cooptare" se resta in vigore la legge elettorale che il leader centrista tanto avversa. La riforma di cui si discute, invece, aprirebbe il campo a nuovi giocatori in proprio. Non ci sarebbe da stupirsi se il più appiattito sostenitore di Monti in realtà, in segreto, stesse accarezzando la speranza di votare a ottobre con questa legge, dando chiaramente la colpa agli altri.

No comments: