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Friday, January 29, 2010

Io sto ancora con Blair

«Qui non si parla di una menzogna o di una cospirazione o di un inganno. E' una decisione. E la decisione che dovetti prendere era: data la storia di Saddam, dato il suo uso di armi chimiche, dato i milioni di morti che aveva già causato, dati i 10 anni di violazioni di risoluzioni Onu, possiamo prenderci il rischio di lasciare che quest'uomo ricostituisca i suoi programmi di armamenti, o è un rischio che sarebbe irresponsabile prendersi?»
Tony Blair si difende dinanzi alla commissione d'inchiesta Chilcot sulla guerra in Iraq con il rigore morale e la limpidezza cui ci ha abituati durante i suoi anni a Downing Street. Spiega le ragioni e il contesto che portarono a decidere per la rimozione con la forza di Saddam. Si può condividere o meno quella scelta, ma parlare di inganni o accordi segreti è ingenuo e infantile. Si può essere a favore o contro l'intervento, ma le carte sono tutte sul tavolo. Non si può far finta di ignorarle.

Blair spiega l'ovvio, cioè che «fino all'11 settembre pensavamo che Saddam Hussein fosse un rischio e facemmo del nostro meglio per contenere quel rischio». Ma che dopo gli attentati «questa percezione da parte degli Usa e della Gran Bretagna cambiò drammaticamente». «Non ho mai considerato l'11 settembre un attacco contro gli Usa, ma contro di noi». Eppure, ricorda Blair, «sebbene l'atteggiamento mentale americano fosse cambiato in modo drammatico dopo l'11 settembre, e francamente anche il mio, quando ho parlato con altri leader, soprattutto in Europa, non ho avuto la stessa impressione». Già, lo ricordiamo bene anche noi.

Tutti i servizi segreti occidentali credevano che Saddam nascondesse armi di distruzione di massa e lo stesso dittatore iracheno faceva di tutto per lasciare intendere ai Paesi della regione e agli occidentali di possederne. «Francamente, credevo oltre ogni dubbio che Saddam Hussein avesse armi di distruzione di massa. Per le prove che avevo all'epoca, era ragionevole per me ritenere che questa fosse una minaccia significativa». Riguardo al tempo stimato in 45 minuti in cui avrebbe potuto usarle, che tanto clamore fece all'epoca, l'ex premier ricorda di averne fatto cenno in un suo intervento ai Comuni nel settembre 2002, «ma senza troppa enfasi» e riferendosi «all'uso interno sui campi di battaglia», e non internazionale.

Un'altra accusa mossa a Blair è quella di aver siglato con Bush un accordo «segreto» per l'attacco militare già nell'aprile 2002. Una banalità. Non ci voleva un genio, infatti, per capire che se si fosse reso necessario, la Gran Bretagna sarebbe stata al fianco degli Stati Uniti e Blair non aveva alcuna necessità di siglare mesi prima un patto in questo senso. «Quello che io dicevo, e non lo dicevo in privato, lo dicevo in pubblico - rivendica infatti Blair - era: "Saremo con voi per fronteggiare e risolvere questa minaccia», ma «il modo di procedere in questa vicenda era aperto a dibattito». L'opzione di rimuovere Saddam «è sempre stata presente dopo l'11 settembre. Le opzioni erano semplici: c'era la possibilità di adottare sanzioni efficaci, inviare ispezioni, o in alternativa rimuovere Saddam». E «dissi al presidente Bush che la Gran Bretagna avrebbe affrontato insieme agli Usa la minaccia posta da Saddam Hussein, con le sanzioni, con le ispezioni, e se si fosse arrivati a quello, con la forza militare».

Anche se Saddam non c'entrava niente con al Qaeda e con l'11 settembre, quelle stragi fecero crescere la paura che armi di distruzione di massa potessero essere usate contro l'Occidente. «Dopo l'11 settembre, se tu eri un regime che aveva a che fare con le armi di distruzione di massa, dovevamo fermarti: questa era l'idea della Gran Bretagna, non degli Usa», ha rivendicato Blair.

3 comments:

Anonymous said...

E' un problema delle società democratiche quello di lasciare troppa libertà ai contestatori, io sto con Blair, sempre! Ciao

Vincenzo

Cachorro Quente said...

Praticamente: anche se non c'entrava assolutamente nulla, dopo l'11 settembre erano tutti isterici e Saddam Hussein da soggetto da vigilare diventava una minaccia incombente. L'importante è capirsi, eh.

"Francamente, credevo oltre ogni dubbio che Saddam Hussein avesse armi di distruzione di massa. Per le prove che avevo all'epoca, era ragionevole per me ritenere che questa fosse una minaccia significativa"

"Prove"?!? "Oltre ogni dubbio"?

Blair è stato un politico e uno statista importante, a cui un errore gravissimo è costato tutto. Come succede nei paesi civili.

Frank Pentangeli said...

Trovo penoso il comportamento della setta fanatica dei Radicali Italiani, che come al solito si attardano in battaglie inutili e a tempo scaduto. Non avendo alcun peso,Pannella cerca di entrare nel libri di storia dalla porta sul retro, al grido di "io l'avevo detto".Blair è uno statista, il guru radicale un petulante e noiosissimo guastatore.