«Freedom of Information, libertà d'informazione. Tre parole innocue. Le guardo mentre le scrivo, e mi viene voglia di scrollare la testa finché mi si stacca dal collo. Idiota. Ingenuo, sciocco e irresponsabile. Non esiste una definizione di stupidità che, per quanto vivida, sia adeguata. Il solo pensiero mi fa fremere di rabbia... Avevamo approvato quella legge subito dopo aver preso il potere. Una volta compresa l'enormità dell'errore, cominciai a dire a ogni funzionario pubblico: come avete potuto, sapendo quel che sapevate, permetterci di fare una cosa così dannosa per un governo assennato? Forse alcuni lo troveranno scioccante. Penserete che io sia un altro dei "soliti" politici che vuole un governo segreto, vuole nascondere i riprovevoli misfatti dei politici e privare il "popolo" del diritto di sapere cosa viene fatto in suo nome. La verità è che il Freedom of Information Act non viene invocato quasi mai dal "popolo", bensì dai giornalisti. Per i leader politici è come dire a un tizio che ti prende a bastonate in testa: "Ehi, prova con questa", e porgergli una mazza. Le informazioni vengono cercate non perché il giornalista sia curioso di appurare i fatti e divulgarli per mettere al corrente il "popolo". Vengono usate come armi. Un'altra ragione, assai più importante, per cui si tratta di una legge pericolosa è il fatto che i governi, come qualsiasi altra organizzazione, devono essere in grado di ponderare, discutere e decidere con un livello ragionevole di riservatezza. Non è un aspetto secondario. E' fondamentale. Senza riservatezza, le persone si sentono inibite e l'esame delle opzioni è così limitato da impedire un efficace processo decisionale. In ogni sistema che ha imboccato questa strada, accade che le persone diventino molto caute quando scrivono e che parlino senza mettere nulla nero su bianco. E' un modo pessimo di analizzare le questioni complesse».Tony Blair ("A Journey")
Thursday, December 02, 2010
Tony, ci manchi/9 - Elogio della riservatezza governativa
Nell'epoca di Wikileaks, ecco perché è ancora importante che i governi operino in un contesto di ragionevole riservatezza, dove gli scambi di vedute siano il più possibile schietti e i processi decisionali non condizionati da logiche esterne, tatticismi e inibizioni:
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