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Wednesday, December 01, 2010

L'importanza di sanzioni implacabili

Dopo Giavazzi ieri, anche l'articolo di Roberto Perotti, oggi sul Sole 24 Ore, individua con precisione pregi e possibili falle della riforma Gelmini. Da un lato attribuisce più poteri ai consigli di amministrazione e li apre agli esterni, con lo scopo «ovvio, e condivisibile», di «rompere le cricche accademiche, e sottoporle al vaglio di esterni», e introduce il «principio sacrosanto» per cui un docente deve passare per un periodo di prova prima di venire assunto a tempo indeterminato.

Tuttavia, da un altro punto di vista la falla sta nel meccanismo sanzionatorio delle scelte sbagliate, che come spesso accade o è inefficace o per motivi politici non viene fatto scattare. Piuttosto che nell'iper-regolamentazione centralizzata, bisognerebbe affidarsi ad un efficace e implacabile meccanismo sanzionatorio, come scrive Perotti:
«Invece di regolare ciò che non può essere regolato, lasciate fare a ogni ateneo quello che vuole, ma ogni tre anni valutate (magari con una commissione internazionale) la ricerca prodotta: gli atenei che hanno operato bene, ricevono più finanziamenti, a chi ha operato male vengono tagliati i fondi. In Italia la riforma delega il governo ad assegnare "fino al 10%" dei fondi in questo modo. È qui, in questo oscuro comma 5 dell'art. 5, che si giocherà il destino di questa riforma. Solo se il governo avrà il coraggio di utilizzare il tetto massimo, e di imporre criteri impietosi che escludano da questa quota gran parte dei dipartimenti che non fanno ricerca di qualità, la riforma potrà avere un qualche effetto. Purtroppo un sano pessimismo è scusabile: la maggioranza degli atenei non accetterà mai tagli a favore dei pochi atenei eccellenti e magari già più floridi, e troverà il sostegno dei tanti che vogliono dare più soldi ai peggiori per "portarli al livello dei migliori". Non sarà facile combattere questa mentalità, ma finché non si avrà il coraggio di premiare in modo tangibile chi opera bene e punire in modo non simbolico chi opera male, tutto il resto è irrilevante».

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