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Monday, September 11, 2006

Cosa ci è andato a fare Casini a Teheran?

Stando a quanto da lui raccontato, le cose ad Ahmadinejad deve avergliene dette perbene. Il problema è l'impressione che ha trasmesso, per telefono, a Prodi e D'Alema.

L'impressione di una «doppia faccia» del presidente iraniano. Da una parte l'affermazione di un principio, il diritto alla ricerca sull'energia nucleare, per prepararsi al dopo-petrolio. [Ma ce lo vedete l'Iran che si preoccupa della fine del petrolio, o dell'ambiente?] Dall'altra, la consapevolezza che si deve trattare con il resto del mondo. C'è, secondo Casini, dietro i proclami un desiderio di essere accettati, di non essere accomunati al paladini del terrorismo. Un buon modo sarebbe finirla di essere il primo sponsor del terrorismo. Comunque, questo complesso d'inferiorità davvero non lo vedo.

Spiragli nei quali si puo ancora lavorare? Povero illuso, Casini, e poveri noi.

Presto capiremo se la missione italiana in Libano s'impegnerà a far rispettare la risoluzione 1701 dell'Onu che prevede il disarmo di Hezbollah, o se, come temo D'Alema abbia in mente, servirà solo per migliorare i nostri rapporti con Siria e Iran.

Tutti i dubbi sulla tenuta della nuova collaborazione tra Stati Uniti ed Europa riguardo la crisi libanese e la minaccia iraniana in un articolo di Kissinger oggi su La Stampa:
«Resta da vedere... se l'impegno Onu in Libano può diventare un mezzo per combattere i pericoli di cui sopra o invece un modo per evitare decisioni necessarie. Questo è tanto più vero con i negoziati iraniani in corso. Fin dal collasso dell'Unione Sovietica acuti analisti si sono chiesti se i legami atlantici possono restare saldi senza la presenza di un pericolo percepito come comune. Ora noi sappiamo che siamo al bivio fra l'imperativo di costruire un nuovo ordine mondiale o affrontare una possibile catastrofe globale. Nessuno ce la può fare da solo. È abbastanza per ritrovare un obiettivo condiviso?».
Italia e Francia potrebbero usare la missione per migliorare i rapporti con Siria e Iran, ma Stati Uniti e Israele, di fronte all'impasse sul campo, potrebbero aver cinicamente accettato tregua e missione Unifil contando sul suo fallimento e il conseguente discredito dell'Onu e dell'Europa.

5 comments:

Anonymous said...

"L'affermazione di un principio, il diritto alla ricerca sull'energia nucleare, per prepararsi al dopo-petrolio"

ci siamo, è giunta l'ora di giocare il Jolly Pecoraro, mandiamolo in Iran a parlare del solare...

Ciao Paolo ;

Unknown said...

è andato ad approfondire il suo cognome

Anonymous said...

Pare sia stato convinto da una permanenza gratuita ad un agriturismo iraniano..

Anonymous said...

http://www.opinione.it/pages.php?dir=naz&act=art&id_art=3812&edi=192&dated=12-09-06&aa=2006

JimMomo said...

Ho letto l'articolo interessante e in parte condivisibile. Peccato che non si capisca a chi è rivolto.

Condivido l'idea positiva della diplomazia, anche se oggi poco praticata, ma non l'analisi sulla realtà del regime iraniano.

I due geni autori dell'articolo non hanno ancora capito che coloro cui rimproverano di avere un'idea negativa della diplomazia e una visione etica dei rapporti internazionali in realtà danno semplicemente una lettura diversa dalla loro del regime iraniano e della nbegoziabilità dei suoi obiettivi.

Sulla conferenza di Monaco hanno fatto molta confusione volendo tirare in ballo a sproposito l'idealismo wilsoniano che, ove c'entrasse (e io credo di no), lo è perché completamente travisato dagli attori europei dell'epoca.