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Wednesday, May 18, 2005

Pericolosa deriva anti-americana? Ci sono derive e derive

Ahimé, un dirigente radicale (piuttosto altezzoso e perbene) avverte che «il problema non è lo scoop fasullo di Newsweek. E' il fatto che un episodio di per sé insignificante ha fatto scatenare qualcosa che doveva già essere presente, represso, nel sentimento collettivo...»
Ah! Questi americani che si fanno odiare così tanto, quando impareranno?
«Chi ne esce malconcio, - prosegue il dirigente (di cui parliamo perché non è una voce qualsiasi, ma una voce autorevole) - per la sua incapacità a comprendere il fenomeno, storicamente come politicamente, sono i Bernard Lewis, i Bin Bin Ledeen, i Magdi Bum Bum Allam, ecc. Volgari propagandisti, venditori di noccioline...»
Dare del «volgare propagandista» a uno studioso come Bernard Lewis la dice già tutta, e le piazze islamiche che dovevano cacciare via gli americani dal Golfo persico a forza di manifestazioni non si sono viste. No, finora quelle piazze si sono mosse contro la Siria, contro i regimi autocratici che opprimono le società arabe. Proprio l'effetto che volevano ottenere Bush e i neocon.

Ma qui ci preoccupa qualcos'altro. Il problema è Newsweek, sono i media tradizionali accecati dal politically correct, dai pregiudizi imperanti. Concordiamo con 1972, è «la più grande deriva mediatica di tutti i tempi». E' un'epidemia: la CBS ha fabbricato documenti falsi contro il presidente. Scoperta la bufala, si è dovuto dimettere Dan Rather; Il NYT ha scritto che Bush si è inventato l'"esportazione" della democrazia dopo che non si erano trovate armi. Falso; la BBC ha accusato Blair di aver sexed-up il dossier sull'Iraq. Smentita dalla commissione di Lord Hutton.

Perché tutto questo? Cosa sta capitando? Ci convince 1972:
«Per pregiudizio, disonestà, malafede. Per quello strano concetto proprio di certo giornalismo ideologico secondo cui la libertà di stampa diventa autorizzazione alla menzogna (cosciente o meno) quando l'oggetto sono Bush, l'America, l'Occidente mentre richiede cautela fino all'autocensura se dei nemici di Bush, dell'America, dell'Occidente si sta parlando.
(...)
In America, un paese serio, gli scandali vengono alla luce con una frequenza mai vista prima e portano spesso a pubbliche scuse e dimissioni. Ma in Europa quello dell'informazione è un buco nero che nessuno osa o è capace di mettere in discussione seriamente. Negli ultimi tre anni abbiamo assistito ad una involuzione mostruosa negli standard etici e professionali, ad una battaglia culturale lanciata contro noi stessi, alla descrizione di un mondo capovolto in cui le vittime diventano carnefici e i carnefici vittime, al trionfo della disonestà intellettuale. E sempre solo in un senso. Ecco, adesso basta. Che la rivoluzione partita dall'America arrivi presto anche qui e smascheri gli scribacchini ammantati di politically correct che impartiscono lezioni dalle colonne dei giornali o dagli studi televisivi, regolarmente smentiti dalla realtà e incapaci di riconoscerlo».
Non c'è da sorprendersi poi se l'opinione pubblica reagisce così.

2 comments:

Anonymous said...

da un dirigente radicale non mi sarei mai aspettato un insulto del genere a bernard lewis. :-(

quanto al sondaggio: solo il fumetto horror può pubblicare con grande risalto cose del genere. si preoccupasse di cose ben più serie, come i sermoni nazistoidi trasmessi dalla tv dell'anp.
e poi il Furio fa la verginella ergendosi a paladino della lotta contro l'antisemitismo

Anonymous said...

chi ha detto che il tempo rende più saggi?