Pagine

Wednesday, May 11, 2005

Astenetevi pure, ma a me viene da ridere

Gianfranco Fini voterà 3 Sì e un NoIl vostro parlare sia sì sì, no no: il di più, viene dal Maligno (Mt 5:37)

Gianfranco Fini, con l'annuncio dei suoi tre sì e un no, ha provocato un terremoto politico. L'outing lo espone e insieme lo premia a fronte della reticenza trasversale dei leader, con l'eccezione dei «sì per la vita» di Piero Fassino. Italo Bocchino è con il suo presidente e spiega perché. Giornata memorabile ieri, anche per la visibilità che sta ottenendo la campagna on-line dei radicali. Sempre più influente il ruolo delle donne: cosa sarebbero gli italiani, e i loro politici, senza mamme, mogli e figlie?

Interessante il retroscena di Fabio Martini su La Stampa. Con la sconfitta alle regionali, soprattutto nel Lazio, dove Storace era appoggiato dalla Curia, i leader della CdL avrebbero cominciato a fare i conti con l'inconsistenza dell'appoggio elettorale delle gerarchie ecclesiastiche, tesi da sempre sostenuta da Marco Pannella. «Marco, sulla Chiesa avevi ragione tu...», gli avrebbe detto Berlusconi al telefono. Fini potrebbe essere stato il primo a smarcarsi e lo strappo di An nei rapporti con il Vaticano a lungo coltivati è stato avvertito da molti: in fumo anni e anni di lavoro, si rammarica Buontempo.

Dunque, Fini entra nella cerchia dei relativisti e si merita l'anatema laico-devoto di Giuliano Ferrara. Se si cominciano a vedere relativisti ovunque (e mi viene in mente Tognazzi in "Vedo nudo" anche se le "malattie" sono diverse) forse ci sarebbe da riflettere, invece di agitare la spada del templare. La fragilità della battaglia ratzingeriana al relativismo sta nell'ostinarsi a condannare il relativista in tutti coloro che vivono scelte guidate da valori (dunque non nell'assenza di valori) non necessariamente opposti, solo diversi da quelli indicati dal magistero vaticano. Una visione "settaria" non della fede, ma della mera "osservanza", che tradisce lo spirito ecumenico della Chiesa. Atei devoti, clericali, clerico-fascisti rischiano di apparire chiusi nella rocca vaticana come in una fortezza medievale. Preferiscono presentarsi come un nocciolo duro e dogmatico che si prepara nella saldezza delle proprie convinzioni a rompere un assedio secolarista che è più un mulino a vento donchisciottesco.
E' questo l'umore nervosetto del capofila degli astensionisti, Rocco Buttiglione: i cattolici che vanno a votare «o sono stupidi o traditori». Simpatico come sempre.

Astenersi è la parola d'ordine, rivolta sia al mondo della politica, sia ai fedeli, della Cei, che sui referendum contro la legge 40 sulla fecondazione assistita ha organizzato la più corposa e dispendiosa macchina bellica elettorale dal '74 (ecco dove vanno gli oboli dell'8 per mille...). Una considerazione facile facile che non si può contraddire: con tutta evidenza, non c'è neanche bisogno di dimostrarlo, il solo motivo per cui in una consultazione referendaria valida solo se raggiunto il quorum del 50% dei votanti da una parte non si faccia campagna per il "No" ma per l'astensione è che questa parte sa di perdere, sa già di essere minoranza nel Paese. Non ci sarebbe altrimenti motivo per chi si oppone al quesito referendario di rinunciare in partenza alla battaglia per far vincere i "No".

In realtà, le gerarchie ecclesiastiche, scrive Gian Maria Rusconi su La Stampa, tradiscono la debolezza dei propri argomenti e puntano non alle coscienze dei fedeli, ma alla difesa di una legge di "Cesare".
«Con la pressante raccomandazione dell'astensione infatti la gerarchia non si limita a mirare ad un obiettivo che ritiene congruente con la sua nussione religiosa, ma si sostituisce impropriamente alla politica. Fa cattiva politica. Offre lo scudo alla mediocrità e alla mancanza di coraggio e di idee dei politici professionali. Subordina le procedure democratiche ad una logica che le contraddice. E' assurdo infatti fare appello ad un astratto diritto del cittadino all'astensione nel momento stesso in cui si dichiara con toni drammatici che la posta in gioco è di importanza vitale per la convivenza civile. Così si sabota la democrazia, non la si costruisce.

Ma perché tanta paura a votare apertamente "no" al referendum? Viene il sospetto che dietro a questa incongruenza si nasconda un inconfessato senso di sfiducia nella forza dei propri argomenti. E' come se i buoni cattolici non debbano approfondire troppo la complessa problematica connessa al referendum. E la debbano lasciare a persone che si considerano più competenti».
Pensiamo allo slogan "Non si vota sulla vita". Si direbbe lo abbiano coniato i referendari per affermare che no, il Parlamento sulle scelte morali dei cittadini non deve intervenire. Dunque, astenersi è lecito, anche fare campagna per il non voto è lecito (anche se andrebbe approfondito il problema di uno Stato in tutto e per tutto "straniero" che insiste sul territorio italiano e che boicotta le consultazioni elettorali...), ma rimane pur sempre un trucchetto, uno stratagemma politicante che in alcun modo si può definire missione pastorale. Inoltre, il legislatore ha inteso porre il vincolo del quorum non perché fosse un'opzione del "No" al quesito, ma proprio per evitare che una decisione popolare possa essere presa nell'indifferenza di una maggioranza. La volontà del legislatore, quindi, è di favorire la partecipazione.

Proprio con quel 30/35% di indifferenti cronici alle scelte politiche di ogni segno e valore la Cei si allea. E la cosa fa sorridere di chi poi pretende di aprire battaglie contro il relativismo indifferente a questo o a quel valore. Da questa contraddizione non c'è modo di uscire. I referendum potranno non passare, ma il fronte anti-referendario rimarrà sempre, culturalmente e politicamente, minoranza nel Paese, con l'unico risultato di aver imposto un divieto truccando le carte in tavola. Missione pastorale? Difesa della vita? Suvvia, questo si chiama esercizio di potere vaticano, non mondano, mondanissimo.

Sorprendono le recenti dichiarazioni del cardinale Poletto. Un cattolico per formarsi un convincimento di coscienza dovrebbe usare due cose: la parola di Dio e il magistero della Chiesa. E usare la sua intelligenza per valutare queste due cose.
«Un cattolico che non faccia questo percorso di coscienza - dice letterale - non può dirsi davvero cattolico. E' un relativista, uno che non ha la coscienza cristiana formata, ma ha una coscienza a fisarmonica e la adatta a quello che gli conviene».
Siamo dunque all'anatema contro i cattolici che voteranno sì, e sono molti, forse più del 50%. Si prepara una scomunica di massa?
Ci è simpatico però, in fondo, questo Poletto, così spaurito dinanzi ai microfoni di Radio Radicale (ascolta)

Qualsiasi scelta si adatta all'essere cattolici per Oscar Giannino, che tutto può essere meno che un relativista. Su il Riformista il suo editoriale respinge ogni accostamento tra i ricercatori di staminali embrionali non e le SS.
«Per me – per la mia concreta esperienza di vita e per la diretta cognizione di reparti di malati terminali – il quesito prioritario è quello sulla libertà di ricerca in ordine alle cellule staminali embrionali. Aver letto le certezze propalate in questi mesi sul fatto che solo quelle adulte daranno risultati utili a sconfiggere malattie oggi senza risposta, da parte di chi si improvvisa oncologo neurologo e fisiopatologo, è fonte di amarezza per il rispetto che l'informazione dovrebbe sempre avere a temi di tale delicatezza. Vietare poi la ricerca persino sugli embrioni già congelati e destinati all'estinzione è privo a mio giudizio di ogni senso possibile, qualunque sia la fede religiosa e il credo filosofico che il legislatore abbia voluto adombrare. Tutto il riempir pagine sullo spettro dell'eugenetica nazista a tale proposito è un rigurgito accettabile nell'ottica della crisi della modernità riproposta dai cattivi eredi della scuola di Francoforte. Ma se Dio vuole – è il caso di dirlo – l'Occidente negli ultimi tre decenni ha prodotto anche anticorpi robusti e liberali... a chi crede di vedere nella tecnica lo strumento inesorabile della reificazione dell'uomo nel tramonto spengleriano dell'Occidente e del loro comune asservimento a una prospettiva di rinuncia a ogni umanesimo. In ogni caso, io di scienziati italiani che lavoravano sulle staminali embrionali ne conosco: effigiarli con le mostrine delle SS è semplicemente disgustoso».
Giannino è altrettanto chiaro sullo statuto dell'embrione, se sia o no già una persona:
«... che ciò che per "prudenza di dubbio" ai cattolici non tomisti sia oggi peccato debba diventare per tutti illecito e divieto, è scelta da rimettere ad altra sede del pulpito».

3 comments:

Raffaele Petrangeli said...

Gran bella analisi, precisa e puntuale. A conferma di ciò che dici riguardo alla paura della chiesa di perdere il referendum, basta leggere le reazioni scomposte dei vescovi italiani sulla presa di posizione di Fini. Ciao.

Anonymous said...

...il di piu' viene dal maligno.
Il di' meno (cioe' astenersi) NO.
Chi ti ha detto che il 50% dei cattolici andra' a votare? Lo Spirito Santo?

JimMomo said...

Sai, ho fonti molto in alto :-))

Siccome far conto sulle mie conoscenze o ai sondaggi rischia di essere fuorviante, aspettiamo e vediamo...