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Wednesday, April 07, 2010

Il "momentum" di Berlusconi: ora o mai più

Quando si parla di riforme bisogna sempre mettere in preventivo una perdita di tempo, nel senso che dati i precedenti non scommetterei un euro che dopo infinite discussioni e polemiche vengano finalmente realizzate. Premesso questo, al di là delle dispute sulla "regia" e della corsa a sedersi al posto migliore del tavolo, quello più "al sole", mi pare che la maggioranza si vada compattando e che si stia delineando una congiunzione astrale quanto mai propizia. Stando alle parole - e ripeto: senza troppo illuderci - piuttosto che il suo solito istrionico protagonismo, della Lega andrebbe a mio avviso registrata e sottolineata l'adesione convinta, nient'affatto scontata, sia ad una forma di presidenzialismo (da associare al federalismo) che ad una riforma della giustizia in senso liberale, con la separazione delle carriere e l'abolizione dell'obbligatorietà dell'azione penale.

Capisco che possa infastidire il Pdl, ma facendo propria una proposta storica della destra (il presidenzalismo) e riconoscendo come necessarie quelle riforme dell'ordinamento giudiziario che stanno da sempre a cuore a Berlusconi, la Lega sta creando i presupposti per una compattezza del centrodestra sulle riforme mai vista prima. Sono consapevole di poter essere smentito dai fatti in poche settimane, se non in pochi giorni, appena per qualche oscuro motivo il volubile vento della politica dovesse cambiare direzione, ma per ora l'ennesima stagione delle riforme sembra partire all'insegna di una straordinaria congiunzione astrale.

Alla "quiete elettorale" dei prossimi tre anni di legislatura si somma, dopo che il presidente della Repubblica Napolitano ha firmato oggi la legge sul legittimo impedimento, un periodo di diciotto mesi di "quiete processuale" per il presidente del Consiglio e i suoi ministri. Il centrodestra dovrà approfittare di questo periodo non solo per "costituzionalizzare" il Lodo Alfano (la sospensione dei processi a carico delle più alte cariche dello Stato per tutta la durata del loro mandato) nel modo indicato dalla Consulta nella sentenza con cui ha bocciato la prima versione dello "scudo". Questo periodo di relativa serenità dovrà servire - non abbassando la guardia sui colpi di coda della crisi economica - a portare a termine il programma di governo e ad avviare e concludere il processo di riforma delle istituzioni, della giustizia e del fisco.

Dal voto di marzo il centrodestra è uscito vincitore e il mandato di Berlusconi rafforzato, mentre il Pd non è ancora riuscito ad imprimere quella «inversione di tendenza» in cui aveva sperato. Tutto ciò rende questa seconda parte di legislatura un momento particolarmente favorevole per avviare una "fase costituente", sperando in una maggiore disponibilità al confronto da parte del principale partito di opposizione. Al di là delle dispute sulla "regia", quindi, come dicevo, sull'agenda delle riforme la maggioranza sembra potersi compattare.

Ciascun leader e ciascuna componente del centrodestra può trovare le motivazioni per remare nella stessa direzione, e cioè verso il buon approdo del processo riformatore. Ciascuno ha in gioco obiettivi strategici, caratterizzanti, il cui raggiungimento potrà rivendicare come un successo di fronte al proprio elettorato al termine della legislatura: Berlusconi la riforma della giustizia e del fisco; la Lega il federalismo e il Senato federale; il presidenzialismo è senz’altro un obiettivo dello stesso Berlusconi e del Pdl, ma in particolare la proposta "storica" in cui possono riconoscersi, e che possono rivendicare come un successo, Fini e gli ex An.

Si apre, dunque, una fase che offre alla maggioranza, ma soprattutto a Berlusconi, un'occasione storica, da non dilapidare, per ammodernare il Paese. E quanto più si profilano condizioni favorevoli, tanto maggiore è la loro responsabilità per il buon esito del processo riformatore. Un motivo in più per esercitare il proprio potere nel modo migliore, guardando alle riforme con prospettiva lungimirante, escludendo miopi personalismi. «Ora o mai più», visto che «con la conquista della conferenza Stato-Regioni governiamo la maggioranza degli italiani e non siamo mai stati così forti», sembra consapevole anche il premier. «Abbiamo il dovere di fare le riforme. E' il mandato degli elettori a darci questa responsabilità». Il che non significa che ora certamente le farà, ma che almeno non ha più alibi per non farle e sarà giudicato su questo.

1 comment:

Cachorro Quente said...

Mi manca un pezzo. Quello cioè in cui qualcuno mi spiega perchè abbiamo un bisogno disperato del presidenzialismo. O perchè sia così urgente (e "liberale") la separazione delle carriere; ora, non entro nel merito, magari è una decisione giusta ma modificherà i tempi della giustizia civile e penale per i cittadini italiani?
Stiamo parlando di riforme che contrastino l'oggettivo declino del paese? A me non sembra.

Sul federalismo meglio non esprimersi fino a che non si vedrà una proposta compiuta (perchè c'è una bella differenza tra responsabilizzare le regioni, sacrosanto, e riallocare le risorse favorendo il nord, che è semplicemente un dazio alla Lega).