«L'Italia è a favore della fine dell'embargo sulle armi alla Cina». Ecco fatta la frittata. Così, ciò che temevamo è accaduto. Prodi ha schierato l'Italia al fianco della Francia di Chirac per la revoca dell'embargo europeo sulle armi alla Cina. «La posizione italiana - ha spiegato Prodi - non è una novità. Da anni si ritiene che quello dell'embargo è un elemento che guarda più al passato che al presente. Vi è un commercio da altri paesi molto copioso e lo sblocco non cambierebbe radicalmente la situazione perché la Cina è diventata autosufficiente, e forse anche di più, in questo settore... I cinesi però la ritengono una discriminazione di cui sono profondamente risentiti e gran parte dei paesi dell'Unione europea riconosce questo elemento come un fatto reale. C'è una posizione per riconsiderare l'embargo». E' una questione che deve essere risolta «il prima possibile, perché non può attendere», ha addirittura aggiunto il premier.
E' interessante notare come Prodi abbia usato gli stessi argomenti, quasi le stesse parole, del presidente francese, che nella sua visita in Cina (ottobre 2004) ebbe a definire l'embargo europeo «di altri tempi» e «non più corrispondente alla realtà delle cose».
Avevamo avvertito che non si trattava di soppesare le parole di Prodi e della Bonino sui diritti umani, perché il vero banco di prova sarebbe stato un altro: le richieste di impegno, sul piano politico e strategico, che le autorità della Repubblica popolare cinese avrebbero rivolto al Governo italiano negli incontri ufficiali a Pechino. Come previsto, il regime cinese ha chiesto a Prodi di pronunciarsi a favore della fine dell'embargo sul commercio di armi, che fu imposto dall'Europa alla Cina dopo il massacro di piazza Tien An Men, nel 1989. Sostegno che il premier cinese Wen Jiabao e il presidente Hu Jintao non mancano di chiedere a ogni capo di Stato e di Governo europeo che si trova a passare per l'Impero celeste.
E' una questione da anni centrale per la Cina nei suoi rapporti con l'Unione Europea e di grande rilevanza strategica. Dunque, l'Italia si è appiattita sulla posizione francese di Chirac, favorevole alla fine dell'embargo, ignorando le preoccupazioni americane e giapponesi.
Va ricordato che è falso quanto sostiene Prodi, cioè che lo sblocco del commercio di armi con l'Europa «non cambierebbe radicalmente la situazione» perché la Cina ha già un commercio copioso da altri paesi. Non si tratta, infatti, di fucili e carri armati, ma di sofisticate tecnologie militari di cui sono in possesso i paesi europei e pochi altri attori internazionali. E va considerato, come ricordava un articolo del Washington Times del febbraio 2005, che la vendita di teconologie militari europee alla Cina sarebbe presa male a Washington e sarebbe una ferita forse letale per la Nato. E' impensabile che gli Stati Uniti possano accettare di vedere le proprie tecnologie militari passare alla Cina via Europa. Sarebbe la morte di ogni progetto di cooperazione Usa-Ue, con perdita di investimenti e posti di lavoro.
«Riprendere a vendere armi alla Cina porrebbe un seria ipoteca sulla cooperazione Usa-Ue in materia di difesa. Se i governi europei cominceranno a condividere con Pechino delicate tecnologie militari, Washington dovrà bloccare alle industrie europee l'accesso a diverse teconologie di difesa, con seri danni per le sorti della Nato».Nell'ipotesi di un futuro conflitto per l'isola Taiwan, l'aviazione cinese potrebbe attaccare le forze militari americane dotata di tecnologie francesi e italiane!
Prodi ha inoltre preso una posizione altrettanto grave, che, associata alla revoca dell'embargo sulle armi, incoraggia il nazionalismo cinese, ombra minacciosa sulla pace regionale in Asia: «La ferma adesione dell'Italia alla politica di una sola Cina» rappresenta di fatto un sostegno alle intenzioni ostili di Pechino nei confronti di Taiwan.
Al di là del rischio di un riarmo incontrollato della Cina, la fine dell'embargo avrebbe un importante significato politico. Segnerebbe, infatti, la fine della condanna da parte dell'Europa nei confronti del regime cinese per quanto avvenuto a Piazza Tien An Men, mentre da allora non c'è stato, in Cina, nessun sensibile miglioramento sul fronte del rispetto dei diritti umani, né la minima condanna del massacro dell'89. Non è ancora noto il numero ufficiale delle vittime e l'evento è stato del tutto rimosso dalle autorità.
Sfortuna ha voluto che l'apertura di Prodi alla revoca dell'embargo è coincisa con un'ulteriore stretta della morsa autoritaria del regime, su più fronti, a riprova che «la modernizzazione di questo paese sfreccia su un binario solo, quello economico, mentre è bloccata sulle libertà politiche e i diritti umani». Come riportato da Federico Rampini su la Repubblica, durante le giornate della visita italiana il Governo di Pechino ha deciso di vietare l'accesso dei giornalisti cinesi alle aule dei tribunali e stabilito che le agenzie stampa straniere non potranno fornire i loro servizi direttamente in Cina, ma dovranno passare attraverso l'agenzia d'informazione di Stato, la Xinhua. Due giornali di Pechino hanno inoltre rivelato che per le Olimpiadi in programma nel 2008 il governo avrebbe intenzione di deportare un milione di immigrati poveri fuori dalle principali città. Sempre durante la visita di Prodi & Co., alcuni cattolici cinesi sono stati aggrediti, rei di opporsi allo sfratto della loro diocesi, e un altro vescovo, monsignor Martino Wu Qinjing, è stato arrestato.
A fronte di questa Cina, Prodi ha ritenuto di offrire una bella carota, schierando l'Italia a favore della revoca dell'embargo europeo sulle armi.
Dunque, la richiesta alle autorità cinesi, formulata sia dalla Bonino che da Prodi, di «accompagnare il processo di crescita spettacolare con aperture sul piano sociale e su quello dei diritti umani individuali» assume i connotati della farsa, della beffa, un insulto all'intelligenza di chi in Cina lotta per la democrazia e i diritti umani e di chi, in Italia, sostiene quegli sforzi.
Poco importa se sia stato «avviato - come ha annunciato Prodi - un dialogo strutturato in materia di diritti umani... strumento prezioso per conferire ulteriore forza alla tutela delle libertà di informazione, di espressione del pensiero e di religione». Poco importa se il premier cinese, Wen Jiabao, si è detto «d'accordo a rafforzare il dialogo su questioni di interesse internazionale e sui problemi dei diritti umani». Tutte parole il cui senso evapora al contatto con la dura realtà.
Purtroppo, come temevamo, la visita della delegazione guidata da Prodi, con centinaia di imprenditori e funzionari al seguito, si è rivelata la solita passerella, come già le visite nel novembre del 2003 di Berlusconi e nel dicembre del 2004 di Fini. E' ormai usuale, in queste occasioni, balbettare flebili appelli al rispetto dei diritti umani mentre si fa man bassa di contratti. Con l'aggravante, in questa occasione, di due pesanti prese di posizione in campo strategico che danno una precisa impronta anti-americana, anti-democratica, filo-dittature alla politica estera italiana.
Un grave danno d'immagine soprattutto per Emma Bonino, paladina dei diritti umani, il cui valore fu reso noto dalle foto che la ritraggono insieme alle donne afghane, quando, nel 1997, da commissaria europea, fu arrestata dal regime talebano. Dopo essere stata "anestetizzata" a dovere, la leader radicale torna in Italia senza aver battuto ciglio all'apertura del premier sulle armi europee alla Cina e, temiamo, in avanzato stato di "normalizzazione" prodiana. Su questo piccolo blog avevamo avvisato per tempo dei pericoli insiti in un ruolo di governo non centrale ma "al seguito" e consigliato di astenersi, preferendo un ruolo di primo piano nell'attività parlamentare.
12 comments:
Numero degli iscritti dimezzato. Normalizzazione ed integrazione legittimata nella oligarchia partitocratica. Voce timidissima sul Telecomgate.
E' ufficiale: il partito radicale non esiste più.
Delusione,
questo governo e, in particolare Prodi, mi sta deludendo...
Marco
elettore di sinistra....
L'Italia vantava delle alleanze fantomatiche con il governo Berlusconi. Prodi non fa altro che rimediare. Togliere l'embargo alla Cina è un atto simbolico di amicizia nei confronti di un impero economico che ci travolgerà se non saremmo capaci di cogliere al volo questa opportunità. Siamo isolati. Tutti hanno partner economici, l'Italia no. L'embargo alla Cina sull'armamento è solo un atto provocatorio americano perchè sappiamo bene che sono capaci a prodursele da sole. L'Italia vuole solo spegnere quelle distensioni inutile per creare allenze utili.
Penso che Prodi sia ora che vada a casa. Non se ne può già più!!!
Sia che parli o che taccia, combina solo dei casini.
Ci fa passare di nuovo per qull'"italietta" che non eravamo più e la gente sembra sorda, cieca e muta.
Sono scandalizzata dalle sue parole, ogni giorno e ogni volta che apre quella sua boccaccia.
Per fortuna dovava essere "la serietà al governo"!!! A casa!!!
Si calcola che Pechino abbia puntato 600 missili su Taiwan e nei mesi scorsi è stata anche approvata una legge che autorizza l'uso della forza, qualora Taipei dichiari la propria indipendenza. Ormai e' questione di pochi anni e la Cina, grazie anche al sostegno politico di personaggi come Prodi e Chirac, si apprestera' a passare dalle parole ai fatti sulla questione Taiwanese. Come al solito i danni provocati dai governanti nostrani saranno rimediati dall'amministrazione americana, la quale peraltro sta gia' cercando di contrastare l'egemonia cinese in Asia con il sostegno anche militare all'India.
Per quanto riguarda la Bonino, penso che ogni ulteriore commento sia superfluo, si vergogni.
Prodi è coerente con la posizione dichiaratamente anti-americana della sua maggioranza, io penso non perchè sia ostaggio dei Diliberto e dei rifondatori, ma perchè ci crede davvero , lui è veramente ostile agli USA , basta vedere tutte le sciocchezze sulla "equivicinanza" arabo-israeliana , ora questa enormità di levare l'embargo di armi alla Cina e di essere fautore - di fatto - dell'annessione di Taiwan, in questa sua posizione ricorda da vicino un altro illustre DC , Andreotti, e diciamoci la verità , ci fanno schifo tutti e due
Il commento anonimo delle 12,01 è stato cancellato perché conteneva insulti gratuiti.
Sono pienamente d'accordo. La questione dei rapporti con la Cina è obiettivamente difficile, ma la posizione del governo Prodi è inaccettabile. Indigesto poi, per antichi ascoltatori di Radioradicale come me, è l'odierno menu di liberismo filoconfindustrale e di appeasement alla cantonese.
Milton
Purtroppo, con l'acqua alla gola (la svolta risale senza dubbio al drammatico Comitato Nazionale del Gennaio 2005, vedasi i link su RR), anche i radicali si sono omologati definitivamente al sistema.
Capezzone ormai si è ritagliato uno spazio di interlocuzione e benevolenza confindustriale.
Emma, già da mesi, tornata dall'autoesilio fallaciano a Il Cairo dava segni di progressivo inquadramento per la sua carriera: ricordate la presa di posizione banale ed "a prescindere" sulla TAV in Val di Susa?
Degli altri deputati radicali, a parte qualche irrilevante dichiarazione di D'Elia e di Turco e qualche frasetta timidissima di Beltrandi... beh, non mi pare che di memorabile ci sia alcunchè.
Pannella, poi,... stendiamo un velo molto pietoso.
Un velo spesso, molto spesso, e pietoso va steso su tutta la politica italiana. Ed ora che non ci sono più neppure voci fuori dal coro....
Una volta Capezzone disse che lo stato dei Radicali rappresentava la cartina di tornasole della situazione del Paese.
Aveva perfettamente ragione...
e che ne pensi della via Rossi-Borrelli per il riassetto Telecom? Fioccano già i primi arresti...
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