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Monday, April 26, 2010

Generazione Italia propone Cicchitto al posto di Fini

L'ignoranza fa brutti scherzi. Se a questa si somma una certa confusione mentale il rischio è che gli altri ti ridano addosso. Succede che i 'finiani' (o piuttosto i 'bocchiniani') di Generazione Italia, nel tentativo di giustificare l'interventismo politico del presidente della Camera, che sta suscitando obiezioni e perplessità non solo nel Pdl, ma qualcuno dice anche al Quirinale, azzardino un parallelo con il ruolo politico del presidente della Camera dei rappresentanti negli Stati Uniti, carica attualmente ricoperta dalla democratica Nancy Pelosi. Ci si chiede se i continui interventi squisitamente "politici" di Fini, spesso in polemica con Berlusconi, e il suo ruolo - da oggi esplicito - anche di leader di una "minoranza organizzata" nel partito di maggioranza, siano compatibili con quello di garanzia di presidente della Camera. Generazione Italia teorizza di sì, avanzando due argomenti. Uno, «ogni prassi può essere modificata»; due, «dall'altra sponda dell'Atlantico potrebbe arrivare il modello per coniugare - anche in Italia - il ruolo di presidente della Camera con quello di politico impegnato attivamente nel dibattito interno».

In America, si fa notare, «lo Speaker della House è di fatto il capo della maggioranza», «quasi un presidente "capogruppo", il presidente della Camera americana ha un ruolo attivo, propositivo quando non di "spinta" nei confronti dei provvedimenti che arrivano in aula». E' senz'altro così in America. Ammettiamo che "innovare" la nostra prassi repubblicana sia cosa facile, che non si scontri con alcuna previsione costituzionale (che sia "super partes" e di garanzia non è esplicitamente scritto, ma forse lo si può dedurre, tra le altre cose, dal rito delle consultazioni in caso di crisi e possibili elezioni anticipate), e lasciamo per un attimo perdere la facile obiezione per cui, se Fini rivendica un ruolo attivo nella dialettica politica e nella vita dei partiti, allora bisogna interpretare "politicamente" la sua assenza alla manifestazione elettorale a Piazza San Giovanni, a Roma.

Volendo seguire il ragionamento dei giovani 'finian-bocchiniani', se ne deduce non che l'interventismo politico di Fini da presidente della Camera si possa giustificare guardando alla Speaker della House Usa, ma che a Montecitorio un presidente d'aula "alla Pelosi" dovrebbe semmai essere Fabrizio Cicchitto. Fini dovrebbe comunque dimettersi - anzi, a maggior ragione - perché sarebbe singolare che il "capogruppo" della maggioranza in Parlamento fosse il leader di una corrente ultra-minoritaria del suo partito. Sarebbe come chiedere che lo Speaker della Camera Usa fosse espressione della cinquantina di "blue dogs" su oltre 250 deputati Democrat. Nancy Pelosi ha fatto di tutto per aiutare Obama a far passare la riforma sanitaria. Fini farebbe lo stesso con i decreti attuativi del federalismo fiscale o con il ddl intercettazioni? E ammesso e non concesso che Fini voglia esercitare un ruolo di «spinta» dei provvedimenti governativi che arrivano in aula (al momento scommetterei sul contrario), l'opposizione lo accetterebbe solo perché si è smarcato da Berlusconi?

Un po' di vittimismo fa sempre comodo, quindi si cerca di far passare Fini come la voce libera che Berlusconi vorrebbe "zittire". In quanti in questi anni ci hanno campato? Ma non è questo. La questione vera, che si finge di non afferrare, non è che Fini, da presidente della Camera, debba rinunciare ad ogni attività politica o di partito, non è questa in conflitto con la sua carica. Certo che può intervenire e dire la sua nelle direzioni e nei congressi. Il punto è che non deve fare il capocorrente quando parla fuori dal partito, in veste di presidente della Camera, ai convegni o nelle occasioni istituzionali, nelle sue passeggiatine con i cronisti intorno a Montecitorio o in televisione, quando si diverte a fare il "controcanto" al presidente del Consiglio. Non si è mai visto un presidente della Camera che convoca i "suoi" parlamentari e che minaccia di costituire gruppi autonomi in Parlamento in dissenso dal suo partito. Ma ho già esposto in questo post del 21 aprile (qui una versione più estesa per il Velino) le implicazioni costituzionali del caso Fini. Chissà quanto ci metteranno i custodi e i soloni della Costituzione a svegliarsi... visto che non si tratta di Berlusconi.

2 comments:

Anonymous said...

"L'ignoranza fa brutti scherzi."

e tu ne sai qualcosa!

JL

Anonymous said...

Veniamo al dunque.
Domenica Fini ha posto 2 temi di fondamentale importanza,
il federalismo non si fa ad ogni costo
la riforma della giustizia non si fa contro la magistratura.
Esattamente come dicevi tu.
Ma te zitto, ti guardi bene dal dirlo.
Secondo Fini da mesi in qualità di presidente della camera sta tenendo a bada il governo e i continui conflitti istituzionali e tu ci vieni a raccontare che c'è un "conflitto di interessi" col suo ruolo di rappresentante di una corrente interna.
Non ti rendi conto di quanto sia ridicolo questo discorso quando abbiamo un presidente del consiglio con 3 reti televisive? Ma quando fai i paragoni con Obama non ti viene in mente che lui non ha alle spalle un impero mediatico e finanziario?
E allora per favore, lascia stare
ci fai migliore figura