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Thursday, November 03, 2011

A mani vuote

Opponendosi al decreto Napolitano e Tremonti hanno mandato Berlusconi al G20 di Cannes a mani vuote. Va dato atto al presidente della Repubblica di aver svolto correttamente il suo ruolo, di aver cercato di mantenersi neutrale, registrando le posizioni, mediando con la sua moral suasion, ma di fatto ha finito con il prestare una sponda decisiva alle manovre di Tremonti e delle opposizioni volte unicamente ad abbattere Berlusconi. Non poteva non rendersi conto il Quirinale, al di là delle ragioni che sul piano legislativo, ma in linea puramente teorica, consigliavano il maxi-emendamento, dell'impatto devastante sul piano politico di mandare il premier a Cannes senza nulla di nuovo già in vigore. Ed è il colmo, come scrive oggi Mario Sechi su Il Tempo, che dopo «tanti decreti inutili, proprio quello necessario e urgente più di tutti lo si è evitato». Non so immaginare necessità e urgenze più conclamate di quelle attuali. Una strada, tra l'altro, quella sostenuta da Napolitano, in evidente contraddizione con tutti i suoi richiami ad agire presto.

Certo, si può sostenere che il maxi-emendamento fosse lo strumento legislativo in grado di trasformare in legge nei tempi più rapidi possibili - entro la metà di novembre - le misure anticrisi che si intendevano adottare, nonché di garantire il massimo del confronto parlamentare, così caro al presidente, mentre per la conversione del decreto si sarebbero dovuti aspettare 60 giorni. Ma questo solo in teoria, perché al 15 novembre il governo potrebbe non arrivare e d'altra parte il decreto avrebbe avuto il vantaggio di far entrare in vigore già da oggi alcune delle misure chieste dall'Ue e dalla Bce. Il Cdm non si sarebbe concluso con un sostanziale nulla di fatto, sanzionato stamattina dai mercati, e il premier non si sarebbe recato al G20 a mani vuote. Questo, dunque, sul piano più squisitamente politico: opponendosi al decreto, sia pure con motivazioni diverse, Tremonti e Napolitano hanno di fatto spianato la strada, per usare le espressioni del Foglio, al plotone d'esecuzione che si prepara a "fucilare" Berlusconi.

Al di là dello strumento legislativo, e delle sue implicazioni politiche, nel merito resta l'inadeguatezza delle misure. Tutte positive e nella direzione della lettera di impegni all'Ue, ma non lo shock che sembra ormai necessario. Come previsto alla vigilia, nessuna patrimoniale o prelievo forzoso sui conti correnti, ma delle quattro macro-aree (dismissioni, liberalizzazioni, pensioni e fisco) solo su due il governo interviene e in modo troppo soft, che forse poteva andare bene a luglio, ma non più oggi.

Dismissioni del patrimonio pubblico (terreni, ex caserme, ex ospedali, immobili degli enti previdenziali, ecc.) per un valore di 5 miliardi l'anno per il prossimo triennio, in pratica un punto di Pil in tre anni, non sono assolutamente sufficienti. Ci vorrebbero almeno 5 punti di Pil, ma d'altra parte le chiavi tecniche delle dismissioni sono nelle mani del Tesoro, cioè di Tremonti. Ci sono incentivi per il lavoro dei giovani e delle donne e, bisogna dare atto, norme a lungo contrastate dalle corporazioni come la derogabilità delle tariffe minime degli ordini professionali e la possibilità di costituire società di capitali, mentre sui licenziamenti l'intenzione sembra quella di intraprendere la strada del ddl Ichino. Però manca del tutto lo shock fiscale, quello più in grado di rilanciare la crescita nel breve periodo: ma per finanziarlo servirebbe un definitivo intervento sulle pensioni (abolizione di quelle d'anzianità e passaggio immediato al contributivo per tutti indistintamente).

3 comments:

Anonymous said...

su Napolitano ti avevo avvertito per tempo. risponde ormai da un anno e mezzo ad un direttorio mediatico-tecnocratico che lo ha progressivamente convinto che senza Berlusconi l'Italia si salverà (perché stanno mettendo nel mirino lui e non il Paese). questo è il motivo per il quale sbagliò l'anno passato a non concedere le elezioni, questo è il motivo per il quale non ha dato il nullaosta al decreto-legge ieri. "gli hanno detto" che avrebbe fatto scoppiare una rivolta per le le strade per nulla, perché sarebeb stata subito vanificata dai mercati che vogliono mandare a casa il Banana, mentre se favorisce l'uscita di Berlusconi ci sarà salvezza per il Paese. sta prestando orecchio ai consigli sbagliati, ma nessuno è in grado di fargli cambiare idea.

JimMomo said...

Non ho elementi, ma la stessa sensazione.

Marcantonio said...

E il direttorio mediatico-tecnocratico (che, se ho ben capito, vuol dire passare da 3Monti a Monti e basta, oppure a Monteprezzemolo, con l'appoggio esterno del Corriere e della Repubblica di Piazza Indipendenza), come governera'? Da dove prendera' i tagli (dei dipendenti pubblici e del bilancio) senza suscitare titoli idioti sulla macelleria sociale?