Non sono la laicità e i temi della bioetica i principali motivi di contraddizione di un terzo polo Fini-Casini. Per due motivi. Primo, perché Fini è una banderuola, non ha problemi a "cambiare idea", e tra i suoi i liberali sono al massimo un paio; secondo, perché si può sempre dire che su quei temi c'è "libertà di coscienza" e a ben vedere è ormai da parecchio tempo che lo stesso Fini sembra averli accantonati. No, la contraddizione strategica è sull'assetto del sistema politico e sul posizionamento in esso, ed è su questa che quattro finiani hanno scelto di non votare la sfiducia.
Fli nasce bipolarista - lo ricordano oggi gli "intellettuali" finiani della prima ora Campi e Ventura - si vorrebbe proporre come "vero" e nuovo centrodestra, alternativo alla sinistra. Casini e l'Udc, invece, vogliono un "grande centro", perno del sistema e quindi pronto a governare sia con la destra (senza Lega) che con la sinistra (senza Di Pietro e i neocomunisti). Si tratta di visioni strategiche alternative e Fini non può pensare di costituire un terzo polo con Casini, anche solo tatticamente, senza dare l'idea di aver abbandonato la logica bipolare in favore di quella centrista. E' su questo, e non sui temi cari alla Chiesa, che rischia non solo di perdere parlamentari, come è accaduto il 14, ma soprattutto consensi. Ed è anche per questo che a mio avviso Fini in un terzo polo avrebbe minore capacità attrattiva sugli elettori del Pdl, per non parlare del fatto che quasi certamente non ne sarebbe il leader. La sensazione è che lo schema qualsiasi alleato, qualsiasi manovra, anche se solo tattica, pur di abbattere Berlusconi non incontri l'approvazione neanche degli elettori di centrodestra più stufi del premier. A Casini che importa? Fini rafforza le chance centriste ma si danneggia personalmente. Meglio di così...
I poveri seguaci di Fini, per lo più per debito personale, hanno visto in pochi mesi trasformarsi il progetto. All'inizio doveva essere una corrente - e nei gruppi autonomi l'hanno seguito in più di trenta. Poi si è andati verso un movimento e si faceva fatica a parlare esplicitamente di partito. Quindi la richiesta di un "nuovo patto di legislatura" in qualità di "terza gamba" nel centrodestra, che però sarebbe rimasta leale al governo e mai - si giurava - avrebbe negato la fiducia. Fin qui Fini non ha avuto problemi a tenere compatti i suoi. Dopo, con la richiesta di dimissioni del premier prima, la presentazione della sfiducia poi, mentre nel frattempo l'atteggiamento di Berlusconi e del Pdl si era fatto più dialogante, è apparso evidente che il progetto stava mutando: Fli avrebbe sommato i propri voti a quelli dell'Udc e della sinistra, rendendo inevitabile, dall'indomani, l'annuncio di terzo polo. E non ha torto Berlusconi nel denunciare, dal suo punto di vista, il terzo polo come spalla della sinistra, dal momento che nell'auspicio centrista di un sistema di fatto tripolare non si esclude affatto un'alleanza col Pd.
Altro che "calciomercato", Fini deve prendersela con la sua ambiguità, le sue sbandate e i suoi colpi di testa, che hanno portato le sue truppe molto lontano dal percorso cui inizialmente molti avevano dato il loro assenso. Non vi verrebbe qualche dubbio se avendo concordato una gita a Napoli, dopo due-tre giri sul Raccordo l'autista imbocca l'autostrada Roma-Firenze? Dopo la rottura di aprile ad ogni passo successivo Fini non ha fatto altro che confermare le peggiori accuse e i sospetti sul suo disegno politico sollevati dai suoi avversari e detrattori, da Berlusconi a Feltri.
E ora, anche se tardivamente rispetto a chi la denuncia da aprile, l'incompatibilità del suo ruolo politico di oppositore aggressivo con quello istituzionale e "terzo" viene riconosciuta da tutti i commentatori, anche i non e gli anti berlusconiani, persino gli "intellettuali" finiani, che chiedono le sue dimissioni da presidente della Camera. Su questo si legga l'editoriale di Giuliano Ferrara, oggi su Il Foglio, certo non pregiudizialmente ostile a Fini.
1 comment:
Se Fini resta alla presidenza della Camera il bastone del comando del terzo polo va inevitabilmente in mano a Casini.
Da numero 2 di Berlusconi a numero 2 di Casini sarebbe proprio una bella carriera.
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