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Wednesday, May 16, 2012

La giornata: Monti promosso a parole, rimandato nei fatti da Fmi

In Grecia sembra partita la corsa agli sportelli, la Spagna teme il contagio, mentre prosegue il pressing Ue per cercare di convincere i greci che il piano di austerità è il male minore possibile. Sembra che i greci, ormai in balìa dei demagoghi, vogliano la botte piena e la moglie ubriaca: non uscire dall'euro ma rinegoziare il piano di salvataggio. Non sono vittime di nessuno, non gli si chiede di eleggere un governo che piace a Bruxelles o a Berlino. Hanno in mano il loro destino, il che non significa però che le libere scelte non abbiano conseguenze anche severe. Ed è dovere dei vertici Ue non minacciare, ma chiarire cos'è in gioco. Democrazia è responsabilità.

Nel duello Merkel-Hollande, alle prime mosse, sembra che si giocherà parecchio sull'ambiguità del termine Eurobond: il presidente francese li evoca, ma quelli che avrebbe posto sul tavolo della cancelliera sono i project-bond, cioè non forme di condivisione del debito ma di finanziamento di opere infrastrutturali, su cui a Berlino sono più disponibili a trattare. Monti intanto si rivolge a Obama per completare l'accerchiamento keynesiano della Merkel che avrà luogo al G8.

In Italia intanto lo stesso presidente del Consiglio che era andato in Asia a dire che la crisi, quella del debito, era ormai «quasi superata», oggi avverte che «siamo ancora nel pieno della fase uno». E ci consola poco sapere che «se la crisi dovesse tracimare, l'Italia ha la coscienza pulita». Che ce ne facciamo della coscienza pulita?

Mentre Monti ed Equitalia sono ancora nel mirino degli anarchici, il premier oggi al Forum della PA ha ringraziato «tutti i dipendenti della pubblica amministrazione che in questa fase di forti tensioni affrontano particolari criticità e persino rischi per la loro incolumità». Se «certa insofferenza è giustificata», chi è chiamato «a funzioni impopolari» merita «rispetto da parte dei cittadini». Peccato non ci sia stato un altrettanto forte richiamo al rispetto dei cittadini da parte dei funzionari, ma pazienza.

Domani su tutti i giornali le conclusioni della missione del Fmi in Italia verranno annunciate con squilli di tromba, un trionfo per Monti. L'Italia «è sulla strada giusta e ha fatto progressi notevoli negli ultimi sei mesi», addirittura un «modello» nell'Ue, è il giudizio complessivo espresso da Reza Moghadam, direttore del Dipartimento europeo del Fmi, con Monti al suo fianco. I «semi della crescita» sono stati già piantati, rivendica il professore, e da sole le riforme porteranno 6 punti di Pil nei prossimi 5-7 anni. In realtà, cercando di andare oltre l'incoraggiamento e il supporto cordiale del Fondo al governo Monti, che appare senza alternative, sono più le ombre che le luci.

Nella relazione, oltre a confermare un calo del Pil nel 2012 del 2%, ben più delle previsioni governative, si evidenziano i molti fronti su cui si è avviato qualcosa ma non si è concluso ancora niente, e quelli in cui si è fatto addirittura l'opposto. Tra le altre cose, bocciati i tempi della separazione Snam-Eni, nulla sugli ordini professionali, punto interrogativo sulla riforma del lavoro, ma soprattutto il Fmi ricorda che il consolidamento dei conti va perseguito tagliando la spesa e abbassando le tasse, l'esatto contrario di quanto fatto finora da Monti, e che l'evasione fiscale si combatte tagliando le aliquote: «Più sono elevate le aliquote più aumenta l'evasione, c'è bisogno di un riequilibrio. I tagli delle tasse ridurranno l'evasione fiscale».

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