Vince la linea più comprensibile, più trasparente rispetto alla volontà degli elettori: o Berlusconi o il voto. E' del tutto evidente, infatti - non ci sarebbe neanche bisogno di ricordarlo - che con questi numeri (intendo quelli della Camera) non si governa. Ma il voto di oggi non per questo era senza significato. E' stata una prova di forza tra Berlusconi e la Lega da una parte e Fini e il terzo polo dall'altra. Berlusconi è riuscito a dimostrare che non ci sono i numeri in Parlamento, in nessuna delle due Camere, per governi diversi da quello uscito legittimato dalle urne, ma questo non significa che la crisi sia conclusa. Da oggi o questo governo avrà la capacità di rafforzarsi numericamente (convincendo l'Udc e/o spaccando ulteriormente Fli), oppure si tornerà al voto (probabilmente già a metà marzo). Questi sono i due scenari più probabili dopo il voto di oggi, da cui Fini esce sconfitto (probabilmente grazie allo sciagurato intervento "dipietrista" di Bocchino).
Con tre soli voti alla Camera non si va lontano, ma adesso dovrebbe essere più chiaro a tutti che l'unica alternativa a Berlusconi sono le urne, e ciò potrebbe convincere più di qualcuno a rompere gli indugi e a (ri)entrare nella maggioranza, anche se resta un esito piuttosto improbabile. E' legittimo cambiare idea e togliere la propria fiducia al governo, ma in questo caso il comportamento più lineare è rimettersi al giudizio degli elettori, per quanto essi non abbiano alcuna voglia di essere richiamati al voto e siano esausti di fronte allo spettacolo raccapricciante della politica italiana. Per questi motivi, Berlusconi, dopo il voto di oggi, non deve commettere l'errore di trascinare troppo a lungo questa fase di incertezza e ambiguità: o riesce davvero a rafforzare l'esecutivo, a renderlo pienamente operativo (e non bastano tre voti alla Camera), o si dimette. Ma il tutto in tempi stra-brevi. Potrebbe tentare di riportare nella maggioranza altri finiani, ma imbarcare Casini (è improbabile, ma Pier potrebbe essere tentato di tirare questo brutto scherzo a Fini), nonostante il via libera della Lega, significherebbe semplicemente cambiare il nome del logorante, e trascorrere un altro anno così prima di accorgersene. Gli italiani non lo perdonerebbero.
Non passi inosservato il grave comportamento, ancora una volta del presidente della Camera, che con il voto congiunto delle due mozioni di sfiducia (Pd-Idv e Fli-Udc-Api-Mpa) evitando ai firmatari l'imbarazzo di esplicite dichiarazioni di condivisione, ha sì massimizzato i voti contro il governo ma ha violato il regolamento, rischiando l'approvazione di due mozioni dall'identico esito - la sfiducia al governo - ma dalle motivazioni molto diverse tra di loro, il che avrebbe impedito una corretta valutazione delle reali intenzioni dell'assemblea.
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