Pagine

Wednesday, December 01, 2010

La campagna per Aziz non aiuta i cristiani in Iraq

L'ambasciatore iracheno a Roma è contrario alla pena di morte e ha preso in consegna la richiesta di grazia dei legali del figlio di Tarek Aziz, che trasmetterà, assicura, alle «più alte cariche». Ai microfoni di Radio radicale, però, aggiunge anche che «gli iracheni si chiedono spesso perché tutta questa attenzione per Aziz. Il sistema giudiziario iracheno, ricostruito anche con l'aiuto degli italiani nel 2003, ha sentenziato che questa persona è un criminale. Se si intende non riconoscere l'autorità irachena è un conto; se questa mobilitazione è legata al fatto che Aziz è cristiano, si tratta di una questione personale che non sappiamo neppure se sia vera». Un'affermazione che desta stupore. L'ambasciatore ipotizza che Aziz possa non essere cristiano e comunque, ricordando le vittime cristiane del regime di Saddam (270 chiese distrutte, gente uccisa perché andava in chiesa), dice di non aver «mai sentito Aziz difendere le persone che hanno perduto la loro chiesa, né pentirsi ora di ciò che ha fatto».

Ma si sa, l'ambasciatore deve difendere d'ufficio le scelte del suo Paese. Piuttosto, degno di nota è l'allarme di un deputato iracheno cristiano, Yonadam Kanna, intervistato dall'AdnKronos: la campagna internazionale per salvare Tareq Aziz rischia di danneggiare proprio i cristiani che vivono in Iraq. Definisce le «pressioni» per sospendere la condanna una «intromissione negli affari iracheni» e avverte che «l'insistenza» nel voler salvare Aziz «in quanto cristiano rischia di alimentare ancora di più l'ostilità per la nostra comunità». E ciò è comprensibile, dal momento che l'appartenenza religiosa dell'ex numero due di Saddam ha alimentato la convinzione - vera o falsa che sia a questo punto è secondario - che i cristiani fossero una componente privilegiata dell'ex regime. Ecco perché oggi sono così malvisti e perché graziare Aziz potrebbe acuire anziché allentare le tensioni religiose.

Qualcuno sembra voler «seminare il panico tra i cristiani e spingerli a lasciare il Paese», mentre per evitare questo scenario, riferisce Kanna, vari gruppi parlamentari iracheni «hanno formulato una serie di raccomandazioni a garanzia della sicurezza dei cristiani e della loro permanenza nel Paese».

No comments: