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Monday, January 21, 2008

Mastella ha staccato la spina. E' finita... quasi

Sono le 18:37 quando il medico legale accerta la morte di un governo già in stato di coma vegetativo. Certo, di proclami in questi mesi ce ne sono stati parecchi, a cominciare dai diniani, tutti disattesi. Ma questa volta sembra proprio finita. La data del decesso l'ha scritta Mastella nero su bianco e non crediamo che Prodi abbia la spudoratezza di presentarsi alle Camere per un voto, che a questo punto sarebbe di sfiducia.

Prodi dica grazie al protagonismo corporativo della magistratura e a quei settori del centrosinistra che spinti da un impeto giustizialista l'hanno spalleggiato, individuando Mastella come capro espiatorio di una mala-politica generalizzata, da cui nessun partito si può chiamare fuori, e avendo deciso già da mesi di farlo fuori. "Dato in pasto lui al diffuso sentimento di anti-politica, ci salveremo noi", erano convinti. Non avendo altre alternative che riparare, prima o poi, nel centrodestra, vuoi da Berlusconi vuoi da Casini, Mastella non aveva nulla di meglio da portare in dote che la caduta di Prodi.

Certo, l'ammissione dei referendum elettorali da parte della Consulta; lo scandalo rifiuti e la sfiducia pendente sul ministro Pecoraro Scanio; una spintarella anche dal Vaticano, dopo il "caso Sapienza" (indicativo l'ultimo affondo del presidente della Cei Bagnasco). Ma per quanto sia leale ai suggerimenti di oltretevere, mai Mastella avrebbe lasciato un governo in cui occupava, seppure scomodamente, la poltrona prestigiosa di ministro della Giustizia.

La sua vicenda giudiziaria, lo spregiudicato e ingiustificato arresto della moglie Sandra, sono stati la causa scatenante di una crisi finale che prima o poi sarebbe comunque sopraggiunta. Per l'esile maggioranza numerica al Senato e per la scandalosa prova di un governo senz'altro tra i peggiori che si ricordino nella storia repubblicana.

E ora? I piccoli partiti (Udeur compreso) vorranno tornare alle urne scongiurando così il referendum, ma presumiamo che il presidente Napolitano non sia affatto intenzionato a far votare senza una nuova legge elettorale. Veltroni avrebbe bisogno di quella legge elettorale che gli permetta di far correre il Pd da solo e di un governo cuscinetto di minimo un anno che faccia sbiadire nella mente degli italiani il ricordo di Prodi (sarà comunque difficile!). Anche a Berlusconi, tolto di mezzo di Prodi, a questo punto converrebbe una nuova legge elettorale, meglio quella che uscirebbe dal referendum.

Insomma, l'accordo implicito tra Veltroni e Berlusconi dovrebbe reggere. Unica incognita, la data delle prossime elezioni politiche: si va da maggio/giugno 2008 a inizio primavera del 2009. Non oltre. Piuttosto che pasticci sulla legge elettorale e un governicchio che annacqui responsabilità politiche, individuali e collettive, meglio votare il referendum il 20 aprile e le politiche il 18 maggio, anche se al momento non sappiamo dire se i tempi tecnici permettano una soluzione simile.

11 comments:

Anonymous said...

Secondo me la tua pur valida analisi dimentica un particolare importante. Oggi si è sancita ufficialmente una crisi finanziaria mondiale che non si risolverà in pochi giorni. Credo che il 2008 sarà un anno terribile per l'economia e questo apre scenari diversi da quelli che tu ipotizzi.

Anonymous said...

un ben informato come Mieli ha già steso il tappeto rosso per un governo PD-FI per le riforme emergenziali.
Provano di tutto purchè Silvio non ritorni. E Veltroni possa riprender fiato.

Anonymous said...

Certo si presenta alla Camera domattina alle 09.00. La correttezza istituzionale, tuttavia, gli imponeva di recarsi al Quirinale e rassegnare le dimissioni, non di procrasitinare ulteriormente questa agonia. Pinguino Nero

Anonymous said...

aspettate a cantar vittoria. mastella è un abile mestierante, un ottimo mercante e soprattutto un baro.
Prodi da bravo pokerista attende...
V.S.

pietro said...

Il rispetto della costituzione impone che i governi possano cadere solo nel parlamento.
Capisco che per chi sperava che Prodi non durasse 6 mesi la sofferenza è stata gia lunga, ma dal punto di vista delle istituzioni il rispetto delle forme è sostanza.

Anonymous said...

Oddio, se mo' ci toccherà il governo di Monsignor Camilla & Friends siamo davvero spacciati... studierò un Paese a cui chiedere asilo, ma non quello politico... voglio tornare bambino...!!!

JimMomo said...

Hai ragione Giancarlo. Se i nostri politici ragionassero razionalmente capirebbero che non converrebbe a nessuno sobbarcarsi la responsabilità di governare il paese in una congiuntura del genere.

Quella di un governo di emergenza, di "unità nazionale", che affronti le varie crisi prima di tornare alle urne, è ipotesi che farebbe in ogni caso comodo a Veltroni, ma Berlusconi dal suo punto di vista non ha alcun interesse ad annacquare e confondere le responsabilità di una crisi che oggi ricadono tutte sul centrosinistra e che dopo un anno di "grossa coalizione" sarebbe chiamato quanto meno a condividere.

Staremo a vedere.
ciao

Anonymous said...

Prodi è stato l'unico presidente del Consiglio ad essere sfiduciato dal voto del Parlamento repubblicano con appposita seduta, nell'ottobre del 1998, e non certo per rispettare la Costituzione, ma perché è stato l'unico ad avere l'impudenza di "andare a vedere" pur sapendo di non avere in mano carte decenti. Probabilmente vuol fare la seconda, il "pokerista"...

Anonymous said...

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Cari amici, questa crisi è un labirinto: sul blog PORNOPOLITICA proviamo a sbrogliare la matassa... E vi spieghiamo perchè fra un mese a Palazzo Chigi ci sarà Mario Draghi!!! ...Altro che elezioni anticipate...
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Anonymous said...

Eccola lì. La notizia che non ti aspetti o che, per meglio dire, ti aspetti ma che non dici per scaramanzia: il governo potrebbe essere prossimo alla capitolazione. --> voxpopulisalerno.blogspot.com <--

Anonymous said...

calma. il livore, la spregiudicatezza, la capacità di occupare il potere e di mantenerlo, fanno ritenere possibile lo scenario più nefasto: il continuo prodiano. Coloro che dovrebbero decidere sono tutti dalla loro parte. La gestione amministrativa della Campania è li a dimostrarlo ed anche quello dell'Italia. Non è finita, assolutamente. Purtroppo.