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Tuesday, June 14, 2011

In gioco l'identità del centrodestra

La mia personale impressione è che il voto referendario di domenica e lunedì sia stato molto più di merito sui quesiti di quanto i politici, di destra e di sinistra, tendano a credere. Contro il governo Berlusconi, certo, artefice di quelle leggi, ma non "antiberlusconiano", nel senso che stavolta si è votato per lo più nel merito delle questioni. Dai dati definitivi risulta che ha votato in massa l'intero bacino elettorale della sinistra, circa il 43-45% degli elettori, che forse mai come oggi negli ultimi due decenni s'era recato alle urne. I quesiti erano perfetti per colpire nel profondo l'immaginario di quel popolo. E certo, sullo sfondo c'era la spallata a Berlusconi, ma sbaglieremmo lettura se sottovalutassimo la forza d'attrazione di quei temi: l'ecologismo a prescindere dallo sviluppo; la rivincita del pubblico sul mercato; il giustizialismo. E così sappiamo una volta per tutte quali sono i comuni denominatori della sinistra: non dei partiti, ma degli elettori di sinistra in Italia. La "libertà", nell'accezione propria del liberalismo classico, è bandita dalla sinistra (dov'erano tutti questi elettori nel 2005 quando si votava per le libertà individuali e la laicità dello Stato?). E i pochi liberali che militano ancora a sinistra dovrebbero farsene una ragione.

Ma oltre a quel 43-45% hanno votato molti elettori meno politicizzati e più inclini al centrodestra. Ancor di più questi elettori hanno votato nel merito dei quesiti. In questo senso hanno ragione i vertici dei partiti di maggioranza a minimizzare e a rifiutare di sentirsi sconfitti. La sconfitta non sarà forse elettorale, sbaglierebbero però a sottovalutare un dato incontrovertibile: quegli elettori hanno votato insieme a tutto il popolo della sinistra. E se un ministro dell'Interno, i governatori del Veneto e del Lazio, il sindaco di Roma e chissà quanti altri amministratori locali, hanno votato con il popolo della sinistra, evidentemente qualcosa che non va c'è, e va ben oltre il malcontento dei propri elettori per l'operato del governo. Si tratta o no di qualcosa di ancor più preoccupante, e cioè di una sconfitta culturale, che rivela una crisi di identità politica, frutto di scelte di governo troppo a lungo rimandate? Se mancano per troppo tempo scelte caratterizzanti, quando arriva il momento di decidere nel merito non ci si riconosce più.

Ci si preoccupa della tenuta del governo, del Pdl, delle elezioni del 2013, ma in gioco c'è qualcosa di più serio: c'è una cultura di centrodestra in Italia che si possa distinguere nettamente da quella di sinistra? Che cosa ha lasciato in questi 17 anni il berlusconismo negli elettori di centrodestra, se una delle poche riforme utili e "liberali" fatte dal governo, quella sui servizi pubblici locali, viene così fragorosamente bocciata con il loro contributo determinante? Mi ricordo bene, quando venne approvato il decreto Ronchi, le critiche che andavano per la maggiore sia nel centrodestra che da parte del Pd e dell'Udc: si rimproveravano la sua timidezza nel privatizzare e in particolare le deroghe, un regalo alle amministrazioni locali leghiste.

Temendo il raggiungimento del quorum nel centrodestra hanno pensato di fare i vaghi, ma com'è evidente in queste ore, ciò non li ha risparmiati dall'apparire oggi come sconfitti. Eppure, probabilmente sarebbe bastato convincere almeno una parte, ma decisiva, di elettori di centrodestra che hanno contribuito al quorum, smascherando la disinformazione sui quesiti, quanto meno per far fallire la consultazione. L'astensione poteva essere l'indicazione di voto più efficace per difendere quelle leggi, ma non l'astensione dalla campagna referendaria (basti ricordare la campagna del mondo cattolico per l'astensione nel 2005: astensione dal voto, non dalla campagna).

Mi spiace, ma questa volta una lettura del voto imperniata sull'"antiberlusconismo" mi sembra riduttiva, irrispettosa nei confronti degli italiani che hanno votato e tutto sommato persino autoassolutoria per il centrodestra, quasi a voler scaricare sul capo tutte le colpe. Invece, qui è in gioco qualcosa che riguarda l'identità stessa della coalizione. Il centrodestra deve interrogarsi profondamente su che cosa vuol essere: perché altrove, ma soprattutto in Italia, o il centrodestra è sinonimo di "meno Stato" o, semplicemente, non è: non ha senso né futuro.

Lungi dal bersi le reciproche strumentalizzazioni dei politici, l'impressione è che gli italiani abbiano votato sul serio sui temi oggetto del referendum. Potremmo prendercela con la disinformazione e con la demagogia, e con la solita manina della Cassazione - avremmo ottimi motivi per farlo, siamo stati i primi e continueremo a denunciarle per quello che sono: truffe. Ma al netto delle truffe, occorre prendere atto - perché in democrazia occorre sforzarsi di mettersi nei panni degli elettori anche quando non si è d'accordo con essi - che in maggioranza gli italiani, anche molti che votano e voteranno centrodestra, restano culturalmente "di sinistra", nel senso che a sentir parlare di privato, mercato e profitti, mettono mano alla pistola. Tra i disprezzati politici e il mercato, scelgono i primi (anche se continueranno a lamentarsene), perché s'illudono che a questo mondo ci sia ancora qualcosa gratis. E non essere riuscito a mutare almeno un po' questa mentalità - anzi, essersi adeguato ad essa - è uno dei tanti fallimenti storici del centrodestra berlusconiano.

L'avversione al nucleare è così radicata nello stomaco degli italiani che non c'è dato di fatto o logica che tenga, ma sui servizi pubblici locali - inutile negarlo - ha prevalso un istinto statalista. Il risultato è un regalo alle 8.000 "caste" locali: salve le 24mila poltrone nei consigli di amministrazione (fonte Corte dei conti), la pacchia delle municipalizzate dove imbucare parenti e amici continuerà con il beneplacito dei cittadini (almeno finché non arriveranno le sanzioni Ue). E' stata sdegnosamente rigettata la remunerazione in bolletta dei capitali investiti, ma adesso o il servizio peggiorerà ancora, o vedremo comunque aumentare le tariffe (già salite del 10% quest'anno), l'Irap e l'addizionale Irpef, come ha fatto Vendola in Puglia. Ci rifiutiamo di remunerare in bolletta gli investimenti privati sul servizio idrico, ma nessuno si scandalizza se - come ricorda Nicola Porro su Il Giornale - per remunerare i privati (privati!) che investono in fotovoltaico ed eolico pagheremo 5 miliardi di euro l'anno per i prossimi vent'anni. Già quest'anno le nostre bollette dell'elettricità sono aumentate del 3,9 per cento, di cui il 3 per cento per i sussidi (fonte Authority per l'Energia). Basta non saperlo. Se invece dell'acqua fosse stato il pane, avremmo avuto lo stesso risultato: volete voi abrogare la norma per cui il fornaio riceve sul prezzo della pagnotta una remunerazione del 10%? "Sìììììì". Sarebbe andata in modo molto diverso, invece, se il quesito posto fosse stato un altro: avete investito i vostri risparmi in Bot sul servizio idrico, volete voi che il vostro investimento sia remunerato? Per l'italiano medio il profitto altrui è sempre sterco del diavolo, il proprio un diritto inalienabile. La raccomandazione per i figli degli altri una indecorosa parentopoli, per il proprio figlio spazio al merito. Questi siamo e questi resteremo.

Sotto le varie ondate di indignazione per qualsiasi scandalo, dalle lottizzazioni nella sanità alle parentopoli nelle università, su questo blog sono stato sempre chiaro: bando agli sterili moralismi, la scelta, per tutti i servizi pubblici (istruzione, sanità, energia o acqua) è affidarsi allo Stato (quindi ai politici) o al mercato (nel quale possono benissimo operare anche società a controllo prevalentemente pubblico). Una terza via non c'è: se si sceglie lo Stato, bisogna accettare che responsabili dei servizi siano i politici e non lamentarsi troppo di lottizzazioni, parentopoli e clientelismi, che fanno parte del pacchetto. Né bisogna commettere l'errore di pensare che tutto sia gratis, perché o il servizio è scadente, o le tasse sono elevate e il debito pubblico galoppante. Più spesso entrambe le cose. Vorrà dire che mano alla pistola la metterò io quando sentirò il prossimo che se ne lamenta!

7 comments:

Cachorro Quente said...

"Una terza via non c'è"

La terza via, purtroppo, c'è: vedi alla voce Alitalia.
Ho votato sì al primo quesito (mentre mi sono astenuto, non ritirando la scheda, al secondo quesito) proprio per scongiurare questo rischio.

Anonymous said...

Ma mi faccia il favore PUnzi!
Esistono paesi ben piu liberali, con posizioni ben piu' in alto nel ranking e negli indici delle liberta' economiche in cui il servizio idrico è pubblico.
Esistono altre utility che si possono liberalizzare e anche se l' acqua è pubblica non è che si diventi URss.
Smettiamola con la demagogia e con le esagerazioni:

In generale poi
le ribadisco: sono liberale e ho votato Berlusconi nel 2008, chiedo scusa agli italiani per averlo fatto e mi aspetto da voi liberali (sedicenti?)una ammissione: Berlusconi ci ha traditi e imbrogliati.
Se non partiamo di li mi creda è finita.
HO vissuto e lavorato in 3 paesi europei diversi per molti anni e da tutti i militanti liberali o moderati non ho mai sentito parole
di stima o apprezzamento per Berlusconi e nonstante cio' lo difendevo...
tempo perso avevano ragione loro..

alessandro

manapisca said...

D'accordo con JimMomo al 100%!

Jean Lafitte said...

"Sotto le varie ondate di indignazione per qualsiasi scandalo, dalle lottizzazioni nella sanità alle parentopoli nelle università, su questo blog sono stato sempre chiaro: bando agli sterili moralismi, la scelta, per tutti i servizi pubblici (istruzione, sanità, energia o acqua) è affidarsi allo Stato (quindi ai politici) o al mercato (nel quale possono benissimo operare anche società a controllo prevalentemente pubblico). Una terza via non c'è: se si sceglie lo Stato, bisogna accettare che responsabili dei servizi siano i politici e non lamentarsi troppo di lottizzazioni, parentopoli e clientelismi, che fanno parte del pacchetto. Né bisogna commettere l'errore di pensare che tutto sia gratis, perché o il servizio è scadente, o le tasse sono elevate e il debito pubblico galoppante. Più spesso entrambe le cose. Vorrà dire che mano alla pistola la metterò io quando sentirò il prossimo che se ne lamenta!"

nel 2011, quasi 2012, ancora con sta bufala che i privati sono più efficienti dello stato? ma basta!

jumper said...

Lasciamo da parte i 2 referendum sull'acqua su cui buona parte della sinistra ha cavalcato l'onda contro leggi da se stessa proposte ed appoggiate qualche anno fa
Il vero tentativo di truffa sul referendum è stato il tentativo di voler togliere la possibilità agli italiani di esprimersi sul nucleare cancellando temporaneamente la legge in attesa di tempi migliori.
La vicenda giapponese è davanti agli occhi di tutti e il nodo della questione non è certo l'effetto paura, che probabilmente ha avuto la spinta decisiva, quanto la lucida analisi economica. Il nucleare è incompatibile con un mercato energetico liberalizzato: nessuna società privata è in grado di garantire la dismissione e lo stoccaggio di scorie ne soprattutto è in grado di far fronte economicamente ai danni di una Fukushima o di una Chernobyl. E' un principio talmente semplice quello della necessità di dare garanzie alla copertura del rischio che siamo obbligati ad assicurare la nostra auto anche se non abbiamo mai commesso incidenti in vita nostra. Chi è in grado di assicurare in modo analogo una centrale nucleare? Chi è in grado di garantire con una fideiussione lo smaltimento e lo stoccaggio? Chi poi può davvero affrontare i costi di progetti che impiegano oltre un decennio prima di diventare operativi e almeno 20 per ripagare degli investimenti?
E come si può fare un investimento al buio da qua a 15 anni con stime del costo dell'energia assolutamente inattendibili?
Da qualsiasi parte lo si prenda si capisce bene che il nucleare non può esistere senza appoggio e pieno finanziamento di uno stato.
Concludo infine con il discorso rinnovabili. E' evidente da quello che hai scritto che non conosci minimamente ne come funziona il meccanismo del famoso cip6 http://www.educambiente.tv/Cip6.html
ne del perché vengano introdotti gli incentivi.
Il grosso della fetta del cip6 finisce a impianti che niente hanno a che vedere con le rinnovabili, vanificandone lo scopo. Scopo che dovrebbe essere quello di sviluppare un settore industriale che per questioni di economia di scala non è in grado di essere competitivo con le fonti fossili allo stato attuale. Questo meccanismo ha consentito all'eolico di raggiungere il costo delle altre fonti energetiche nel giro di una quindicina d'anni (tanto che oggi non ha più bisogno di incentivi per stare sul mercato) e al fotovoltaico di scendere decisamente di costo negli ultimi 5. Una politica di questo tipo ci consente di atutire l'inevitabile contraccolpo sulle fonti fossili ormai giunte al picco di produzione.

Anonymous said...

Anzitutto la DESTRA è sempre stata STATALISTA, che piaccia o no a Punzi. E' così da sempre in Italia (ma anche altrove).
Comunque gli italiani hanno votato intelligentemente basandosi su dati di fatto: in un paese dove persino le scuole crollano sui bambini è fòlle costruire centrali nucleari; quando l'acqua era del comune le bollette costavano meno della metà ed il servizio era MIGLIORE (almeno da noi, nella rossa toscana che invece per prima privatizzò l'acqua...ha ragione chi dice PD=PDL(-L)); il voto sul legittimo impedimento è per la giustizia uguale per tutti non certo per il "giustizialismo".
Questo è quanto e se a qualcuno non piace, se ne farà una ragione.
Certo, senza Berlusconi forse ci sarebbe stata la possibilità di avere un centrodestra moderno e più in sintonia col paese...come senza certi dinosauri il centrosinistra sarebbe molto migliore. Ma così è e allora lasciateci almeno decidere quando tocca a noi direttamente anziché a quei politici che si scontrano in pubblico per poi imbandire la stessa tavola dietro le quinte!

P.S.
L'utopia mercatista è identica a quella comunista, altra faccia della stessa medaglia. Fa veramente ridere.

Anonymous said...

io mi domanderei sul perchè una parte non indifferente di elettori del centrodestra ha votato si per il legittimo impedimento.

avoglia a parlare di disinformazione o di voto nel merito: quello è un voto contro berlusconi e basta.

se non capite questo non avete speranze

Luigi