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Thursday, May 24, 2012

La giornata: chiuse le casse nazionali, parte l'assalto alla cassa comune europea

Monti promette 8 miliardi ai giovani (dai fondi europei ancora inutilizzati), che funzioneranno per la crescita e l'occupazione come le decine di miliardi degli anni scorsi.

Il ministro Fornero vuole per il pubblico impiego «qualcosa di simile a quello che abbiamo fatto per i dipendenti privati relativamente alla possibilità di licenziare». Ma dovrà chiarirsi con il ministro Patroni Griffi, che nel protocollo con i sindacati ha messo tutt'altro.

Intanto dal nuovo presidente di Confindustria Squinzi, insediatosi oggi, arrivano critiche alla riforma del lavoro, che «non convince». Lancia l'allarme fisco - una «zavorra intollerabile» per le imprese che sopportano una pressione fiscale e contributiva del 68,5%, denuncia - e attacca la spending review, «non deve essere solo una bella analisi, servono tagli veri». Sarà «tostissima», assicura la Fornero con un nuovo slancio di slang giovanilistico, dopo «paccata». Speriamo non lo sia come doveva essere «epocale» la riforma del lavoro.

Nuova stoccata di Draghi alle politiche di consolidamento di bilancio, che vanno «riqualificate con una diminuzione della spesa corrente e del prelievo fiscale». L'esatto opposto di quanto ha fatto finora il governo Monti (in carica da 7 mesi).

Continua a distanza la polemica tra Parigi e Berlino sugli Eurobond. «Non risolvono il problema dei debiti eccessivi e della scarsa competitività», avverte Westerwelle; «ci sono dieci passi da fare prima di arrivarci», insiste la Merkel.

Monti sembra porsi a metà strada tra Hollande (che li vuole subito, come punto di partenza) e Merkel (che li ritiene un punto di arrivo, prima ci vuole l'unione fiscale): «L'Italia è favorevole», ma «quando i tempi saranno maturi», che per Monti sarà «non fra moltissimo», non mesi ma nemmeno 5-10 anni.

La crisi sembra aver riportato il costo dei debiti dell'Eurozona ai livelli pre-euro. Ciò vuol dire che i mercati stanno prezzando i debiti nazionali come se l'euro non ci fosse. A questo punto che senso avrebbe una condivisione solo parziale del debito? Chi propone gli Eurobond per coerenza dovrebbe proporre di condividere i debiti nella loro interezza, visto il rischio di rendimenti ancora più elevati sulla rimanente parte del debito che continuerebbe ad essere emessa a livello nazionale, quindi sganciata dalla garanzia tedesca.

Altro che "federalisti" e unione politica, qui si vogliono gli Eurobond per continuare a spendere e a tenersi lo Stato e il modello sociale esattamente come sono oggi. Si parla di Eurobond e investimenti in infrastrutture per non ridurre il peso dello Stato e per aggirare vincoli e riforme scomode.

«Non può esistere un cresci-Italia senza un cresci-Europa» è una frase rivelatrice. Visto che non si può fare più spesa con i bilanci nazionali, bisogna fare più spesa a livello europeo (lì tanto c'è la garanzia tedesca). Ma ci muoviamo sempre all'interno di un'ottica secondo la quale la crescita si stimola in nessun altro modo che con la spesa pubblica. Chiuse le casse nazionali, ci si rivolge a quella comune europea. Le riforme strutturali non si fanno o si fanno male perché in fondo non ci si crede. Per Monti come per gli altri non può esistere un cresci-qualcosa senza un cresci-spesa. Di rigore se n'è fatto poco, tardi e male (solo tasse, tagli risibili).

1 comment:

Anonymous said...

Prima o poi il banco salta.
E sarà iperinflazione.
Molti cittadini europei vogliono lo stato sociale e, possibilmente, ... la finanza etica, la politica etica e lo stato etico.
Mamma mia!