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Saturday, May 21, 2005

I giorni difficili degli anti-referendari

Rutelli, Giovanardi, ButtiglioneCorea del Sud batte Italia, di nuovo. E l'1-2 assestato in tre giorni da Christian Rocca a Ferrara

Non si può negare che si sia trattato di un brutto risveglio, ieri, per gli anti-referendari. La sera prima, Giuliano Ferrara conduceva nervosetto la sua trasmissione ospitata su Radio Radicale. Nonostante l'informazione distorta delle tv (corretta invece sui maggiori quotidiani), con cedimenti emotivi al mito del clone umano sconfinati persino in toni tra il sarcastico e il razzista sulla nazionalità sudcoreana dei ricercatori, questa notizia proveniente dalla Corea del Sud ha colpito nel segno:
«Sono state ottenute le prime linee di cellule staminali embrionali «su misura», prelevate da embrioni clonati a partire da cellule adulte prelevate da 11 pazienti colpiti da diabete giovanile, lesioni del midollo spinale e immunodeficienza. La ricerca, condotta fra l'università sudcoreana di Seul e quella statunitense di Pittsburgh, è pubblicata online su Science-express».
Cosa sono riusciti a fare dunque i ricercatori sudcoreani, cosa c'è di eccezionale? Lo spiega anche Anna Meldolesi su il Riformista:
«Hanno sviluppato con il trasferimento nucleare - la cosiddetta clonazione - la prima linea di cellule staminali embrionali umane... è ormai possibile produrre con grande efficienza cellule staminali embrionali clonate, dotate del patrimonio genetico di singoli pazienti... non esistono ostacoli biologici che impediscano di utilizzare il trasferimento nucleare per produrre efficientemente cellule staminali umane pluripotenti con un patrimonio genetico predeterminato... nei test in vitro si sono dimostrate istocompatibili con i singoli pazienti, condizione indispensabile per evitare reazioni di rigetto in un eventuale trapianto cellulare».
«Dopo mesi di discussioni astratte sull'embrione, un salutare bagno di realtà per il dibattito sulla legge 40», è il commento dell'editoriale su il Riformista.
«Si ricomincerà anche a parlare seriamente delle prospettive della ricerca sulle cellule staminali embrionali. Quelle che secondo gli astensionisti del Comitato Scienza e Vita non servono a nulla, e che la comunità scientifica italiana chiede a gran voce di poter studiare».
Già, perché nonostante la strumentalizzazione in chiave "terroristica" della parola "clonazione", associata alla riproduzione di una copia esatta di un essere vivente, al posto del più preciso termine "trasferimento nucleare", il passo avanti compiuto dai sudcoreani toglierà di mezzo, presso l'opinione pubblica, uno dei principali argomenti utilizzati dagli anti-referendari. Nessuno vende illusioni ai malati, si tratta di speranze di cura, di promesse della scienza, ma la concretezza di queste ricerche è ora dimostrata e i frutti potrebbero divenire maturi prima che si faccia a tempo a incrociare le armi della prossima "battaglia culturale".

Non so se vi rendete conto. Si parla di malati di diabete e lesioni spinali. Dal punto di vista biologico mi sembra difficile poter parlare, nel caso sudcoreano, di fecondazione. Non vi è concepimento, ma un trasferimento di materiale gentico appartenente ai pazienti: si prende il Dna da cellule adulte (quindi un Dn singolo e riconoscibile appartenente a una personata già nata), lo si trapianta in un ovulo svuotato del suo nucleo. E le blastocisti da cui si ottengono le cellule staminali embrionali non sono soggetti umani neppure nell'America conservatrice di Bush.

L'1-2 assestato in tre giorni da Christian Rocca al direttore del suo giornale è da Ko. Mercoledì scriveva dell'approccio pragmatico con il quale la commissione bioetica nominata dal presidente Bush, con a capo il filosofo iper conservatore Leon Kass, avanzava in un libro bianco non divieti, ma quattro soluzioni per ottenere «cellule equivalenti alle staminali embrionali, senza ricorrere alla creazione, alla distruzione o al danneggiamento di embrioni umani». Soluzioni legate alla fecondazione assistita, già vietate dalla legge 40, che però, come sapete, in America non vige, perché lì per davvero sulla vita non votano.

Giovedì un Ferrara tramortito cercava di mettere una pezza con un articolo di Giulio Meotti sul pensiero moralista dello stesso Leon Kass. «Abbiate paura», era il monito: «Molte persone sono incapaci di esprimere giudizi su ciò che è bene e ciò che è male, giusto o sbagliato». Dove l'ho già sentita questa?. Ieri però Rocca tornava sull'argomento (goduria!), spiegando qual è la situazione normativa nell'America conservatrice di Bush. Il presidente dei "moral values" sa che legiferare è un'altra cosa. In questa America, quella conservatrice e del risveglio religioso, nessuna legge limita la fecondazione assistita, né la ricerca sulle cellule staminali embrionali se finanziata con denaro privato. E addirittura nel Congresso a maggioranza repubblicana «201 deputati, 17 in meno della maggioranza, e 58 senatori, 8 più della maggioranza, hanno già firmato una proposta di legge bipartisan che ribalta» la decisione di Bush di finanziare con fondi federali soltanto la ricerca sulle linee embrionali già esistenti nel 2001, e non su quelle create successivamente.

Si può o meno condividere la scelta di Bush (io avrei fatto diversamente), ma almeno l'aver posto un limite all'uso dei soldi dei contribuenti americani su una pratica «le cui implicazioni etiche e morali non sono affatto condivise» non lede certo la sfera personale dei cittadini e la libertà di ricerca scientifica. Quella presentata è una legge che consente l'uso dei fondi federali, ma pone dei «paletti per evitare che si costruiscano embrioni esclusivamente per scopi scientifici». Dunque embrioni sovrannumerari e "donati". Primi firmatari, alla Camera e al Senato, due repubblicani e a sostegno dell'iniziativa c'è una campagna di spot con le parole di Nancy Reagan favorevoli alla ricerca; il leader religioso e antiabortista John Danforth, pastore evangelico, ha spiegato che le cellule create in laboratorio, e non impiantate nell'utero, non possono essere paragonate ai feti che «diventerebbero persone seguendo il corso naturale delle cose».

Se poi volete avere un'idea di Giulianone all'angolo, rivedetevi il contraddittorio all'Università Bocconi con il segretario dei Radicali italiani Daniele Capezzone. Che giornatacce che devono essere.

Ieri invece, ha deluso Claudio Magris, sul Corriere della Sera, che inizia bene ma finisce male, parecchio male. Ci pensa Azioneparallela:
«Quanto all'essere la vita dell'uomo "una curva ininterrotta dal momento del concepimento a quello della morte" - a parte il fatto che anche la perdita dei capelli è abbastanza ininterrotta, ma nessuno chiama calvo chi è alla perdita del primo capello, e a parte pure che io mi riserverei di parlare di continuità per quei fenomeni in cui il tutto è coinvolto nel cambiamento (e in cui dunque alla fine non c'è quello che c'è all'inizio) e non invece là dove qualcosa rimane mentre qualcos'altro cambia, ma insomma questo equivale a dire (con il più metafisico e materialistico dei riduzionismi) che quel che c'è all'inizio, 46 cromosomi, è quel che c'è alla fine, e tutto il resto non conta quanto alla definizione di ciò che è uomo. Chi non vede che un simile irrigidimento "metafisico" del concetto di uomo è (eccome se lo è!) una filosofia? (Una cattiva filosofia, come più volte ho detto, che si mantiene solo su un pregiudizio biologistico infondato - perché la scienza può dirci che cos'è uomo dal punto di vista biologico, ma non che il punto di vista biologico è quello esclusivamente pertinente per definire cosa sia un uomo. E io vi assicuro che se un biologo scoprisse un giorno che mia figlia non è umana, che ha una biologia aliena, non smetterei di amarla né di considerarla mia figlia. Figuriamoci se scoprissi che è eterologa!!!)».

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