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Thursday, April 12, 2012

Spesa pubblica "way of decline"

L'avevamo capito già dopo la manovra di dicembre (il cosiddetto decreto "Salva-Italia"), ma allora il ricorso quasi unicamente a nuove tasse, anziché ai tagli di spesa, per correggere i conti pubblici poteva essere giustificato con il poco tempo a disposizione per salvare il Paese, giunto sull'orlo del baratro in cui stava precipitando la Grecia. Trascorsi quattro mesi, dopo che le azioni della Bce e l'autorevolezza personale del professor Monti ci hanno fatto guadagnare tempo prezioso, l'intervista al sottosegretario Piero Giarda sgombra il campo dagli ultimi equivoci: non è che non ne sia capace, o che non ne abbia il tempo, il governo dei tecnici non vuole mettere a dieta lo Stato per diminuire la pressione fiscale, cioè non ha alcuna intenzione di adottare l'unica ricetta in grado sia di far scendere il debito pubblico che di rilanciare la crescita. In questo senso le parole di Giarda sono davvero illuminanti: obiettivo del governo Monti non è salvare l'Italia, gli italiani, ma lo Stato con tutti i suoi baracconi, centrali e periferici. Non vuole cambiare l'attuale modello socio-economico, che vede lo Stato intermediare oltre la metà della ricchezza prodotta. Vuole salvarlo, obeso com'è, perpetuarlo, apportando al sistema gli aggiustamenti minimi indispensabili, perché tutto sommato è un Bengodi per gli "incumbent" politici, economici e sociali di cui è espressione, e per le burocrazie statali che lo gestiscono.

Come certificano le parole del sottosegretario Giarda - e già mesi fa la Corte dei Conti constatando l'ulteriore aumento del livello di intermediazione del bilancio pubblico - la risposta di questo governo alla crisi è in totale continuità con quella di tutti i governi - politici o "tecnici" - che si sono susseguiti dai primi anni '90 in poi. E in estrema sintesi consiste nella statalizzazione a tappe forzate della ricchezza privata, così da consentire alle classi politiche e burocratiche di continuare a elargire ai propri clientes sempre più spesa pubblica, ricavandone potere e privilegi.

Più di tutto Giarda e gli altri tecnici al governo sembrano temere «lo scardinamento della "way of life" del settore pubblico italiano». L'intermediazione statale va preservata a tutti i costi nelle sue grandezze fondamentali, anche al prezzo di distruggere il tessuto produttivo del Paese. Peccato che più che una "way of life" quella italiana si sia rivelata una via certa verso il declino - economico, sociale e civile del Paese.
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1 comment:

Anonymous said...

The road to serfdom